di Pier Paolo Flammini
«L’U.S. Sambenedettese comunica l’esonero dell’allenatore Maurizio Lauro, ringraziandolo per la professionalità dimostrata in questi intensi mesi di lavoro e augurando lui le migliori fortune professionali. Nei prossimi giorni sarà annunciato il suo successore nella panchina rossoblù».
Lo stringato comunicato – come da prassi – che annuncia l’esonero del tecnico della Samb dopo 25 giornate viene diffuso dall’ufficio stampa della società alle 22,25 di una confusa domenica di marzo. Quando ormai sembrava, invece, che la decisione dell’allontanamento del mister ischitano fosse rientrata o, tutt’al più, rimandata alla mattina di lunedì. “A dà passà a nuttata“, dicono proprio dalle parti di Lauro, e questo sembrava il caso perché la notte coi suoi sogni e i suoi riposi spesso aiuta a guardare con più freddezza gli avvenimenti.
Invece la decisione arrivata in tarda serata contiene già degli elementi di riflessione. Dopo l’1-1 contro il Monterotondo e il contemporaneo allungo del Campobasso (0-2 a Tivoli pur tra qualche decisione arbitrale molto discussa come l’incredibile gol annullato ai laziali sullo 0-0), la Samb scivola a -4 a nove giornate dalla fine. A fine gara, per la prima volta, la società ha deciso il silenzio stampa e nel mentre si è tenuto un faccia a faccia tra Lauro, il direttore sportivo De Angelis e il consulente Fanesi. Il presidente Massi è stato l’unico a rilasciare qualche dichiarazione, rimandando le decisioni a De Angelis e Fanesi: «Fra un paio d’ore mi faranno sapere».
Nessuna difesa di facciata all’allenatore, il cui destino sembrava scritto. Senonché dopo le 18,20, orario in cui è terminato il confronto, non è arrivata nessuna comunicazione, anzi, si dava per scontata la permanenza di Lauro alla ripresa degli allenamenti del martedì. Tra le motivazioni, ragionevoli, la difficoltà di cambiare a 9 turni dalla fine e la mancata individuazione di un sostituto in grado di entrare in sintonia con la squadra in così poco tempo.
Se così non è stato, evidentemente, il presidente Massi ha deciso di accelerare i tempi e non aspettare neppure il lunedì mattina. E forse la figura di un sostituto affidabile a questo punto sarebbe già pronta, perché un salto nel buio (notturno) sembrerebbe inopportuno.
Massi dunque che tenta la sterzata, o meglio quella “scossa” nel momento più difficile del campionato. Perché solo una terapia d’urto, in grado di rimettere in carreggiata una Samb ultimamente sì vincente ma sempre con sofferenza (Vastogirardi, Fano, Riccione, oltre al pareggio di Fossombrone e quello odierno), può far sperare di arrivare allo scontro diretto del 14 aprile, terz’ultima di campionato, con la speranza di giocarsi il campionato in quella occasione.
D’altronde sarebbe stata dura per Lauro gestire una settimana con l’incubo dell’esonero in caso di passo falso e con un presidente che non rilascia neppure una parola di sostegno nel momento più difficile, oltre a un’ambiente che oggi ha sonoramente manifestato il suo parere negativo nei confronti del tecnico ex Alessandria.
Va detto che la Samb di Lauro (25 partite, 13 vittorie, ben 10 pareggi e 2 sole sconfitte) ha disputato contro il Real Monterotondo la partita peggiore dell’anno, seppur condita dalla solite dose di sfortuna (e confusione). Battista si è fatto male dopo 8 minuti (per lui stiramento, salterà sicuramente Termoli), e la squadra, all’entrata di Fabbrini con la mascherina in volto, si è come disunita, prendendo il solito gol nell’unica occasione lasciata agli ospiti. Fabbrini ci ha messo un po’ per iniziare a giocare, mentre Senigagliesi ha mostrato problemi fisici che ne hanno limitato fortemente il gioco. Solo nel finale Fabbrini ha preso in mano la squadra, e sono arrivate due ottime occasioni, tra cui il clamoroso palo preso da Tourè a porta vuota.
Ma è stato il centrocampo a soffrire, con Scimia e Tourè in grande difficoltà (saranno sostituiti da Bontà e Cardoni) e un pressing asfissiante su Arrigoni ben pensato da mister Polverini. Nella ripresa, senza splendere, si è partiti bene ma dopo il pari di Pezzola, il migliore in campo, invece dell’arrembaggio c’è stata quasi una resa: per 20 minuti neanche un tiro in porta, i due esterni Fabbrini e Senigagliesi soprattutto incapaci di saltare l’uomo. L’ingresso di Cardoni come centrocampista e poi di Paolini (non male in fase conclusiva) col tentativo di passare a un confuso 4-2-3-1 hanno precluso l’entrata di Pietropaolo, risolutivo a Riccione. Questa la decisione più criticata.
Qui è arrivato il capolinea di Lauro: il finale è stato volenteroso ma caotico, e chiunque subentrerà al tecnico dovrà fare i conti con una situazione fisico-atletica non brillante: Battista infortunato, Fabbrini, Bontà e Paolini senza i 90 minuti, Senigagliesi in pericolosa involuzione. Bisognerà ben valutare a questo punto il portiere Ascioti, classe 2004, acquistato proprio per aprire una finestra under a Pietropaolo, sempre che Ascioti sia ritenuto affidabile.
A quel punto il nuovo allenatore dovrà valutare se continuare con il 4-3-3 oppure arrivare a cambiare modulo, e passare magari al 3-5-2, adattabile al 3-4-1-2, con un centrocampo tutto over oppure con Pietropaolo e Pagliari esterno sinistro.
Ma prima di questo bisognerà rigenerare mentalmente i calciatori, apparsi davvero stanchi fisicamente in molti casi, e selezionarli in base alle capacità fisiche prima di tutto. Quattro punti possono essere tanti o pochi, sicuramente domenica si va a Termoli in casa della terza squadra per rendimento nel girone di ritorno (il Campobasso ospita l’Avezzano).
Nel caso che vada male, l’ambiente dovrà mostrare maturità perché questo è un campionato in cui una società nuova ha fatto esperienza e iniziato a porre basi solide per il futuro (settore giovanile, Ciarrocchi, Samba Village e magari nuovo stadio). Maturità che si misura anche nel non ritenere il campionato finito dopo che, per l’ennesima volta, si racconta di un gol subito nell’unico tiro degli avversari: non può essere solo un caso, ma neppure una giustificazione.
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