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Edoardo & Alfonso, una storia d’amicizia

SAN BENEDETTO  - Il profondo legame nato fra due vedovi ultrasettantenni durato diciotto anni e vissuto, durante le estati, interamente in riviera. Allo chalet “Conchiglia”, dove si è parlato di loro con l’autore del racconto che li riguarda, Diego Breviario, figlio di uno dei due protagonisti. Una pubblicazione che offre lo spunto per riflessioni profonde sui sentimenti, e sulle problematiche della terza età
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Alfonso ed Edoardo allo chalet “Conchiglia”

 

di Walter Luzi

 

Certe storie fanno bene al cuore. Storie di persone e sentimenti veri. Storie da “Conchiglia”. E proprio qui, nello storico chalet della signora Rosalba, mentre la spiaggia si va svuotando sotto gli ombrelloni bianchi, una di queste belle storie viene riproposta a una folta platea di frequentatori che ne sono stati testimoni. È la storia di Alfonso ed Edoardo.

 

La conferenza stampa alla Conchiglia

Due amici per caso diventati amici per sempre. Quando ormai pensi di aver vissuto tutto, e dalla vita non ti aspetti più niente. “Alfie & Eddie” titola l’autore, Diego Breviario, che, figlio del secondo protagonista, è, soprattutto emotivamente, coinvolto nel racconto. Ma questa non è la solita presentazione del solito romanzo. Il business editoriale neanche si sospetta. Questa è una storia vera. Raccontarla per averla vissuta da dentro, e condividerla, aiuta tutti a riflettere su tanti temi sempre d’attualità.

 

L’amicizia, e il tramonto della vita. I rapporti tra le persone e la ricerca delle emozioni. La libertà e l’indipendenza. Più apprezzate proprio quando la dipendenza, in ogni senso, si avvicina a grandi passi. Temi che tutti i numerosi presenti, più o meno in là con gli anni, sentono sulla propria pelle. E che uno dei due protagonisti, Alfonso Acquaviva, inaffondabile ultranovantenne evergreen, racconta non senza una punta di malcelata commozione. Perchè Edoardo, il suo amico, conosciuto troppo tardi se ne è andato troppo presto. Lasciandolo solo con i tanti ricordi che questo libriccino di Breviario, nomen omen, ci aiuta a rivivere.

L’autore Diego Breviario

 

È l’analisi di una serenità ritrovata in comune da due pensionati, all’epoca ultrasettantenni, dopo le rispettive vedovanze patite. E le informazioni per viverla al meglio, scoprendo parti delle proprie anime mai esplorate, e riscoprendo innocenti monellerie giovanili ormai sepolte dagli anni. Flash di vita vissuta, per diciotto anni, da due persone completamente diverse, accomunate da un affetto che proprio le rispettive diversità, una volta accettate, hanno aiutato a far crescere. E in una età che vede difettare, a tutti, pazienza e capacità di sopportazione.

 

Edoardo Breviario è uomo del nord. Austero e severo non solo nell’aspetto. Freddo, distaccato, non concede facilmente confidenza ad estranei. Preciso, quasi maniacale, nelle sue cose. Alfonso invece è uomo del sud. Trapiantato presto al nord per lavoro, ma senza minimamente snaturarsi. Faccione sempre sorridente, mix di esuberanza e spirito pratico. Essenziale nel fare, pronto all’agire, ma, soprattutto, sempre aperto al contatto umano. Si conoscono dentro il cimitero dove riposano entrambe le consorti scomparse. La loro solitudine è una preoccupazione in più per i rispettivi figli. Già in ansia, come ogni buon figlio, per il loro incerto futuro, legato, a quel punto, principalmente, alla salute, all’autosufficienza, destinate inevitabilmente a diventare, nel tempo, sempre più precarie. Preoccupazioni che scompaiono di fronte a questa frequentazione sempre più assidua. Fatta di piccole cose. E innocenti piaceri. Buona tavola, e lunghe passeggiate nel parco.

Alfonso Acquaviva

 

Qualche viaggio, per loro ottantenni o giù di lì, ora spensierati, avventuroso. E, soprattutto, le vacanze di ogni estate, dalla nebbiosa e fredda Lombardia, al sole di San Benedetto. I pomeriggi soprattutto, quando rinfresca un po’, e la spiaggia si fa meno chiassosa, passati alla Conchiglia, con gli altri clienti fedelissimi dello chalet. Dove quasi tutti li conoscono ormai, e si fermano a salutarli con calore. Alfonso ed Edoardo.

 

Alfie & Eddie. Un po’ mascotte, un po’ inni alla vita. Con due ombrelloni, perché i propri spazi sono importanti. E poi arrivano sempre figli, parenti, e tanti amici a trovarli, e bisogna farli accomodare per scambiare una chiacchiera. Anche nei negozi del quartiere la coppia di diversamente giovani è conosciutissima. In casa si dividono i compiti. La cucina è il regno di Alfonso, cuoco di consolidata fama, dove regna il consueto caos organizzato. I “mestieri”, come li chiamano loro, sono invece per Edoardo, ordinato, preciso e meticoloso, con approssimazione millimetrica in ogni operazione domestica. Ma la sua rigidità un po’ british va presto “in ammollo”, per dirla con le parole del figlio, nella debordante, mediterranea, umanità di Alfonso.

Diego e Alfonso

 

Il loro benessere spirituale si riflette anche in quello fisico. Si prendono, spontaneamente, cura l’uno dell’altro. Una mutua assistenza discreta ma vigile, puntuale. Una preoccupazione reciproca. Sincera. Disinteressata. Pronta al sacrificio, se e quando è necessario. Non perché imposto dagli articoli del codice civile, ma, più semplicemente, perché dettato dalle leggi eterne e inviolabili del cuore. Lo status migliore di cui si possa godere.

 

La fortuna più grande, quella di poter vivere serenamente i pochi anni che ti restano. Una fortuna rara. La felice alternativa a Rsa e a badanti dell’est. Quando figli e nipoti non hanno, davvero, il tempo, la possibilità, e troppo spesso anche la voglia, di occuparsi degli anziani genitori. Alfie & Eddie avevano combattuto insieme, nella loro Bergamo, prima linea della pandemia, l’ultima battaglia contro il covid che li aveva tenuti a lungo assediati e isolati in casa. Edoardo se ne è andato all’improvviso, quando il peggio sembrava ormai alle spalle, e ci si stava già preparando ad un’altra estate a San Benedetto. Alfonso ha sofferto un dolore forte, muto come quelli più grandi, ma che non ha mai lasciato spazio allo scoramento. Il tesoro del grande amico, incontrato per caso in un cimitero, continua a portarselo dentro.

La copertina del libro

 

Il libriccino di Diego Breviario, stroncato sulle prime da critiche ingenerose, ha poi finito con il vincere anche un premio letterario internazionale. Mai disperare nella vita. “Le nostre vite valgono tutte” chiosa ammonendo i più giovani. Senza il bisogno di surrogati. Di like e followers sui social. Di “amici” che si fa presto a collezionare, e, ancor prima, a farci odiare. Amico vero è solo chi cammina accanto a te tenendoti per mano. Ad ogni età.

 


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