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Da “Flashdance” a “The wind of change”, musica e danza omaggiano la magica decade

ASCOLI - Teatro Ventidio Basso gremito per lo show dell'istituto musicale "Spontini" in tandem con "Koreutica". Spettacolo ed emozioni. Storia e Memoria. Le note che hanno accompagnato gli anni '80 rivivono con gli avvenimenti e i grandi personaggi che lo hanno caratterizzato, da Gorbaciov a Pertini. Quando l'intrattenimento può diventare anche impegno civile
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di Walter Luzi

 

Per favore non chiamatelo saggio di fine anno. Ha avuto ragione la prof Maria Puca. È  troppo riduttivo. Docu80, Storia e Memoria di un fantastico decennio, andato in scena al teatro Ventidio Basso, è stato molto, molto di più. Non era stata, la sua, sopravvalutazione cieca di coordinatrice, ma orgoglioso vanto di insegnante.

Lo spettacolo del Ventidio

 

Perchè l’Istituto “Gaspare Spontini”, come ha ricordato anche l’assessore all’Istruzione Donatella Ferretti nel saluto di apertura a nome del Comune, è una scuola di vita prima che di musica. E dopo questa serata ne siamo ancora più convinti. Una serata che ha saputo divertire, stupire, ma, soprattutto, emozionare. E non parliamo solo degli inevitabili lucciconi di genitori e nonni davanti alle performances delle stelle di casa. Ma di quella, più profonda e sentita, soprattutto con i tempi che corrono, che ha pervaso platea e palchi, fino al loggione, tutti gremiti come succede solo nelle grandi occasioni.

 

Quella emozione che nasce dalle immagini che scorrono sul maxischermo in palcoscenico, dalle note e dai testi di canzoni immortali, dal ricordo di avvenimenti e di personaggi che hanno segnato la Storia, e anche l’anima di tutti noi. Facendoci credere che un mondo migliore fosse possibile, per tutti. Regalandoci, in quegli irripetibili anni Ottanta, oltre a paladini inarrivabili del bene comune, muri che cadevano, e tragedie che univano. Allieve dello Spontini e artisti della Koreutica, ballerine e cantanti, bravi e applauditissimi, hanno dimostrato che lo show può alimentarsi, e arricchirsi, anche di impegno civile. Di conoscenza, di recupero, e di strenua difesa dei valori veri, dei principi inalienabili, oggi più che mai in pericolo. Immagini e note, balli e canti, scritti e suoni, arie classiche e canzoni evergreen.

 

Vanno in scena gli anni Ottanta. L’incubo nucleare di Chernobyl che ci tenne a lungo con il fiato sospeso a scrutare il cielo temendo la nuvola radioattiva che, trasportata dal vento, avrebbe portato anche da noi la morte. Stava in Ucraina quella centrale atomica dove si verificò l’incidente. Alla solidarietà e agli aiuti internazionali di allora verso quel popolo, si contrappone il becero e irresponsabile bellicismo di oggi, quando nulla si sta facendo per evitare una nuova, stavolta definitiva, tragedia nucleare mondiale. Un’epoca la nostra che vede sorgere nuovi muri, e minacciati tutti i diritti. Quarant’anni dopo, le battaglie di Solidarnosc nate nei cantieri navali di Danzica, sono sempre attuali. The wind of change lo stiamo aspettando ancora. Michail Gorbaciov che cambia coraggiosamente il corso della Storia, Madonna che fa scandalo già solo per quel nome sfrontatamente ostentato, e il cubo di Rubik. Il tempo delle mele che non torna più, le Charlie’s Angels e Love boat. Ballerine di ogni età si alternano in ribalta.

 

Il pubblico è caloroso, ma quando arrivano le più piccine l’ovazione diventa da stadio. La tragedia di piazza Tienamnen apre il secondo atto. Le immagini dell’uomo che, da solo in mezzo alla strada tenta di sbarrare il passo alla colonna di carri armati diretti a soffocare nel sangue la rivolta studentesca di Pechino, rappresenta l’eroismo di ogni utopia. Il coraggio estremo di opporsi al pensiero unico dominante, e alla forza che crea il diritto. La scaletta incalzante non prevede cali di ritmo e di tensione emotiva. Nè, tantomeno, provoca sforamenti deleteri dei tempi. I costumi di scena sono stati scelti con cura. Praticamente perfetti. La rivalità fra Lorella Cuccarini ed Heather Parisi tiene ancora banco. Cicale e La notte vola fanno battere il tempo con il piedino anche ai nonni più compassati. Un pregevole medley di successi eseguiti dal superbo trio di sassofonisti precede la Swatch-mania e le suadenti note della Isla bonita. Happy children e The wild boys ci riportano alla mente momenti felici. L’esultanza di Tardelli dopo il gol nella finale mundial contro la Germania ci dà ancora i brividi.

 

Quando le ballerine della prof. Maria Luigia Neroni si scatenano sulle prime note di Flashdance in platea parte la ola. Ma parte anche, spontaneo, l’applauso quando, poco dopo, sul maxischermo appare Sandro Pertini. È questa la magia vera di una serata indimenticabile. Dopo il degnissimo live di What a feeling arriva il presidente partigiano a parlarci di grandi temi, ben più importanti. E nessuno sbuffa. Anzi. Si emoziona anche lo speaker mentre rilegge un passaggio di un suo celebre discorso di fine anno 1983 dedicato ai giovani. Si interrompe, e poi riprende subito fra gli applausi.

 

«…I nostri giovani – disse il presidente Pertini parlando a braccio – sono l’avvenire, la classe dirigente del domani. Fanno bene a scendere in piazza e a chiedere la pace, la libertà, la giustizia sociale. Queste due ultime sono inscindibili. Ma siate anche tolleranti, miei cari giovani. Battetevi con passione per i vostri ideali e per i vostri principi, ma siate disposti a mettere a repentaglio anche la vostra vita pur di garantire al vostro avversario di poter esprimere liberamente la sua idea. Anche se è contraria alla vostra…».

 

Ve lo avevamo detto. Non è stato il solito saggio di fine anno. Ivano Fossati con la sua Musica che gira intorno fa da sottofondo alla passerella finale degli artisti in palcoscenico. Il pubblico continua a spellarsi le mani per applaudire tutti. Al commiato, con tutti gli allievi e i loro insegnanti schierati in ribalta, finisce per emozionarsi anche la Puca: «Questi sono i nostri giovani – dice con la voce rotta – i giovani di una Italia bella, che fanno ben sperare per il futuro».


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