di Pier Paolo Flammini
Straripante. Così è apparso Vittorio Massi nella trasmissione Ritmo di Samb, andata in onda martedì sera su Vera Tv. Il presidente rossoblù si è espresso nel suo stile su svariati temi riguardanti la Samb: ovviamente l’avvicendamento in panchina tra Lauro e Alessandrini, le indagini dell’ufficio inchieste (lunedì è stato ascoltato a Chieti in merito alla partita Chieti-Samb), la rimonta sul Campobasso, il settore giovanile («bisogna ritornare alle tradizioni, ai valori, il mio sogno è far giocare 11 calciatori cresciuti con le giovanili della Samb con noi, in Serie B»). Senza dimenticare la scaramanzia: un tifoso gli regala un cornetto anti-sfortuna ogni partita, e lui ormai non sa più dove metterli. E in più anche una polemica a distanza con Antonini, presidente del Trapani, che nei giorni scorsi ha nominato proprio la Samb.
Ma forse uno dei passaggi essenziali è stato quello in cui Massi ha parlato del suo rapporto con il direttore sportivo Stefano De Angelis e il consulente Max Fanesi, allargando poi il discorso a tutto lo staff che con lui guida la Samb: «Fanesi non lo conoscevo di persona, sapevo chi era e seguivo i suoi interventi in televisione, e lo avevo sentito parlare bene della gestione del Porto d’Ascoli. Al porto mi sono fatto dare il suo numero e ci siamo incontrati. Ci siamo detti tantissime cose, una che mi è rimasta in mente è la sua frase “stiamo perdendo generazioni di tifosi”, e oggi, quando vedo tantissimi bambini e ragazzini allo stadio, capisco che stiamo riuscendo nell’inversione della tendenza».
«Fanesi è venuto a qualche allenamento del Porto d’Ascoli, per capire come eravamo organizzati, poi abbiamo iniziato a pensare come lavorare perché la situazione della Samb di Renzi rischiava di diventare irreversibile. Fanesi mi disse di chiamare De Angelis – ha continuato – Lui veniva da una storia particolare: aveva guidato il Campobasso dalla Serie D alla Serie C ma poi la società molisana non si era iscritta per una questione burocratica, e De Angelis ci era rimasto così male che per un anno era rimasto senza calcio. Quando ci parlai, era così carico di cose da dire, ricordo, e allora gli dissi a mia volta: “Da qui può ripartire la tua carriera magari per altri posti”, anche De Angelis mi rispose: “No, io farò qui a San Benedetto la mia carriera”».
«La cosa bella è che diedi a De Angelis lo stesso budget del Porto d’Ascoli, che non era poco, e lui partì con l’acquisto dei calciatori che creò tanto entusiasmo, e io mi chiedevo come facesse. Poi è arrivato il nome Sambenedettese, e tutto è partito – ha raccontato – Ma l’altro giorno, dopo il pareggio contro il Monterotondo, io sono sceso al primo anello e ho visto De Angelis con le lacrime agli occhi. Tra di noi ci dicevamo abbiamo fatto tanto, e adesso pareggiamo col Monterotondo… Siamo andati verso gli spogliatoi passando per un’entrata laterale, e vedevamo i tifosi al cancello della curva e sulla curva arrabbiati per il risultato. Avevo paura, lo devo dire, non era facile affrontare tutte quelle persone, però dentro di me mi sono detto che se fossi stato tifoso e non presidente anche io sarei stato da quella parte a protestare».
«De Angelis e Fanesi sono due uomini di grande calcio, coerenti, intelligenti e di una competenza unica. De Angelis come Fanesi, come Gigi Traini, come Aldo Mosca, come Gigi Marucci, come Giuseppe Marzetti, punta su San Benedetto, perché San Benedetto ti dà qualcosa, non lo so, sarà l’aria. Se c’è Massi c’è Fanesi e c’è De Angelis: noi abbiamo fatto questa cosa, De Angelis è uno che vive davvero la partita, poi, guardiamo i calciatori che abbiamo. Io sono stato fuori una settimana e sono stato sempre al telefono con loro due, una volta Fanesi e una volta De Angelis».
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