«La Quintana? Non è mai cresciuta sul piano socio-economico e culturale nonostante i 70 anni di vita».
Il parere sferzante è di Giuliano Firmani, figura molto nota in città, ex tecnico di campo della giostra.
«Nonostante sia fra i giochi storici italiani la più spettacolare è storicamente falsa – continua Firmani -. Negli ultimi anni i quintanari anno girato l’Italia dei giochi storici e non possono non aver notato nelle varie città che l’attività storico-culturale ed economica si protrae tutto l’anno; l’ippica, le osterie medievali, le sartorie medievali, i forgiatori delle armi, botteghe artigianali (vasai, ferro battuto, sartorie medioevali, osterie ecc. ) lavorano per 365 giorni».
«In particolare è fiorente la cultura del cavallo dalla quale nasce: galoppatoi, negozi e ovviamente cavalieri locali – prosegue -. Riguardo alla sartoria medievale, per esempio: ma è possibile che un evento di qualche anno fa, con un rappresentante del governo austriaco che dopo aver assistito alla Quintana è venuto a sposarsi nella chiesa di Sant’Angelo Magno con tutti i suoi invitati (dall’Austria) con i costumi del sestiere della Piazzarola, non abbia suggerito idee a qualche quintanaro?»
«Invece, ciò che prolifera nel torneo “cavalleresco” è il peggio della tifoseria calcistica deprimente e inopportuna perfino nei confronti di giovani quasi concittadini – è la conclusione di Firmani -. Altra cosa assurda, i cavalieri dei sestieri raramente sono ascolani. Se fosse per me, come ho sempre sostenuto, i cavalieri dovrebbero essere ascolani e residenti nel sestiere di appartenenza. Tanto, la giostra la vince sempre il primo, un ascolano. Nel periodo che ero tecnico di campo addetto alla tracciatura ho sempre suggerito quanto sostenuto, purtroppo inutilmente»
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