facebook rss

Kerjota: «A San Benedetto si deve solo vincere, il cambio modulo ha aiutato noi attaccanti»

SERIE D - L'esterno, protagonista assoluto delle ultime partite, parla delle sue aspettative, dell'ambiente rossoblù, del suo passato, della Vigor, delle differenze tra Clementi e Palladini e di capitan Eusepi
...

Sabah Kerjota, qui contrastato da Raparo della Recanatese – foto US Sambenedettese

 

Desiderato, atteso, e ora eccolo qua: Sabah Kerjota si è liberato dalle difficoltà dell’arrivo a San Benedetto palesate nelle prime tre giornate e si sta dimostrando l’arma in più della formazione di Palladini: tre assist, un gol e l’avvio dell’azione per un quarto gol contro L’Aquila; una serie di conclusioni pericolosissime non concretizzate per un nonnulla a Fossombrone; una rete con un contropiede “coast to coast” contro il Roma City, e tanto altro.

 

«Segnare sotto la Curva Nord è un’emozione unica, mi era capitato anche contro L’Aquila ma sul 4-0 e quindi valeva di meno, contro il Roma City ho segnato l’1-0, quindi più importante. Nelle prime tre giornate abbiamo un po’ faticato perché eravamo tutti nuovi, a parte qualche giocatore più esperto. Servono partire e allenamenti per conoscerci, e nelle ultime tre gare abbiamo fatto bene. Contro l’Atletico Ascoli e contro il Notaresco invece avevamo delle difficoltà, appunto perché non ci conoscevamo, adesso speriamo di fare delle buone prestazioni sempre con la finalità di vincere, altrimenti non serve a niente» ha dichiarato durante la trasmissione “Ritmo di Samb” andata in onda su “Vera Tv“.

 

Secondo Kerjota il cambio di modulo, dall’iniziale 4-3-3 al 4-2-3-1, «ha agevolato gli attaccanti, perché ne siamo uno in più in campo e tornando a rotazione a dare una mano a centrocampo abbiamo poi più forza per attaccare».

 

L’attaccante albanese di Scutari, oggi ventitreenne, ha anche spiegato la sua esperienza in Italia: «A 16 anni sono venuto in Italia perché volevo cambiare Stato e modo di giocare, ho iniziato dall’Eccellenza e poi sono tornato in Promozione a Clitunno, vicino Spoleto, dove abitavo. Poi da lì sono andato all’Ancona, che però poi si è fusa col Matelica, quindi sono stato un anno al Montefano e due anni alla Vigor Senigallia. Sono venuto a San Benedetto perché mi dà una possibilità in più per vincere il campionato, l’unico modo che ho per giocare tra i professionisti (sulla base delle regole della Figc essendo extracomunitario e giocando tra i dilettanti non può essere ceduto a una formazione di B o di C, ma soltanto a una di Serie A con la quale deve però giocare almeno sei mesi, ndr). Qui siamo tutti giocatori forti e si gioca sempre per vincere».

 

Decisivi, per la sua esplosione, i suoi due anni alla Vigor Senigallia, dove si è messo in mostra con 19 gol e 26 assist: «Alla Vigor stavo benissimo, il primo anno eravamo partiti per fare un campionato tranquillo e poi ce lo siamo giocati all’ultima giornata. Senigallia è una bella realtà, porta 2.500 persone allo stadio, però San Benedetto con la D non c’entra nulla. A San Benedetto devi vincere per forza, a Senigallia c’è il vantaggio di avere giocatori che da anni sono insieme. Io non sento la pressione perché sono un tipo freddo, quando entro al “Riviera” e vedo lo stadio pieno ti dà la spinta a dare qualcosa in più. Quando si viene a San Benedetto si sa che qui  l’ambiente è molto carico».

 

«Quando si viene a San Benedetto si sa che qui  l’ambiente è molto carico – continua – su Eusepi posso dire che se non calcia in porta magari è colpa di noi esterni che non lo serviamo a dovere. A lui da un paio di partire non capita di tirare ma è successo anche a me e infatti tutti dicevano che non stavo giocando bene, sono momenti che nel calcio succedono».

 

Inevitabile un paragone tra l’esperienza senigalliese e questo avvio a San Benedetto anche dal punto di vista dei tecnici: «Clementi è un allenatore che ti fa giocare moltissimo e ti fa rischiare tantissimo, imposta l’azione con degli uno-due veloce. Palladini al contrario è più da corsa e contropiede e ti dà le sue idee, e molta più grinta a livello di squadra. A me piace giocare in velocità ma stando due anni con Clementi mi piace anche fare lo scambio veloce e servire assist agli attaccanti».

 

Nei precedenti incroci tra Samb e Vigor Kerjota fu sempre protagonista: «Un anno fa vincemmo a San Benedetto e per 60 minuti soffrimmo tantissimo contro una squadra forte, poi negli ultimi 30 minuti sono calati e ne abbiamo approfittato. Ma un anno fa c’era il Campobasso che vinceva spesso 1-0 grazie a una grande difesa. Quest’anno abbiamo una buona difesa e un buon attacco, speriamo bene».

 

Domenica a Castelfidardo troverà anche alcuni suoi ex compagni alla Vigor come Gambini: «Le squadre che giocano contro di noi danno sempre il massimo, a Castelfidardo sarà difficile, giocheremo in un campo sintetico, e contro una squadra che comunque prova a giocare. Dobbiamo farci trovare pronti ma sono convinto che faremo la nostra e speriamo di vincere».


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page


Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




X