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Tradizione che non muore mai: lo “Scacciacrocchie”

A TENERLA viva il gruppo di questua "Pozza I Bbè" di Ascoli di Gianpiero Maravalli e l'Associazione Egeria di Marco Pietrzela
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Anche quest’anno nelle campagne del Piceno è rivissuta la tradizione dello “Scacciacrocchie”. Un tempo si teneva l’ultimo giorno di febbraio ed era una sorta di questua che gruppi di bambini e ragazzini urlanti facevano armati di pentolame, coperchi, campanacci e quant’altro per festeggiare la fine del periodo più freddo dell’anno e l’avvicinarsi della primavera.

La scusa era quella di scacciare le “crocchie”, fastidiosi e dannosi animaletti dei campi, facendo per l’appunto un baccano incredibile ma in realtà quello a cui ambivano dai contadini era un dolcetto o un pezzetto di pane e salciccia. Per farlo c’era una specifica formula che veniva immancabilmente recitata.

A Venarotta allo “Scacciacrocchie” partecipavano anche giovani e adulti che poi si ritrovavano a casa di qualcuno o in una cantina per darci dentro con vino e insaccati. Il tutto terminava in tarda ora con solenni sbornie.

Il gruppo di questua “Pozza I Bbé” di Ascoli, capitanato da Gianpiero Maravalli, ha di nuovo riportato in vita questa antica tradizione per le vie di Castignano in collaborazione con Marco Pietrzela, presidente dell’Associazione Egeria, che afferma: «Salvaguardare le proprie radici è fondamentale, perché un albero senza radici è destinato a seccarsi rapidamente o a cadere al primo colpo di vento. Fortunatamente nel nostro territorio siamo ricchi di tradizioni tramandateci dai nostri nonni ed è nostro dovere salvaguardarle».


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