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Ottant’anni dalla Liberazione: l’Anpi sui sentieri della Memoria

ASCOLI - Il folto calendario delle celebrazioni per l'anniversario che celebra la sconfitta del nazifascismo ha vissuto una tappa significativa sul Colle San Marco. Presente anche il sindaco Fioravanti. La necessità di trasmettere ai più giovani gli ideali della Resistenza e di combattere l’indifferenza che sta caratterizzando la nostra epoca 
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Un momento della celebrazione col sindaco Fioravanti

di Walter Luzi

 

Gli studenti e la Storia. La Memoria ha molti sentieri e la sezione provinciale dell’Anpi li percorre tutti nei tanti eventi programmati, dal 10 al 23 giugno, per la solenne celebrazione degli ottant’anni dalla Liberazione della provincia picena dal nazifascismo.

Anche i giovani a San Marco

 

Non solo corone di alloro deposte sulle tante lapidi che ricordando altrettanti martìri, e discorsi ufficiali di circostanza. L’Anpi va oltre. Come sempre. Lega passato, presente e futuro. Generazioni diversissime chiamate, in epoche differenti, alla difesa dei principi sacrosanti su cui si fonda, scritta con il sangue, la nostra Costituzione. Alla salvaguardia degli ideali più nobili, intoccabili e non negoziabili, fondamenta di ogni società davvero civile, di ogni stato di diritto degno di questo nome.

 

Libri e poesie, testimonianze e convegni, e, immancabili, le escursioni nei luoghi simbolo della Resistenza ascolana. Come il “sentiero della memoria” di Colle San Marco. Uno dei tanti in Italia. Luoghi geografici  e luoghi dell’anima immersi nel silenzio dei boschi. Croci a ricordare i sacrifici più estremi in una lotta impàri, in nome della libertà. Di tutti. Anche di quelli, la stragrande maggioranza, che a questo momento di ricordo e riflessione, domenica 16 giugno, hanno preferito le spiagge, o le grigliate sui prati del vicino pianoro.

 

È venuto il sindaco di Ascoli invece, Marco Fioravanti, fresco reduce dal secondo trionfo elettorale in Municipio. Uno che ci mette, davvero, sempre  tanto impegno per essere il sindaco di tutti, pur espressione di una parte politica che, invece, proprio non ce la fa, nemmeno lontanamente, ad apparire, e tanto meno a  dimostrarsi, antifascista. Sono venuti, per l’occasione, anche gli amici delle sezioni Anpi di Teramo e della Val Vibrata. I custodi della Memoria della leggendaria Brigata Maiella del capitano Ettore Bianco. Fra le prime e più attive formazioni partigiane, che arrivarono a combattere i nazifascisti oltre che sulle nostre montagne fra Marche e Abruzzo, fino in Emilia Romagna e nel Veneto.

Rita Forlini

 

C’è anche Leopoldo Saraceni, con le sue ottantaquattro primavere e il suo libro dove ha raccolto centinaia di testimonianze dirette di sopravvissuti abruzzesi alla seconda guerra mondiale. Ma il titolo, “Mai più”, allegramente come ci ritroviamo alle porte della terza, suona oggi come una dolorosa sconfitta, un imperdonabile affronto a quei martiri. C’è la vice presidente dell’Anpi provinciale di Ascoli, Rita Forlini. Il cerimoniere è Stefano Girolami, una vita in Cgil, fra le anime della manifestazione. Ci sono i sindacati pensionati provinciali anche di Cisl e Uil con i loro striscioni, ma anche un gruppetto di giovanissimi della Rete degli studenti medi. Arrivano da Monteprandone e San Benedetto con la bandiera del loro movimento e i fazzoletti dell’Anpi legati al collo. Pochi ma buoni. Felici di esserci. Come tutti i presenti. A nutrirsi di certe emozioni. A tradire, come altri, anche una punta di commozione.

 

È bello che ci sia ancora gente capace di provare sentimenti e di emozionarsi, di vivere passioni senza secondi fini. Ancora capace di indignarsi soprattutto. Di ribellarsi all’inaridimento delle coscienze, all’appiattimento dei cervelli. In questa epoca dove, anche ai più alti livelli istituzionali, tutto si vuole sdoganare, giustificando ogni nefandezza, minimizzando ogni vergogna. Dove, per bassi interessi di parte, e in spregio al bene comune, si difendono a oltranza disonesti e impresentabili, si copre il malaffare e si alimentano guerre e crimini contro l’umanità. Dove, non solo si ostacola l’acquisizione di nuovi diritti futuri, ma si minacciano anche quelli faticosamente conquistati in passato. Con una indifferenza colpevole ci si abitua a vedere, e a lasciar fare, ogni ingiustizia. Una noncuranza che diventa complicità con le scelte sciagurate di certi governanti contemporanei.

 

C’è disperato bisogno di pace. C’è bisogno di capacità. C’è bisogno di onestà. Fra i tanti eroi della Resistenza che si immolarono ottant’anni fa c’era anche l’abruzzese Pietro Benedetti. Era un falegname originario di di Atessa, poi apprezzato ebanista nella capitale. Militante comunista, si impegnò molto nell’attività clandestina antifascista. Arrestato alla fine del ‘43 fu imprigionato in via Tasso e fucilato il 29 aprile ‘44. A poche ore dalla sua esecuzione scrive ai figli.

 

…Amate lo studio e il lavoro. Una vita onesta è il miglior ornamento di chi vive…amate la libertà e ricordate che questo bene deve essere pagato con continui sacrifici, e qualche volta con la vita. Una vita in schiavitù è meglio non viverla. Amate la madrepatria, ma ricordate che la patria vera è il mondo e, ovunque vi sono vostri simili, quelli sono i vostri fratelli… muoio nella certezza che la primavera che tanto io ho atteso brillerà presto anche per voi…”.

 

Ora e sempre Resistenza.

 

 


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