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Sanità, Francesco Acquaroli: «L’atto aziendale? Pensiamo di approvarlo entro l’estate»

SAN BENEDETTO - Il documento reca le prestazioni da finanziare nelle diverse realtà marchigiane. La novità è stata prospettata dal presidente Francesco Acquaroli nell'incontro all'Hotel Calabresi
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Il presidente Francesco Acquaroli con il sottosegretario al Mef Lucia Albano e l’onorevole Elena Leonardi

 

di Giuseppe Di Marco

 

L’atto aziendale con le prestazioni sanitarie da finanziare nelle Marche dovrebbe essere approvato entro l’estate. A dirlo è stato il governo regionale, intervenuto nell’appuntamento del 3 maggio all’Hotel Calabresi.

 

All’incontro hanno partecipato, fra gli altri, il commissario Guido Castelli, la sottosegretaria al Mef Lucia Albano, l’onorevole Elena Leonardi, il capogruppo in consiglio regionale Carlo Ciccioli, il consigliere regionale Andrea Assenti e il coordinatore locale Luigi Cava.

 

Ad aprire è stato Assenti, che ha ricordato quanto fatto dalla Regione Marche negli ultimi anni di Amministrazione: «Dopo aver scalzato la politica dell’ospedale unico ci siamo dotati di un nuovo Piano sociosanitario e abbiamo smontato la concezione dell’Asur unica, promuovendo la realizzazione delle cinque Ast. A San Benedetto puntiamo sul nuovo ospedale». In aggiunta, Ciccioli ha riferito che a fine dicembre sono state approvate le linee guida per la predisposizione degli atti aziendali (delle Ast, nda). Il 30 aprile, quindi, la Regione ha aggiornato le linee guida con modifiche che ei prossimi giorni andranno in giunta. Al termine di questo percorso, ciascun direttore Ast dovrà elaborare e trasmettere l’organizzazione di propria competenza.

 

«Dopo il piano sociosanitario va redatto l’atto aziendale, che destinerà le risorse per le prestazioni da finanziare – ha affermato Acquaroli – Speriamo che venga approvato entro l’estate». Il presidente delle Marche ha offerto un excursus sul percorso seguito dall’inizio del mandato: «Noi, quando ci siamo insediati, abbiamo deciso di riformare la sanità con l’obiettivo di fare chiarezza, perché l’Asur non riusciva ad erogare prestazioni, programmazione e servizi che i territori chiedevano. E qui, nella Provincia di Ascoli c’era e c’è una forte presenza di sanità privata convenzionata, con cui noi non abbiamo nulla in contrario. Il punto, però, è che il committente deve essere pubblico, e il soggetto privato deve rispondere alle esigenze del pubblico. Abbiamo puntato su cinque aziende territoriali con personalità giuridica propria, perché pensiamo che gli ospedali siano strutture per acuti: in essi non bisogna centralizzare tutto».


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