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Studio sulla sepsi,  Medicina d’Urgenza del “Madonna del Soccorso” protagonista al congresso europeo

SAN BENEDETTO - L'equipe guidata dalla dottoressa Giuseppina Petrelli si è  distinta al Simeu di Genova per il lavoro svolto sulla gestione di  529 pazienti da parte di medici e infermieri del reparto. Il primario: «Abbiamo protocolli specifici per riconoscere e trattare precocemente questa patologia che, altrimenti, si caratterizza per una elevata mortalità»
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Il pronto soccorso di San Benedetto

 

Medici e infermieri di Pronto soccorso e Medicina d’urgenza dell’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto, unità operativa di Ast Ascoli diretta da Giuseppina Petrelli, saranno protagonisti al congresso europeo della medicina d’emergenza e urgenza che si terrà a Copenaghen, dal 13 al 16 ottobre 2024.

L’equipe è stata apprezzata e quindi scelta per la discussione e la presentazione nella prestigiosa vetrina europea per lo studio, dal titolo “Correlazione tra sepsi, procalcitonina e emocolture in Pronto soccorso: un’analisi retrospettiva”, proposto al congresso nazionale Simeu che si è svolto a fine maggio a Genova.

 

La dottoressa Giuseppina Petrelli

«L’essere stati invitati al congresso europeo per esporre lo studio – afferma la dottoressa Giuseppina Petrelli – rappresenta un riconoscimento importante alla qualità del nostro lavoro, in particolare quello relativo alla gestione della sepsi da parte degli infermieri e dei medici, a partire dal triage fino al trattamento in sala d’emergenza e in medicina d’urgenza.

Esistono, infatti, nella nostra unità operativa protocolli di gestione sul riconoscimento e sul trattamento precoce di questa patologia che, quando non riconosciuta e non trattata precocemente, si caratterizza per una elevata mortalità.

Con questo studio, condotto su ben 529 pazienti trattati nella nostra unità operativa, abbiamo voluto contribuire all’attuale dibattito della comunità scientifica internazionale incentrato, sia sul valore della procalcitonina come marker efficace nella diagnosi precoce della sepsi, sia sull’importanza dell’esecuzione precoce delle emocolture che permettono di effettuare in tempi brevi una terapia antibiotica mirata.

Nel nostro studio le emocolture positive hanno rappresentato un fattore protettivo rispetto alla mortalità per i pazienti settici».

Il lavoro, effettuato in collaborazione con la scuola di specializzazione in medicina d’emergenza e urgenza dell’Università politecnica delle Marche diretta dal professore Gianluca Moroncini e con il contributo del professore Stefano Necozione dell’Università de L’Aquila per l’elaborazione statistica, ha avuto come obiettivo quello di individuare i parametri clinici, laboratoristici e strumentali rilevati al momento dell’accesso al Pronto Soccorso, correlati alla morte e alla durata della degenza dei pazienti affetti da sospetta sepsi.

 

LO STUDIO – L’analisi statistica è stata condotta su tutti i pazienti, 529 con un’età media di 72 anni, che dall’ 1 gennaio 2023 al 31 dicembre 2023 sono giunti all’unità operativa di Pronto soccorso e medicina d’urgenza dell’ospedale di San Benedetto e che hanno eseguito emocolture per sospetta sepsi.

I risultati hanno documentato un incremento del rischio di morte associato a comorbidità, maggiore età, minore pressione arteriosa, peggioramento dello stato di vigilanza e neurologico (minore Glasgow Coma Scale), e un incremento dei giorni di degenza per sesso maschile e allettamento.

L’emocoltura positiva rappresenta un fattore protettivo per decesso, in quanto permette di somministrare una terapia antibiotica mirata cui il germe responsabile è certamente sensibile, mentre è associata a degenze più lunghe in quanto si tratta di pazienti fragili, anziani e con molte patologie croniche concomitanti.


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