Assolti perché “il fatto non sussiste”. Così il giudice Matteo Di Battista ha messo fine ad una vicenda giudiziaria lunga 7 anni, con al centro due chirurghi dell’ospedale “Mazzoni” di Ascoli, Gianluca Guercioni ed Ernesto Basaglia.
E’ di oggi, 2 febbraio, la sentenza che ha rigettato l’accusa di omicidio colposo, a carico dei due professionisti, per la morte di un paziente di origini indiane, Singh Pargat, deceduto a Torrette di Ancona, a ottobre 2016, e dove era stato trasportato dopo un intervento chirurgico per l’asportazione della colecisti in laparoscopia, eseguito ad Ascoli, proprio da Guercioni e Basaglia.
Erano stati i familiari del deceduto, assistiti dall’avvocato Felice Franchi, a voler vedere chiaro su quanto fosse accaduto al loro congiunto, intentando la causa che, nell’estate del 2017, era sfociata nel rinvio a giudizio dei due chirurghi.
La Procura aveva chiesto 8 mesi.
«E’ finito un incubo durato 7 anni», ha commentato il dottor Guercioni, ex primario facente funzione di Chirurgia Generale del “Mazzoni”, assistito dall’avvocato Gianfranco Iadecola, del foro di Teramo, mentre il collega Basaglia si è affidato all’avvocato Riccardo Venturi di Ferrara.
«Noi chirurghi – ha aggiunto il dottor Guercioni – combattiamo tutti i giorni con la morte, per la vita. Ci sono tuttavia le fatalità.
Non dovremmo temere di trovarci in queste situazioni. Per anni e anni sotto processo, e non solo in tribunale. Ben venga quindi la proposta di depenalizzare l’atto medico, in quanto tale, se non si ravvisa il dolo.
Perché una cosa è certa: quando operiamo, lo facciamo con scienza e coscienza».
m.n.g.
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