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Tra carenze, recessi e malattie, l’Ast picena conta su medici in pensione e infermieri interinali

ESTATE - Ufficializzato con determina l'affidamento ad un'agenzia privata. Tuonano i sindacati: «Nel recente passato, quando era assolutamente possibile, rifiutate richieste di assegnazioni provvisorie di infermieri che lavorano anche fuori regione, genitori di figli con età inferiore ai 3 anni, come previsto dalla legge»
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di Maria Nerina Galiè

Tra carenze note, recessi e malattie, l’Ast picena conta su medici in pensione e interinali.

Non è più un ipotesi ma una vera scelta dell’Ast Ascoli quella di ricorrere ad infermieri forniti da un’agenzia per fronteggiare l’emergenza estiva, ormai in fase avanzata.

E’ del 28 giugno scorso la determina dirigenziale dove si ufficializza l’affidamento per la somministrazione di lavoro a tempo determinato, dal primo luglio e per massimo 3 mesi (5.100 ore complessive ed un costo stimato pari a 139.230 euro) alla società “Manpower” che in effetti dal 27 giugno (come la “Synergie” per contratti semestrali – leggi qui), cerca tali figure professionali, con offerta valida fino al 3 luglio e per 10 posizioni.

Il carattere d’urgenza della procedura compare nella stessa determina di Ast che ritiene: «opportuno di incaricare la predetta Società, con affidamento diretto, motivato dall’urgenza di garantire il regolare funzionamento dei servizi ospedalieri ed al fine di scongiurare l’interruzione di pubblico servizio».  

Le motivazioni dei vertici della Sanità picena sono pure nero su bianco: «Nonostante la puntuale programmazione delle assunzioni temporanee sono sopraggiunti impedimenti eccezionali e non prevedibili, quali malattie, infortuni e permessi ex lege». Ed ancora: «Si è in attesa della conclusione delle procedure concorsuali e di mobilità attivate  per gli anni 2023-2025 sulla base della programmazione del fabbisogno del personale previsto nel Piao».

 

C’è da dire che in questi giorni la criticità si sta acuendo per il recesso di personale a tempo indeterminato: si tratta di un medico anestesista e di un collega di Medicina d’Urgenza, ma anche  di 3 infermieri, un’ostetrica e una infermiera autista di ambulanza che, potendolo fare, hanno scelto il pensionamento anticipato.

Quindi di provvedimenti l’Ast picena se ne sta prendendo a ruota libera.

Rientrano o continuano il servizio, in particolare nei Pronto Soccorso sia di Ascoli che di San Benedetto e fino a dicembre, i medici in pensione Giorgio De Santis, Vincenzo Mecozzi, Nicola Lombardi, Mario Antonelli, Stenio Amabili, Ettore Pala e Giulio Filipponi.

Al via l’assunzione a tempo indeterminato di 6 infermieri attingendo dalla graduatoria regionale. Forse queste figure professionali non arriveranno subito ma «nel loro contratto di lavoro verrà inserita la clausola di permanenza nella sede di prima destinazione per un periodo non inferiore a 5 anni». 

 

Sugli interinali tuonano i sindacalisti di Cgil, Cisl Nursing, Fials e Ugl Salute. Ribadiscono che «era indispensabile assumere almeno 50 unità infermieristiche, a tempo determinato, per garantire la regolare fruizione delle ferie estive ai dipendenti nonché assicurare la presenza dei sanitari nei due nuovi servizi aperti i primi di giugno. Non ci voleva certo un’elaborazione scientifica per definire quali erano le reali necessità di personale per garantire la funzionalità dei servizi.

L’Ast invece ha sempre sostenuto che il personale era più che sufficiente anche per affrontare il periodo feriale, ma ora, davanti alla scontata realtà dei fatti, l’Azienda si rivolge ad aziende di somministrazione di lavoro.

Nel recente passato, quando era assolutamente possibile, si è rifiutata di accettare le richieste di assegnazioni provvisorie ad Ascoli di infermieri che lavorano, anche fuori regione, genitori di figli con età inferiore ai 3 anni, così come previsto dalla legge, oppure di accettare richieste di comando, sempre di infermieri che prestano la loro attività fuori del nostro territorio.

Alla faccia della nuova politica a tutela della famiglia.

Non abbiamo parole per descrivere tali scelte, come non comprendiamo come mai nessuno assuma una chiara posizione finalizzata ad interrompere il costante declino di tutto il servizio sanitario pubblico nel Piceno».



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