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Le storie di Walter: Di Sabatino, business col cuore

ASCOLI - La storia di una azienda familiare nel senso vero della parola. Evoluzione e innovazione costanti dettati dai ricambi generazionali, mai traumatici, di una dinasty di commercianti arrivata alla sua quinta generazione, senza perdere la propria identità. Raoul Bamonti, il più giovane della dinasty, ne ha raccontato la lunga storia anche nella sua tesi di laurea.  E spiegato come si può fare brillantemente impresa per quasi un secolo e mezzo mantenendo intatta la passione di sempre
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Il negozio Di Sabatino di notte

 

di Walter Luzi

 

La famiglia Di Sabatino ha attraversato oltre un secolo senza perdere mai la rotta, l’anima, e una scommessa. Fedele alla sua identità storica, e alla mentalità aperta, tramandata dai geni, che affida al lavoro fatto con il cuore, centralità assoluta. Sentimenti antichi insomma, più e prima di una managerialità illuminata, sempre al passo con i tempi e sempre vincente, alla base del successo di una dinasty di noti commercianti ascolani arrivata alla sua quinta generazione. Non è facile. Soprattutto di questi tempi. Ma i ricambi generazionali che si sono succeduti negli anni hanno costituito, in questo caso, un ulteriore valore aggiunto, e non un rischio per la sua sopravvivenza, o un  doloroso punto di frattura nella sua crescita. Un lungo cammino iniziato nell’Abruzzo più vicino, Villa Lempa, alla fine del 1800, ma che dalla laboriosità di questa regione ha continuato a trarre anche successivamente ispirazione vitale. Una storia che vogliamo raccontarvi attingendo, qua e là, alla tesi di laurea in Economia conseguita alla Politecnica delle Marche da Raoul Maria Bamonti. Il figlio di Patrizia Di Sabatino. Quinta generazione di Di Sabatino, sempre innamorati del proprio lavoro. Però non è questo il traguardo, dice Raoul citando Einstein, ma solo un punto di partenza. E’ il segreto della famiglia. Guardare oltre.

 

DALLE GASSOSE ALLE STOFFE

Seconda metà del diciannovesimo secolo. A Villa Lempa Romualdo Di Sabatino, commercia con il ghiaccio. E’ uno dei piccoli lussi riservato solo alle famiglie più benestanti, quello di poter tenere in fresco bevande e cibi durante le calde estati. Gli affari vanno bene, ma Romualdo vuole fare di più. Si inventa presto anche un’altra attività, completamente diversa: la produzione di gassose nelle caratteristiche bottigliette di vetro.

 

Il tappo della bottiglia di “Gassosa Di Sabatino”

 

Specificatamente le bottigliette per la gassosa. Va dato merito a Gianni Brandozzi riuscire a documentare questo nuovo business di Romualdo nel libro “Mezzo litro e una gassosa” edito nel 2018. Vi compaiono infatti immagini di bottigliette e relativi tappi d’epoca griffati “Di Sabatino”, provvidenzialmente sopravvissuti fino ai giorni nostri. Quanta vita, e quanta storia, si celano, e si possono  riscoprire, nei mille vecchi oggetti buttati via, ammucchiati sulle bancarelle dei tanti mercatini di antiquariato. Uno dei quattro figli di Romualdo si chiama Fioravante. E’ nato nel 1890 ed ha sentito parlare molto in giro di questo lontanissimo e favoloso nuovo mondo, che sta dall’altra parte dell’Oceano. Ha solo diciassette anni quando si imbarca su uno dei tanti bastimenti carichi di miseria e di speranze per affrontare la lunga traversata oceanica verso l’America. Ci resta pochi anni, ma sufficienti per vedere con i suoi occhi le mille opportunità e i nuovi mercati di un mondo prospero e sconosciuto. E darsi degli obiettivi. Quando rientra ha vent’anni appena, e idee chiare che non conoscono più confini. Da Villa Lempa la sua bancarella di venditore ambulante di tessuti e biancheria per la casa spazia dai mercati abruzzesi dell’interno fino a quello, più vicino e allettante, di Ascoli, sull’altra sponda del Tronto. Uno dei fratelli, Ginesio, fonderà da canto suo, a Teramo, i Magazzini abruzzesi, destinati a conquistarsi mercati e una lusinghiera fama. Con questa regione la famiglia Di Sabatino intreccerà legami indissolubili. Fioravante sposerà infatti Emidia, una Monti. E la sorella Domenica il fratello di lei. Vincenzo Monti. Rampollo di una facoltosa famiglia di commercianti di Pescara, molto conosciuta ed apprezzata in terra abruzzese, sta traghettando l’attività di venditore ambulante al minuto, avviata dal padre Attilio, in una moderna rivendita, all’ingrosso prima e anche al minuto poi, di stoffe e tessuti. Per cominciare. Il nome che portano, Monti, è destinato a farsi conoscere molto presto fuori i confini regionali.

 

IL PRIMO NEGOZIO

Dopo il matrimonio e il trasferimento in Ascoli, Fioravante ed Emidia aprono, in Piazza del Popolo, all’alba degli anni Trenta, il primo negozio Di Sabatino.

 

Fioravante Di Sabatino con la moglie Emidia Monti

 

In assenza, ancora per poco, di burocrazia, non esistono documenti che ne attestino l’anno esatto di inizio dell’attività. Il ruolo di Emidia è determinante, già dotata com’è di un approccio imprenditoriale precocemente acquisito nella sua famiglia di origine. Quasi rivoluzionaria per i tempi inoltre, anche la figura di una donna lavoratrice, emancipata e indipendente, che Fioravante invece non soffre, ben memore della mentalità più aperta conosciuta in terra americana. E’ datata 1939 la prima licenza commerciale della ditta Di Sabatino. Lo stesso 1939 che campeggia su logo aziendale dei giorni nostri. Pierarnaldo, il loro primo figlio, ha quattro anni. Quando consegue il diploma di ragioniere è già in grado di prendere decisioni importanti nell’azienda di famiglia. Lo zio Vincenzo, a Pescara, sta costruendo un mito, con la creazione di un marchio che si farà conoscere a livello nazionale, avviando la produzione industriale di abiti confezionati. La “Monti abiti belli, abiti pronti” della popolare reclame di Carosello. E’ quello, secondo lui, il futuro. Le confezioni di qualità. Il vecchio Fioravante vorrebbe restare invece ancora ben ancorato al mercato tradizionale dei tessuti e della biancheria. Non condivide, ma neppure ostacola, la scelta strategica del figlio. Che si rivelerà, alla lunga, vincente. Una vera e propria svolta epocale per lo sviluppo dell’azienda di famiglia.

 

VIA TRIESTE

La divergenza di vedute fra padre e figlio è marcata, ma non produce strappi. Quando, qualche anno più tardi, all’inizio degli anni Sessanta, la famiglia acquista un intero stabile in Corso Trento e Trieste, nell’allestimento del nuovo, grande punto vendita si trova, di comune accordo, la quadra.

 

Lo storico negozio Di Sabatino in via Trieste negli anni Quaranta

 

Il piano interrato è dedicato alla tradizione, dove Fioravante continua a vendere tessuti e biancheria. Il pianterreno all’innovazione voluta da Pierarnaldo, con l’abbigliamento. Inizialmente per l’uomo, ma, successivamente, anche per la donna con il marchio Marilet varato in Monti Confezioni dalla zia, Domenica Di Sabatino. Con l’impulso dato da Pierarnaldo, validamente assistito dal fratello Bruno, di undici anni più giovane, l’azienda si espande con l’apertura di altri negozi, a San Benedetto del Tronto e a Fermo. “Di Sabatino, eleganza a puntino” recita uno degli slogan pubblicitari più famosi della ditta. Chi vuole vestire bene, essere elegante, in occasione di una cerimonia magari, compra da Di Sabatino. E’ un trentennio d’oro.

 

Pubblicità Di Sabatino allo stadio Del Duca di Ascoli

 

Pierarnaldo e Bruno Di Sabatino

 

Le strade dei due fratelli si separano negli anni Novanta. In azienda ora hanno cominciato a farsi valere i tre figli di Pierarnaldo: Lello, Patrizia e Marco. Si tratta di un altro passaggio generazionale determinante.

 

Patrizia, Lello e Marco Di Sabatino negli anni Ottanta

 

Aumentano gli investimenti, si ristrutturano i punti vendita. Se ne aprono, ad Ascoli e San Benedetto, di nuovi. Capi di abbigliamento per uomo e donna. Belli, eleganti, per le cerimonie e per i giorni importanti, come da tradizione. Ma si introducono anche nuovi prodotti, considerando la costante evoluzione dei costumi e delle richieste, e perseguendo sempre lo sviluppo di nuovi segmenti di mercato. Come lo sportswear. E instaurando sinergie con nuovi brand, come, Max Mara, Pal Zileri, Armani, Versace, Missoni, Blumarine, Kenzo fra i tanti altri. Pierarnaldo lascia, progressivamente, sempre più autonomia decisionale nelle mani dei tre figli.

 

Patrizia, Marco e Lello Di Sabatino nel 2004

 

Ne approfitta per dedicare maggiori tempo ed energie ad un progetto già impegnativo di per sé, ma che si rivelerà, strada facendo, un’impresa al limite dell’impossibile, complicata, principalmente, delle lungaggini infinite delle pastoie burocratiche, e ostacolata da farraginosi conflitti di competenze. Il recupero edilizio del complesso Di Sabatino di Via Trieste, nel cuore di Ascoli. Quello che tutti hanno già ribattezzato la piccola Beirut.

 

La piccola Beirut ascolana

 

LA RIQUALIFICAZIONE EDILIZ DELLA BEIRUT ASCOLANA

Nel 2004 la famiglia Di Sabatino apre, sotto il loggiato di Piazza del Popolo a due passi dallo storico Caffè Meletti, un nuovo negozio completamente dedicato alla donna.

 

Pubblicità per l’apertura di “Di Sabatino Donna” in Piazza del Popolo nel 2004

 

In quei locali, fino all’anno prima occupati dallo storico grande magazzino della Standa, Patrizia, per sette anni ne gestirà direttamente, in prima persona, le sorti. Sono quelli gli anni in cui tutti i Di Sabatino sono ormai però concentrati su un unico obiettivo, che in realtà rappresenta un grande sogno. Che come tutti i grandi sogni può anche apparire, talvolta, irraggiungibile. Portare a compimento, finalmente, la ristrutturazione del gigantesco complesso immobiliare che porta il loro nome in via Trieste. Una proprietà fatiscente della famiglia che sta andando letteralmente in pezzi. Le rovine di un agglomerato disordinato di alloggi edificati dell’immediato secondo dopoguerra al quale si stenta, a lungo, a mettere mano principalmente a causa della burocrazia. Pierarnaldo non farà in tempo, morirà nel 2005, a vedere realizzato il suo sogno più grande.

 

I fratelli Di Sabatino con il sindaco Piero Celani e tecnici comunali

 

Mettere fine a quello scempio a cielo aperto, una autentica vergogna per l’immagine della città, con quel grandissimo fabbricato diroccato a cento metri dai portici di Piazza del Popolo. Fatto di rovine, e pareti interne scoperte dai crolli, che si stagliano contro il cielo inquinando la vista dei vicinissimi campanili della basilica di San Francesco. Un pessimo biglietto da visita di deprimente degrado urbano della città nel centralissimo Corso Trento e Trieste, che provoca proteste, polemiche e malumori degli ascolani anche nei confronti dei proprietari. I Di Sabatino appunto. Che non sono, in verità, i responsabili, ma le prime vittime, a loro volta, della burocrazia italica più deleteria.

 

La stampa locale sull’inaugurazione del complesso Di Sabatino ristrutturato

 

Tanti i progetti presentati, e modificati via via negli anni, ai troppi organi competenti, il Comune di Ascoli, la Commissione tecnica speciale per il centro storico e la Sovrintendenza alle Belle Arti di Ancona. Ci vorranno diciotto anni, dal 1978 al 2005, per concertare con tutti i soggetti interessati, vista l’ubicazione del fabbricato, la soluzione che meglio soddisfi tutte le esigenze, tecniche, architettoniche, di ambientazione urbanistica, ed, infine, ma non ultime, di carattere economico a salvaguardia del rapporto costi-benefici. L’indirizzo progettuale, di restauro conservativo prende il via nel 1982, ma presto si arena per conoscere nei decenni successivi una lunga serie di revisioni. Proprio nell’anno della scomparsa di Pierarnaldo i figli Lello, Patrizia e Marco, con l’appoggio del cugino Matteo, riescono a completare l’estenuante iter nella selva di autorizzazioni e nullaosta, e a mettere mano, finalmente, ai lavori di ristrutturazione dello stabile.

 

Le vetrine Di Sabatino e il ristrutturato Palazzo dei Mercanti oggi

 

LE NUOVE FRONTIERE

Durano cinque anni. Con una idea sull’utilizzo del rinnovato complesso che prende corpo strada facendo. Una visione che diventa sfida, che la famiglia si accinge a raccogliere in un settore completamente nuovo. Un’altra coraggiosa scommessa sul futuro. Loro, e della loro città. Nel 2013, dopo la scomparsa di Bruno Di Sabatino, la moglie Rita e i suoi figli escono dalle attività commerciali della famiglia. Lello, Patrizia, che fra camerini di prova e bancone del suo negozio ci ha passato tutta la vita, e Marco, vanno avanti da soli.

 

14 – Lello, Patrizia e Marco Di Sabatino oggi

 

Ancora fra tradizione e innovazione. Un virtuoso doppio binario che vede i piani bassi, terra e sotterraneo, dedicati interamente all’abbigliamento. Mantenendo intatte quelle grandi vetrine di sempre affacciate su via Trieste con il punto vendita donna che vi trasloca da Piazza del Popolo nei nuovi e più ampi locali. Ai piani superiori invece nasce il “Di Sabatino Resort”. Diciannove lussuose suites a tentare di colmare ataviche carenze di strutture ricettive di livello nel cento storico di Ascoli. Ora le proposte diventano globali grazie alla Rete. La nuova formula di soggiorni di alta qualità negli apartment-hotel, offre ambienti living più confortevoli e una vasta gamma di servizi qualificanti come la spa, i massaggi e il car valet. “Palazzo dei mercanti” hanno chiamato i Di Sabatino la loro dimora storica. Accoglienza turistica. Ramo nuovo, sotto la direzione di Matteo, filosofia di sempre. Offrire il meglio. Agli abiti per cerimonie, si aggiungono lo streetwear e gli articoli di lusso. I terremoti del 2016 e 2017, devastanti e tragici per molte zone dell’interno, rallentano ma non scoraggiano il processo di rinnovamento. L’azienda registra un nuovo, importante passaggio generazionale con l’entrata di Piero, il figlio di Lello. Le influenze dei suoi studi milanesi lo ispirano. Apre a nuovi brand emergenti nel settore delle sneakers e potenzia quelli del life-style e dello streetwear. Non solo. Introduce l’azienda di famiglia nel mondo dello shop on line, e dell’e-commerce. Apporti che si riveleranno determinanti, quando, nei primissimi anni Venti di questo secolo, la pandemia mondiale da covid paralizzerà a lungo interi settori commerciali. Innovazioni che comportano continui aggiornamenti a livello di logistica e amministrazione, e moderni adeguamenti del team con l’ingresso di nuove figure professionali come grafici, informatici e fotografi.

Le rivoluzioni hanno contrassegnato, con coraggio e tenacia, la storia e l’evoluzione dei Di Sabatino senza mai snaturarne l’anima. Successioni, cambiamenti, passaggi di consegne generazionali ed innovazioni non hanno mai portato rotture, ma valore aggiunto. Per rimanere sempre, comunque, un passo avanti a tutti gli altri.

 

Raoul Bamonti, il figlio di Patrizia Di Sabatino e Marco Bamonti, autore della tesi di laurea sulla storia della sua famiglia

 

Gli studiosi e i ricercatori del ramo, che spesso scoprono, alla fine, l’acqua calda, hanno chiamato SEW, socioemotional wealth, il concetto che governa le scelte di obiettivi e strategie di una impresa sotto l’aspetto non strettamente finanziario. Un criterio dominante, e ricorrente in ogni tempo, nella vita della famiglia Di Sabatino, che soddisfa prima di tutto, in ogni scelta, i bisogni affettivi, che privilegia la propria identità storica. Significa che il cuore può contare più dei soldi. Che la modernità può non riuscire a cancellare gli insegnamenti degli avi. Significa che sono i gioiosi sacrifici di ogni giorno a costruire i successi. Significa che passione, dedizione e amore per il proprio lavoro possono contare più di ogni piano strategico. Molto di più.

 

SE VI SIETE PERSI “LE STORIE DI WALTER LUZI”…..

 

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