di Pier Paolo Flammini
È il momento dei nervi saldi. Perché sono questi i passaggi in cui le cose, che sono andate male, potrebbero andare peggio. La perdita del campionato, dopo la sconfitta con L’Aquila, è come un dente tolto dopo che ha tanto dondolato: a partire, almeno, dalla vittoria rabbiosa contro l’Avezzano (3-1).
Dentro c’è stato tutto: decisioni arbitrali pazzesche (le ultime, del signor Stefano Striamo di Salerno, hanno di nuovo dell’incredibile, e fanno il pari con quanto avvenuto da dicembre in poi), la gestione di un gruppo complicata nel girone di ritorno con rare certezze sull’undici titolare, un calcio mercato invernale partito in ritardo rispetto alle concorrenti perché – va ricordato – allora la Samb era prima e giustamente non la si è stravolta (cosa accaduta poi però nei fatti), le decisioni tentennanti sull’allenatore, confermato a dicembre e poi esonerato a marzo e richiamato dopo l’interregno di Alessandrini. C’è anche una piazza che è calda, caldissima, e che accende i cuori ma poi, in Serie D, rischia la fibrillazione anche per un pareggio in trasferta, con una pressione che non tutti i calciatori sopportano.
Ci sono stati i flop di Alessandro a inizio stagione (da lui ci si attendeva il salto di qualità dell’attacco) e delle due mezze ali Paolini e Bontà, entrambi, per cause diverse, impossibilitati a dare l’apporto richiesto e necessario al 4-3-3, con la conseguenza che solo Scimia, tra i centrocampisti, è andato in gol (il giovane Touré ha avuto due occasioni clamorose che avrebbero cambiato il corso della fase finale del campionato). C’è stata, infine, l‘involuzione di Tomassini, 11 gol nelle prime 18 giornate, a secco per il resto del girone, relegato al ruolo di riserva anche quando tutti lo immaginavano titolare, come a L’Aquila.
Dicevamo del calciomercato, pensato non per stravolgere ma per puntellare. Bontà appunto per avere una mezzala di inserimento, Senigagliesi come esterno, Fabbrini come jolly da fine gara (e non come un esterno coast to coast). Invece a L’Aquila ben 8/11 della Samb erano diversi rispetto a quelli titolari nella gara di andata, un 2-0 non spettacolare ma che aveva mostrato una differenza tecnica notevole tra le due formazioni. Ascioti, Pietropaolo, Pezzola, Tourè, Bontà, Senigagliesi, Fabbrini, Martiniello: nessuno di loro era in campo all’andata, qualcosa vuol pur dire.
Ma non è il momento di affondare. Qui deve intervenire il presidente Massi, indicando gli obiettivi da raggiungere. C’è da concludere un campionato e poi affrontare al meglio i playoff perché dalle 9 vincitrici degli spareggi dei gironi, negli ultimi anni, in media, una squadra di Serie D viene ripescata in C (in precedenza anche più di una, va detto). Compito difficile, vincere, e difficile poi essere i primi della lista: ma nulla va lasciato intentato.
Perché dopo una stagione comunque appassionante, sarà importante l’uscita di scena di un gruppo che ha le qualità, con gli opportuni aggiustamenti, di recitare un ruolo da protagonisti nell’anno a venire. Si pensi soltanto agli under (ne serviranno tre, non più quattro) che la Samb ha già pronti e formati.
Calma e sangue freddo e non quel “tutti contro tutti” che ha spesso contraddistinto la storia recente della Samb in contesti societari molto difficili. Sarà importante ponderare dunque tutte le scelte per consentire a tutti di crescere: serve strutturare una società nata di corsa, serve rinforzare il settore giovanile, occorre sciogliere il nodo delle strutture sportive (a partire dal “Ciarrocchi”) delle quali a San Benedetto si parla da ennemila anni, e poi, con grande serenità, impostare la prossima stagione partendo da una base ben più solida di quella scorsa.
Qualcuno mi scrive che ha paura della perdita di entusiasmo: tutto è possibile, l’entusiasmo arriva con i risultati ma è anche vero che l’ufficio marketing della Samb la scorsa estate ha dovuto lavorare con la massima fretta mentre stavolta avrà tutto il tempo di pianificare al meglio la propria attività, a partire da una campagna abbonamenti che potrà regalare molte soddisfazioni e sorprese agli scettici.
Ma per ripartire, c’è una sfida, cerchiata in rosso dallo scorso mese di dicembre, ovvero il 14 aprile contro il Campobasso. Sfida che davvero poteva toccare i 10 mila spettatori se fosse servita per il primo posto ma depotenziata notevolmente data la classifica attuale. Bisogna, però, ripartire da qui; trasformare l’incontro in una festa e una ripartenza.
Poi ci sarà tempo per le analisi dettagliate, che non diventino, nella foga dei più, “processi”.
Anche perché, tra i vari problemi che si sollevano nelle ultime ore, emerge una decisione severa della Questura di Ascoli in merito alla capienza dei tifosi in Curva Sud: per i molisani saranno in tutto 1.250 i posti disponibili, molti meno dei 2.590 di capienza effettiva (dati wikipedia). La limitazione arriva non per problemi di agibilità dello stadio ma addirittura per una valutazione dei posti auto disponibili: decisione mai presa negli ultimi decenni a fronte di arrivi cospicui di tifosi ospiti (Pescara, Napoli, Salernitana), il tutto privando la Samb di un incasso sempre utile.
Insomma, tra le tante cose da analizzare c’è anche una capienza dello stadio nei fatti ridotta, è la prima volta che sentiamo questa notizia, per assenza – presunta – di parcheggi.
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