di Luca Capponi
Quel giorno arrivò al 115esimo posto, arrancando nelle retrovie ad oltre 21 minuti dal primo classificato, il messicano Julio Alberto Perez Cuapio, vincitore davanti a Salvodelli e Frigo. Il pirata era la controfigura di sè stesso, tanto più se si pensa che si trattava di una tappa caratterizzata da salite e pendenze, soprattutto quelle finali dei Monti della Laga, favorevole agli scalatori come lui.
Era il 25 maggio del 2002, e la carovana del Giro d’Italia si cimentò coi 186 chilometri tra Chieti e San Giacomo, in Abruzzo ma con l’arrivo sul colle situato al confine con le Marche ed il Piceno. Motivo per cui molti ascolani erano presenti lungo il percorso e rammentano bene quel pomeriggio. Anche perchè rappresentò una occasione unica per vedere dal vivo Marco Pantani, il grande ciclista che aveva infiammato i tifosi di tutto il mondo, l’ultimo a conseguire la doppietta Giro-Tour nell’anno magico 1998. Proprio nel ’98 l’unico altro (fugace) passaggio in zona, durante la decima tappa in linea Vasto-Macerata, che transitò lungo la riviera picena, tra San Benedetto, Grottammare e Cupra.
Nei giorni in cui cade il ventennale della sua morte, avvenuta il 14 febbraio del 2004 a soli 34 anni, il ricordo va dunque anche a quel momento, tra i meno gloriosi della sua carriera, anzi, forse tra i più brutti. Nonostante il declino sportivo (e umano), cominciato con la maledetta e controversa sospensione dal Giro del 1999, sulla strada c’erano però decine di scritte dedicate proprio a lui. Soprattutto nell’ultimo tratto, quello che da Valle Castellana conduce attraverso la frazione di Cesano, prima di salire alla volta di San Vito e Colle San Giacomo. Era amore, quello tra Pantani e il pubblico, un amore che resisteva (e resiste) a tutto. Anche alle difficoltà, alle crisi più nere. Pantani non era più lui, tanto che chi c’era conserva ancora negli occhi la sua sofferenza lungo i tornanti, che lo costrinse ad arrivare insieme al gruppo dei velocisti, in cui c’erano anche Petacchi e Cipollini, per citarne due.
Il Giro del 2002, vinto poi da Paolo Savoldelli, Pantani non lo terminò, ritirandosi qualche giorno dopo, durante la 16esima tappa Conegliano-Corvara in Badia, tra Veneto e Trentino, sulle montagne che tanto amava. Ci riprovò con determinazione l’anno successivo, quando si piazzò 14esimo in classifica generale nonostante i tanti problemi che, poi, lo condussero alla morte. Da solo, in una stanza d’albergo. Per una ferita che nessuno potrà mai rimarginare.
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