di Lino Manni
Non è la nostalgia canaglia che canta Albano. È la nostalgia del calcio su quel divano rimasto utilizzato da troppo tempo. Da quel nefasto Ascoli-Pisa che ha decretato la retrocessione in serie C. Si riparte e mi accomodo fiducioso.
E’ un Ascoli nuovo, composto da illustri sconosciuti a parte qualche reduce della disastrosa stagione dello scorso campionato. Un Ascoli sulla carta giovane, con le dovute eccezioni come Gagliolo (per esempio) che, dopo un anno di infermeria, è tornato a giocare. Dirige Diop, un arbitro di colore e, a memoria, credo sia la prima volta per l’Ascoli. Cominciano bene i bianconeri. Rischia qualche cosa poi fa gol andando al riposo con il vantaggio. Sono contento come Riccardo Orsolini, in tribuna al Mazza di Ferrara, a tifare la squadra della sua città. Nella ripresa qualche bella giocata e poi il raddoppio. È fatta: una volta si cantava 2-0 tutti a casa. Neanche per sogno.
Su una rimessa laterale c’è stato un liscio in area da fare invidia all’orchestra Casadei e i padroni di casa in sei minuti, grazie anche a “nonno” Antenucci, un ex mai dimenticato che il prossimo 8 settembre soffierà su una torta con 40 candeline, agguantano il pareggio. Alla fine rabbia, rammarico e delusione fanno un cocktail difficile da “scecherare”.
Vabbè siamo all’inizio e tutte le scuse sono valide. C’è chi se la prende con l’allenatore per i cambi effettuati, chi con qualche giocatore che non ha dato tutto, chi contro il patron, chi contro il nuovo ds che ancora non ha completato la rosa: tutto fa brodo. Una bella partita nel calcio d’agosto. Peccato che i punti i palio erano quelli veri, buoni per la classifica.
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