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Ospedale unico, la Regione accelera
I sindaci prendono tempo

ASCOLI - Alla conferenza dei sindaci dell'Area Vasta il presidente della Regione ha ribadito la linea: «Con il plesso unico ci saranno eccellenza ed innovazione nei servizi». Castelli chiede garanzie sul futuro del Mazzoni
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Luca Ceriscioli e Angelo Flaiani

di Maria Nerina Galiè

«La progettazione dell’ospedale unico è un passaggio faticoso ma è una scelta che restituirà innovazione ed eccellenza dei servizi» ha detto Luca Ceriscioli, presidente della Regione Marche, nella conferenza dei sindaci che si è tenuta il 27 giugno al Piceno Consid di Ascoli. Un tema scottante ed una decisione «imprescindibile, da prendere con o senza la coesione dell’assemblea», presieduta dal primo cittadino di Folignano Angelo Flaiani ed alla quale ha partecipato anche la direttrice dell’area vasta 5 Giulietta Capocasa. «Per la realizzazione del nuovo ospedale del Piceno– ha sentenziato il governatore – la Regione ha scelto, tra le aree proposte dai Comuni, quella che rappresenta la sintesi tra l’applicazione dell’algoritmo e le valutazioni tecniche condotte dagli uffici regionali. Si usano questi indicatori per costruire qualità, soprattutto nella risposta nella medicina per acuti.  Qualora dai sindaci arrivasse una indicazione diversa e condivisa, la Regione sceglierebbe quella. Ridurre la frammentazione è un processo che coinvolge tutta la regione. A Pesaro ha riguardato tre presidi, ad Ancona la fusione tra Inrca e Osimo, su Macerata c’è un processo analogo per Civitanova e Macerata, Fermo ha in costruzione unico ospedale di primo livello in tutta la provincia. Nella area vasta 5 siamo nella situazione ottimale per una struttura ospedaliera unica. Quindici anni fa questa scelta poteva apparire un’intuizione, oggi diventa una necessità anche per rispettare dettati legislativi e un’impostazione sanitaria che ormai valuta e misura la qualità di un servizio. Eliminare doppioni inoltre porta ad accantonare risorse che restano in sanità e ci permettono di qualificare questa spesa implementando le alte specializzazioni».

a sinistra Antonio del Duca

Hanno mostrato condivisione per il piano regionale i sindaci Alessandro Luciani di Spinetoli, Antonio Del Duca di Montedinove e di Offida Valerio Lucciarini, seppure quest’ultimo ha sottolineato l’importanza di dare «la giusta rilevanza ai plessi di Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto». Alvaro Cesaroni, sindaco di Comunanza, ha evidenziato le problematiche relative a zone decentrate che necessitano invece presidi di pronto soccorso. «Va bene che sia Spinetoli o altrove l’ospedale unico – ha spiegato – ma bisogna tener conto che l’infartuato di Comunanza o Montemonaco rischiano di non arrivarci in assenza di un pronto intervento attrezzato sul territorio. L’ospedale di Amandola non c’è più, non ci spetta per legge la sostituzione del medico condotto e nemmeno di un impiegato per il Poliambulatorio. Se il pensionato va a fare il prelievo nel giorno in cui l’unico addetto manca, non potendo pagare il ticket non usufruisce del servizio».
Di altro avviso gli amministratori della costa. Sia Domenico D’Annibali, primo cittadino di Cupra Marittima, che Pasqualino Piunti di San Benedetto del Tronto, hanno obiettato che in estate, ma anche negli altri periodi dell’anno, i maggiori accessi a pronto soccorso, e nosocomio in genere, avvengono nelle zone costiere. «Se la più alta concentrazione di utenti avviene lungo la costa – ha sostenuto D’Annibali – perché dovremmo far spostare tutti altrove? A Cupra poi, con la stagione iniziata, non è partita nemmeno la guardia medica».
«Non mi entusiasmo a parlare di ospedale unico – ha precisato Piunti – e, senza contrappormi ai colleghi, ritengo di aver diritto a risposte circa le esigenze di un bacino d’utenza che nei mesi estivi raddoppia. Non voglio partecipare a questa “corrida”, ma ribadisco che il concetto “una testa, un voto” vada rivisto nell’ottica di dare maggior peso al parere dei sindaci di Comuni più popolosi».

Guido Castelli

Ha chiesto invece un aggiornamento per avere maggiori delucidazioni su come verrà impiegato il presidio di Ascoli Piceno il sindaco Guido Castelli. «Al momento non ci sono le condizione per appoggiare la scelta regionale sulla nuova sede. Cosa dovrei dire ai miei cittadini ed a quelli di Acquasanta, oppure al capogruppo dell’opposizione in consiglio comunale? Che il Mazzoni diventerà una Rsa? Ci state chiedendo una sacrificio enorme – ha sottolineato – senza le dovute certezze. Non sono contrario per pregiudizio o partito preso. Deve però essere inserito nella stesura dell’accordo un piano che chiarisca le sorti dei presidi di Ascoli e San Benedetto. E’ necessario avere il quadro complessivo e far luce dove ora c’è opacità. Prima di dire si al sindaco di Spinetoli voglio la conferma che Balduzzi (la legge che impone il presidio unico di primo livello in aree al di sotto dei 300 mila abitanti) non ci tagli i servizi. Di fatto adesso ci impedisce di avere medicina nucleare, pet, ematologia, cardiologia interventistica e neurologia. Sono cittadino della Regione Marche, ma anche sindaco di un Comune che vede sfilarsi di mano la più grande azienda cittadina. Non posso decidere in tal senso in mancanza delle dovute garanzie. La soluzione trovata per Pesaro e Fano (ospedale unico su due plessi) può darci la soluzione, ma anche rassicurarci sull’equanimità della Regione nel considerare i due territori».


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