di Giulia Civita
Nell’agosto del 1955 riparte la Quintana moderna grazie ad un gruppo di ascolani. Per il sestiere di Porta Romana, Umberto Palma che era un dirigente dell’Elettrocarbonium, il capitano Nazzareno Peci, il professor Alberto Costantini, il capo degli sbandieratori Danilo Ciampini, che fra tante difficoltà riuscirono a riproporla anche negli anni successivi finanziandola anche con denaro proprio.
Nella prima edizione parteciparono quattro cavalieri (bisogna ricordare che i sestieri partecipanti furono solo quattro e non sei come avviene oggi): Carmine Bettini per il sestiere di Sant’Emidio; Luigi Civita, soprannominato “Diavelitte” per Porta Romana; Secondo Nepi, detto “Steppo lu Rusce”, per Porta Solestà; Giovanni Castelli, popolarmente “Mengo” per Porta Tufilla. Tutti ascolani e orgogliosi di rappresentare il proprio sestiere in una gara che vide vincitore Castelli, in sella a Dora.
L’anno successivo nel 1956 Luigi Civita “Lu Diavelitte” cavaliere di Porta Romana che cavalcava fin da piccolo, da quando aveva nove anni, e come fantino partecipava a tutte le corse che si tenevano in provincia, prese il cavallo in zona da “Remigiuole” (Remigio) a San Giacomo che conosceva da tempo perché s’incontravano alle fiere e sapeva che aveva buoni contatti nelle campagne romane.
E Remigiuole aiutò Civita a trovare una bella cavalla, “Farfalla”. Però c’era un problema; il problema era che aveva partorito da poco e stava ancora allattando la puledrina che Remigiuole aveva intenzione di vendere alla Fiera di Sant’Emidio. Fu così che il Sestiere di Porta Romana prese a suo carico “Farfalla” e sua figlia che furono sistemate nella stalla di Gigetto Civita (nel passetto dinanzi al vecchio Supercinema) una decina di giorni prima della Quintana.
Civita voleva riscattare la prova dell’anno precedente. “Farfalla” era una gran bella cavalla, molto veloce, ma sulla sua strada c’era “Il Cavaliere Nero” di Porta Maggiore. Nel volume edito dall’Ente Quintana in occasione dell’VIII convegno sui giochi storici – Quaderno n°13 – si legge:
«Nel 1956 Porta Maggiore ingaggiò Ernesto Maltempi, il leggendario Cavaliere Nero, per intimorire i rivali indossò un costume ed una mascherina neri. Era in sella ad un velocissimo destriero ma arrivò secondo. In realtà il Cavaliere Nero era Claudio Ticchiarelli che si sostituì ad Ernesto Maltempi. Avvolto nel suo mistero, non si fece mai vedere in volto perché indossava il sacco della Confraternita della Morte che lasciava scoperti solo gli occhi. Si sapeva solo che veniva da Roma dove praticava il Polo ed aveva un cavallo velocissimo. Civita era in pensiero e temeva questo cavaliere ma cavalcando Farfalla vinse. Ma fu anche l’ultimo anno di Farfalla perché ci fu uno screzio con il proprietario che voleva una lettera di ringraziamento per aver concesso la strepitosa cavalla e questa lettera gli fu rifiutata con la frase: “Si, adesso ci vuole anche la lettera di ringraziamento! E chi è Ribot?”»
Così nell’anno 1957 Luigi gareggiò con “Linuccia” la cavalla di un pecoraio locale arrivando secondo. Il comitato del sestiere ed il console Nino Aleandri gli scrivono due lettere che si riportano.
Nelle lettere si evidenzia la vicinanza del comitato e del console al suo cavaliere: “Negli anni venturi, quando le mura della nostra Sede saranno ricche di Palii, sarai il porta colori più brillante della nostra città; sarai sempre di più “Uragano””.
Parole profetiche perché in occasione della XVII Olimpiade a Roma, il 4 settembre 1960, si tenne nell’incomparabile cornice del Circo Massimo un’edizione straordinaria della Quintana, per la quale fu realizzato un palio speciale, destinato a commemorare l’avvenimento.
Fra gli stemmi dei sestieri e dei Comuni partecipanti, Giuseppe Rosati dipinse il tripode olimpico, sormontato dai cinque cerchi, che si leva da un’ara marmorea. In primo piano la Lupa Capitolina, simbolo della città eterna, ricorda il luogo dove si disputarono le gare e Luigi Civita in sella a Zorro si aggiudica il Palio e vince la medaglia d’oro.
La Quintana Moderna che riparte nel 1955 è arrivata ai giorni nostri grazie all’impegno ed allo spirito di appartenenza di tutti i sestieri. Luigi Civita fa parte della storia della Quintana, dell’amore e della passione per i cavalli e per il suo sestiere, insieme ai promotori di allora, in primis il sindaco Serafino Orlini, il console Nino Aleandri, il capo degli sbandieratori Ciampini e Costantini che volevano Ascoli prima città del Piceno e meritano di essere ricordati per il messaggio che tramandano alle nuove generazioni, con valori da recuperare.
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