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“Salviamo insieme San Pietro di Cagnano”, residenti e Legambiente dicono no a una nuova cava

ACQUASANTA - Dopo anni di apprensione, il via libera della conferenza di servizi indetta dalla Provincia ha scatenato la reazione di abitanti e associazioni. Presentato alle Procure di Ascoli, Tivoli e Guidonia un esposto per tutelare il territorio da un nuovo impianto altamente impattante sul piano paesaggistico e archeologico
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di Federico Ameli

 

Natura, serenità e un paesaggio incantevole, a due passi dal Parco Nazionale del Gran Sasso e della Laga, in grado di mettere tutti d’accordo. Tutti o quasi, dato che gli interessi economici rischiano di turbare in maniera irrevocabile gli equilibri di San Pietro di Cagnano, piccola frazione di Acquasanta la cui invidiabile quotidianità è da tempo messa a rischio dallo spettro di una nuova cava di travertino, adiacente ad un sito estrattivo già esistente ed ancora operativo.

 

Da qualche anno a questa parte, infatti, i residenti convivono con uno stato di apprensione legato alla volontà di un imprenditore di Tivoli di investire sul territorio e, in particolare, sull’apertura di una cava che di certo valorizzerebbe le risorse e lo spirito di iniziativa di un privato, ma al tempo stesso potrebbe compromettere il futuro di un sito che ha dalla sua un significativo patrimonio naturale e archeologico.

Paolo Prezzavento e Diana Di Loreto di Legambiente sul terreno al centro della polemica

 

Le ultime novità, infatti, riguardano il via libera concesso all’iniziativa imprenditoriale da parte della conferenza di servizi indetta a fine luglio dalla Provincia di Ascoli, che ha dunque approvato il progetto presentato dall’azienda laziale. Una notizia che di certo non ha lasciato indifferenti i residenti di San Pietro, che su iniziativa di Gianfranco Allevi e della sua famiglia hanno sottoscritto una petizione che ad oggi unisce circa 400 adesioni sotto lo slogan “Salviamo insieme San Pietro di Cagnano ad Acquasanta”.

 

L’obiettivo? Evidenziare le possibili incongruenze legate all’apertura di una cava dalle notevoli dimensioni – 100×90 metri, con una profondità di oltre 40 metri – e messe in luce dalla controperizia richiesta dalla famiglia Allevi, a cominciare da un interesse archeologico rilevato in una nota dalla stessa direzione generale della Soprintendenza.

 

«Oggi si calpestano la storia e la memoria acquasantana – spiega l’ex consigliere regionale Umberto Trenta, che ha sposato appieno la causa di San Pietro – La direzione generale della Soprintendenza ha comunicato al Comune di Acquasanta e alla Provincia che, dopo diversi sopralluoghi, è stato possibile verificare che nelle particelle in questione sono presenti numerosi reperti di interesse archeologico.

 

Si prevede che questo nuovo sito avrà un impatto paragonabile a un grattacielo di 15 piani, con conseguenze drammatiche per il paesaggio. Siamo fiduciosi che il buon senso prevalga, altrimenti agiremo per chi ha a cuore questi territori».

Umberto Trenta

 

Un altro punto su cui residenti e sostenitori convergono è il consumo di acqua della nuova cava, che di certo non si sposa al meglio con un territorio alle prese con una crisi idrica senza precedenti. Un territorio che, peraltro, appena due giorni fa ha celebrato l’ottavo anniversario del sisma del 2016, dato da non sottovalutare in quanto, secondo i geologi interpellati dai residenti, la presenza di una cava amplificherebbe le onde sismiche, aumentando così l’impatto delle scosse nell’area di San Pietro.

 

A pagare il prezzo più alto, purtroppo, sarebbe lo stesso paesaggio naturale, a lungo sfruttato da una cava di travertino che, anziché essere potenziata, vedrà sorgere un nuovo sito a pochi metri di distanza, su un terreno incontaminato.

 

Per chi vive ogni giorno quei territori si preannuncia uno scenario decisamente poco incoraggiante, come sostenuto anche dai delegati di Legambiente che da anni seguono da molto vicino la vicenda.

 

«Ci troviamo un luogo dall’importanza paesaggistica notevole, che verrebbe devastata da una cava, attività che a livello di impatto sul territorio non ha eguali – commenta Paolo Prezzavento, vicepresidente del circolo Legambiente Ascoli – Si tratta di una minaccia molto seria per questa area, per cui auspichiamo uno sviluppo turistico basato sulla bellezza di questi luoghi, anziché quello industriale.

Paolo Prezzavento, Diana Di Loreto e il sindaco Sante Stangoni nel settembre 2022

 

Abbiamo sperimentato in prima persona le conseguenze di decenni di abbandono per lo sfruttamento termale del bacino idrico sotterraneo di Acquasanta: ora che le attività sono riprese, il turismo rischia di essere compromesso da questo genere di attività che rovinano il paesaggio e, scavando in profondità come da progetto, rischiano di danneggiare il delicatissimo sistema delle sorgenti termali.

 

Le Amministrazioni, inoltre, non hanno valutato attentamente ciò che era possibile ricavare da uno scavo approfondito che riportasse alla luce evidenze archeologiche importanti. Continueremo a occuparci della vicenda, consapevoli della possibilità che le Amministrazioni riflettano ulteriormente e cambiare idea: non possiamo ipotecare il nostro territorio rovinandolo per sempre».

 

«All’epoca – nel settembre 2022, ndr – dissi al sindaco di Acquasanta che questo territorio aveva già dato – aggiunge Diana Di Loreto, presidente del circolo Legambiente Ascoli – Basta fare una passeggiata per vedere come questa area sia stata già devastata, per cui è necessario salvare il salvabile. Si tratta di una situazione che inciderà in maniera drammatica su più fronti, come nel caso dei camion che transiteranno da queste parti con massi pesantissimi».

 

Per queste ragioni, i residenti di San Pietro si sono rivolti all’avvocato Giovanni Galeota per presentare alla Procura di Ascoli, Tivoli e Guidonia un esposto che avrà il compito di far luce sulla vicenda.

 

«Le estrazioni di travertino nella zona superano già le effettive necessità – sottolinea l’avvocato Galeota – Questo nuovo impianto rappresenta la tracotanza sugli interessi legittimi degli abitanti della zona e di tutti i cittadini che fruiscono di questo territorio e delle sue terme.

 

Dando seguito alle richieste della famiglia Allevi, abbiamo studiato la questione sul piano giuridico e abbiamo scelto di coinvolgere la magistratura competente per contrastare un assurdo disinteresse su una situazione non compatibile con il territorio e con gli interessi che gravitano in questa zona».

 

Nuova cava di travertino a Cagnano: il progetto preoccupa ambientalisti e residenti


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