di Luca Capponi
«Ero arrivata in studio per incidere una sola canzone, poi tutto sarebbe finito lì. Oggi sono a quota 750 e quest’anno festeggio il mio 42esimo anno di carriera. No, non avrei mai immaginato di arrivare fino a qui».
Il brano in questione, quello che ha dato il via a tutto, è uno dei meno noti. Era la sigla del cartone “Bambino Pinocchio”, andato per la prima volta in onda nel 1982. A cantarla, una 17enne bolognese che qualche anno prima, nel 1968, aveva partecipato allo Zecchino d’Oro con la mitica “Il valzer del moscerino“.
«Dopo “Bambino Pinocchio”, invece, mi chiamarono ancora. Arrivarono i Puffi e Memole. Il pubblico iniziò ad affezionarsi alla mia voce, prendendomi letteralmente per mano ed accompagnandomi, senza mai lasciarmi, fino ad ora. Da lì è iniziata la mia carriera».
Cristina D’Avena è un’artista unica nel panorama italiano. La sua voce, infatti, ha la capacità rara di unire le generazioni. Ai suoi concerti si possono trovare bambini in braccio ai propri genitori, di fianco magari ai nonni o agli zii. Tutti a cantare e ballare melodie che sono rimaste nell’immaginario collettivo. E in un momento storico dove tutto è liquido, dove i personaggi si creano e si dissolvono nel giro di una stagione, sembra davvero un miracolo.
Gli scettici, quei pochi, possono provare per credere: giovedì 8 febbraio alle 16, infatti, sarà in concerto ad Ascoli, in Piazza del Popolo, insieme ai Gem Boy. L’occasione è doppiamente propizia, perché l’evento aprirà ufficialmente i festeggiamenti del Carnevale 2024.
«Sarà un concerto che farà divertire ed emozionare, tra canzoni, sketch, scenette e interazione. Ovviamente al centro ci sarà tanta musica riarrangiata da quel gruppo fantastico che sono i Gem Boy», continua Cristina facendo riferimento alla proficua collaborazione con la band emiliana (che va avanti omai dal 2007) e alle sigle più amate dei cartoni animati, da “Occhi di gatto” a “L’incantevole Creamy” passando per “Kiss me Licia” e “Mila e Shiro”.
Longevità artistica e transgenerazionalità, si diceva. Merce difficile da trovare. Più facile, forse, da spiegare.
«Sono rimasta sempre super coerente nonostante spesso mi chiedessero di incidere altro – va avanti -. Io però ho sempre voluto cantare le mie canzoni e questo probabilmente mi ha premiato. Il pubblico si è sentito coccolato e amato, mai tradito. Oggi mi vedono come una di famiglia, forse perché sono rimasta sempre la stessa, passaggio che ritengo sia fondamentale».
Vero. Ma conquistare anche giovani e giovanissimi, storicamente, risulta sempre a dir poco arduo.
«Una delle ultime sigle che ho inciso è quella di “Capitan Tsubasa”, il remake di “Holly e Benji“, e i bambini ne sono innamorati – conferma Cristina -. Così come di “Doraemon” e “Siamo fatti così”, cartoni che vanno puntualmente in onda. Inoltre, penso di essere una persona spontanea e sincera, caratteristiche che i più piccoli apprezzano molto».
A proposito di predilezioni per le sigle, tra le tantissime ce ne dovrà pur essere una che la stessa Cristina preferisce più delle altre, non solo tra i brani da lei incisi.
«Sicuramente “Kiss me Licia” è quella che mi rappresenta meglio e che amo di più, è un personaggio che fa parte di me, sono stata la prima cosplayer italiana – scherza la cantante, ricordando la serie di telefilm per ragazzi trasmessa dal 1986 -. Anche se poi ce ne sono tante altre, da “Sailor Moon” a “Vola mio miny pony”. Tra quelle che non ho inciso io? Ce ne sono due che canto spesso dal vivo divertendomi molto, vale a dire “Dragon Ball” e “Ken il guerriero”»
In casi del genere, dove per molti ascoltatori si fa riferimento ad anni spensierati, il tranello “nostalgia” è sempre in agguato. Soprattutto in tempi amari come quelli odierni.
«Gli ’80 e i ’90 sono stati anni meravigliosi, pazzeschi per certi versi, una svolta per la televisione, per la cultura e per il costume, quindi credo sia inevitabile guardarsi indietro con nostalgia – ricorda la cantante -. Ma è pur vero che bisogna vivere il presente. Per questo penso che tra venti o trent’anni la sigla di Batman continuerà a vivere, così come Lady Oscar e gli altri: il loro cuore deve battere ancora, non solo come un ricordo. È il motivo per cui dal vivo riarrangiamo le canzoni ed introduciamo nuove sonorità. La nostalgia dipende da come la vivi: anziché rimpiangere, meglio rilanciare e guardare al futuro».
Chiusura con la parte musicale meno nota di Cristina, quella relativa ai suoi ascolti di riferimento.
«Non ho un unico genere, ascolto tantissime cose, senza paraocchi – conclude -. Mi piace soprattutto la musica un po’ particolare come la celtica, ad esempio, ed artisti come Enya. Mi spingo fino ai canti gregoriani e all’ambient: sono una sognatrice e tutto questo mi consente di vagare con la mente e, appunto, di sognare. Ma amo molto anche andare in discoteca e ai concerti, adoro, tra gli altri, i Coldplay, Dalla, Jovanotti, Madonna».
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