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Chalet tra indennizzi e “Mare Libero”: «Se arriva la Bolkestein i prezzi saliranno alle stelle, come nel Tirreno»

SAN BENEDETTO - Si discute del pagamento del "valore aziendale" ai vecchi concessionari in caso di aste, e intanto c'è chi chiede che tutte le spiagge siano libere. Cosa rispondono tre storici imprenditori balneari sambenedettesi
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Gabriele Del Zompo, Marco Giacomozzi, Corrado Capriotti

 

Ipotesi indennizzi per il valore aziendale da una parte, richiesta degli attivisti di Mare Libero dall’altra, e in mezzo una complicatissima serie di decisioni giuridiche a diversi livelli (dai Tar alla Corte di Giustizia Europea, passando per Consiglio di Stato e Corte Costituzionale), spesso tra loro in contrasto.

 

L’estate 2024, nonostante il clima primaverile faccia fatica a suggerire l’arrivo della stagione più calda, è sicuramente segnata dalla grande incertezza per quanto riguarda le concessioni balneari e quindi le vacanze più amate dagli italiani (7 su 10 le trascorreranno in riva al mare). Merito o colpa, a seconda dei punti di vista, della ormai arcinota “Direttiva Bolkestein“, con la quale nel 2006 l’Unione Europea decise di intervenire per garantire la libertà di spostamento di capitali e lavoratori all’interno del suo territorio. Sulla base di questa direttiva, le concessioni balneari potrebbero “andare all’asta“, ma nel tempo i governi italiani hanno agito con delle proroghe senza disciplinare il comparto, che così vive sull’altolà a seconda delle decisioni dei giudici.

 

A San Benedetto le concessioni esistenti hanno ottenuto la proroga tecnica, già stabilita dal governo Draghi, valida fino al 31 dicembre 2024; vero che alcune ottennero la concessione fino al 2033 (decisione del governo Conte nel 2018; a Grottammare, ad esempio, tutte ottennero la proroga al 2033), ma la questione se questa proroga sia valida o meno è dibattuta (clicca qui).

 

Abbiamo ascoltato alcuni storici concessionari di spiaggia su due temi che stanno emergendo nella discussione politica e collettiva: quello degli indennizzi da pagare ai vecchi concessionari da parte dei subentranti, e quello dell’associazione Mare Libero che chiede invece che le spiagge diventino libere perché i titoli concessori sarebbero scaduti il 31 dicembre 2023.

 

«Gli indenizzi potrebbero essere un freno – afferma Gabriele Del Zompo dello stabilimento “La Scogliera” – Soprattutto nei confronti di chi vuole solo fare speculazione. Tra pagamento al vecchio concessionario, investimenti e periodo ridotto di gestione, sarebbe davvero complicato pensare di entrare in questo settore. Altrimenti solo chi deve riciclare soldi può essere interessato a investire in questa situazione. Ricordiamo che lo Stato ci ha stimolato a investire, ha cambiato gli accordi in corsa, e noi famiglie, per investire, abbiamo dovuto impegnare i nostri appartamenti e non il capitale fermo in concessione: certo, il suolo è pubblico, ma qui parliamo di bar, ristoranti, tubature, allacci fognari, tutto realizzato a nostre spese. Oggi invece si dice di mandare a spasso migliaia di famiglie e piccole imprese, è un esproprio».

 

Sulle richieste di Mare Libero Del Zompo afferma che «ci sono sentenze del Consiglio di Stato che hanno ribadito che siamo i legittimi concessionari fino a che non ci sia un passaggio di gestione. D’altronde, cosa chiedono questi signori? Pensano che se le spiagge fossero tutte libere le cose andrebbero al meglio? Chi garantirà la pulizia, le docce, i servizi igienici, la sicurezza in mare?»

 

Marco Giacomozzi, dello chalet “La Siesta”, ritiene che «il tema degli indennizzi rischia di essere fuorviante, perché bisogna valutare come una famiglia che trae il proprio reddito da questa attività sia costretta a interromperla nonostante, magari, abbia fatto su questo dei progetti di vita. Bisogna preservare il lavoro e non cederlo e l’Europa dovrebbe aver presente che la qualità dell’offerta italiana non ha eguali: una volta accettata la Bolkestein la qualità del servizio andrà per forza a scendere con aggravio di costi per i cittadini. In Spagna non si trovano chioschi, ma cosa c’è? Mare Libero dovrebbe capire che dove c’è un concessionario c’è ordine, pulizia e sicurezza. Lo porterebbero un bambino di due anni o un anziano in spiaggia?»

 

Corrado Capriotti, dello chalet “Rivabella”, commenta: «Sicuramente serve chiarezza e una legge che regolamenti: è in discussione in Parlamento l’abolizione dell’articolo 49 del Codice della Navigazione, che aveva senso quando la concessione era di fatto illimitata, ovvero l’acquisizione gratuita dello Stato al termine della concessione, nel caso in cui il concessionario la abbandonava, ma oggi, con le concessioni a rischio scadenza, è priva di ragione. Ricordiamo che molti hanno investito, sul bene costruito grava una tassa sulla proprietà come l’Imu e siamo accatastati. Quindi l’indennizzo potrebbe garantire la continuità della concessione, ovvero equivalere a una vendita, se valutato al valore di mercato. Ma è prematuro parlarne quando non sappiamo né come né se si faranno le aste».

 

«Mare Libero? – continua Capriotti – Loro non lo dicono ma quando parlano di spiagge non in concessione non parlano dei servizi che offriamo. Nel caso arrivasse davvero la Bolkestein la conseguenza principale sarebbe l’aumento dei prezzi, sia in spiaggia che nei bar e ristoranti: questo perché l’investimento sarebbe comunque a tempo e dunque dovrebbe rientrare al massimo in 20 anni, e l’unico modo per farlo è aumentare i profitti e quindi gli utili. Probabilmente qui in Adriatico avremmo i prezzi tipici della costa tirrenica, una piatto di spaghetti passerà da 10 a 20 euro. Noi infatti abbiamo ammortizzato le spese iniziali e gli investimenti nel corso di decenni, così non sarà per chi arriverà. Non capisco a chi convenga questa cosa».


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