di Elena Minucci
Sono passati tredici anni dalla morte di Melania Rea, la giovane mamma di Somma Vesuviana che viveva a Folignano e di cui si persero le tracce a Colle San Marco tre giorni prima: il 20 aprile del 2011 fu ritrovata senza vita nel bosco delle “Casermette” a Ripe di Civitella, in territorio abruzzese a 10 chilometri da Colle San Marco.
Si era recata sul pianoro della bella località ascolana per una gita fuori porta insieme al marito Salvatore Parolisi, allora Caporal Maggiore dell’ Esercito in servizio presso il 235° Reggimento “Piceno” ad Ascoli, e la figlia Vittoria che all’epoca aveva solo 2 anni.
Una giornata apparentemente normale per tutti gli ascolani che si apprestavano a festeggiare la Pasqua alle porte. Era così anche per Melania. Una giornata che per lei, purtroppo, non sarebbe finita felicemente come era cominciata.
Secondo il racconto del marito, la donna si sarebbe allontanata per andare in bagno, sul Colle San Marco, dirigendosi verso il ristorante “Il Cacciatore” e lasciando la bimba a giocare con il padre. Ma dei tanti testimoni, nessuno l’ha mai vista entrare nel locale.
Il marito lanciò l’allarme: sua moglie Melania era scomparsa. Da quel momento iniziarono le ricerche.
Particolare attenzione venne posta alla strada che da San Marco conduce a San Giacomo, in quanto il segnale del telefono cellulare in possesso della donna aveva agganciato la cella di Civitella del Tronto.
Il 20 aprile 2011 all’ufficio del centralino del 113 di Teramo arrivò una telefonata: la voce di un uomo di mezza età, con accento teramano, parlò del ritrovamento di un cadavere, mentre stava facendo una passeggiata nel bosco delle Casermette a Ripe di Civitella.
Da lì partirono le verifiche. I Carabinieri della Stazione di Civitella del Tronto rinvennero il cadavere di una donna, uccisa con 35 coltellate. Dopo i vari accertamenti, fu confermata l’identità della donna: si trattava di Melania Rea.
Tante le indagini svolte portarono ad un unico colpevole: il marito Salvatore Parolisi, che tutt’oggi si professa innocente. Il 19 luglio 2011 venne arrestato e portato nel carcere di Marino del Tronto. Fu poi condannato a venti anni di reclusione per l’omicidio della moglie. Oggi si trova nel carcere di Bollate.
Una storia che ha segnato per sempre la vita di Vittoria, la bambina che tredici anni fa giocava felice sull’altalena e che si è vista strappare troppo presto la sua mamma.
Oggi è una giovane donna. Vive insieme ai suoi nonni materni e lo zio Michele Rea e nel 2020 ha anche cambiato cognome: si chiama Vittoria Rea.
Parole piene di commozione da parte dello zio di Melania, Gennaro Rea che ha pubblicato sul suo suo profilo Facebook nel giorno del suo ricordo: «18 aprile 2011 – 18 aprile 2024. 13 anni senza di Te, 13 anni di dolore che non potrà mai svanire. Sei sempre nei nostri cuori».
Alla giovane mamma e a tutte le vittime di femminicidio il Comune di Folignano ha dedicato una passeggiata e una panchina rossa a qualche metro di distanza dalla sua abitazione. Perché storie come queste non devono e non possono essere dimenticate.
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