Cambiamenti in atto all’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto: arrivano le visite e gli esami urologici, che fino ad ora i pazienti potevano effettuare solo ad Ascoli, e partono i lavori per la nuova Tac, con conseguenti modifiche del servizio, per circa tre mesi.
LA TAC – Nel caso della Tac, si tratta dello smontaggio di uno dei due apparecchi in dotazione al presidio ospedaliero per proseguire con l’istallazione del nuovo, migliore dal punto di vista tecnologico, acquistato con fondi Pnrr.
Cosa cambierà per gli utenti, nei tre mesi di lavoro previsti?
Intanto non verrà annullata nessuna prenotazione.
Il macchinario che resta in funzione, h24, garantirà gli esami per i pazienti che accedono al Pronto Soccorso e per i ricoverati dell’ospedale rivierasco.
Saranno dirottati all’ospedale “Mazzoni” di Ascoli i circa 130 utenti prenotati per la Tac con mezzo di contrasto. In qualche caso isolato, manifestato dal cittadino al momento della chiamata per spostare l’esame, l’Azienda ha organizzato un servizio personalizzato a San Benedetto.
UROLOGIA – Non dovranno invece andare al “Mazzoni” di Ascoli i pazienti che necessitano di una visita o di esami strumentali urologici.
Da martedì 12 marzo, infatti, è attivo il servizio al “Madonna del Soccorso” di San Benedetto, al quale potranno accedere utenti prenotati tramite Cup, pazienti del Pronto Soccorso o ricoverati che, fino ad ora, venivano trasportati ad Ascoli in ambulanza.
La presenza degli urologi, ospedalieri ma anche il dottor Paolo Mengoni specialista della territoriale, sarà garantita inizialmente nei giorni di martedì, mercoledì, venerdì e sabato, la mattina fino alle ore 14-14,30 circa.
Per chi avesse bisogno di ricovero in Urologia, la sede resterà quella di Ascoli.
LA POLEMICA – Sull’argomento, Anna Casini, consigliera regionale del Pd, parla di “propaganda” per un reparto che «di fatto, nell’Ast picena, non esiste in quanto i pazienti sono “appoggiati” a Chirurgia, al “Mazzoni”».
L’attivazione del nuovo servizio a San Benedetto, per la Casini, sarà un «imbuto, determinato appunto dalla mancanza di un reparto dove ricoverare i pazienti che avranno bisogno di essere operati. E la copertura dei turni, senza ulteriori risorse e con l’attuale organico già in sofferenza rispetto ai carichi di lavoro, comporterà uno sforzo immane per il personale, senza aggiungere alcun beneficio ai pazienti».
Infine la consigliera regionale ricorda «il robot per eseguire gli interventi. Che fine ha fatto?».
m.n.g.
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