“Luce”, il nuovo film della regista ascolana Silvia Luzi in coppia con Luca Bellino, dopo il debutto internazionale al Festival di Locarno, è stato proiettato in prima nazionale nell’ambito della Festa del Cinema di Roma ed ha subito trovato critiche molto molto positive e addirittura entusiastiche. E’ un film sul reale, come nell’opera prima “Il Cratere”, che scava quasi chirurgicamente all’interno dei sentimenti e del vissuto quotidiano. Famiglia e lavoro: ecco i temi dominanti del cinema di Silvia Luzi e Luca Bellino. Il loro credo dal quale non si allontanano mai.
Dopo l’anteprima nazionale di Roma, il film ha in programma una serie di anteprime nelle grandi città come Napoli, Milano, Cagliari, Bari, eccetera. Per ora solo anteprime. La distribuzione (Fandango) su tutto il territorio nazionale inizierà nella prima parte del 2025. Ad Ascoli avremo la possibilità di vederlo? Auguriamoci di sì. Intanto però, in attesa della distribuzione in tutte le sale italiane, potrebbe essere organizzata anche nel capoluogo piceno, in accordo naturalmente tra distribuzione e sala, un’anteprima speciale con la presenza dei due registi e dell’attrice protagonista Marianna Fontana. Che ne pensa l’Arengo? Silvia Luzi può essere certamente considerata una delle espressioni artistiche più preparate e creative del cinema contemporaneo insieme al compagno Luca Bellino. Per “Il Cratere”, ricordate?, ci su una bella proiezione speciale al Nuovo Cinema Piceno (attualmente chiuso per lavori).
«In “Luce” vogliamo raccontare – hanno dichiarato i due registi – il rapporto con il potere, che sia padre o padrone, quel potere che quando è famiglia ti schiaccia e quando è lavoro ti aliena. Abbiamo provato a farlo attraverso il tumulto di una giovane donna in un contesto che la vuole operaia, ignorante, sottoposta, e che la induce a una scelta malsana alla ricerca di un’assenza e di una voce che diventano vita parallela. Forse inventata, o forse più vera del vero».
Anche il metodo di lavorazione è stato particolare con sceneggiatura riscritta giorno per giorno sul posto, con luoghi e persone veri. Una sola attrice professionista, Marianna Fontana, che per calarsi meglio nella parta è andata, in incognito, a lavorare per tre mesi in quella conceria della montagna campana. Tutti gli altri interpreti sono operai e operaie veri del posto. “Luce” sprigiona una enorme forza interiore. Più che la storia è un indagare nei sentimenti e in particolare sulla mancanza della figura paterna per la giovane operaia ventenne interpretata da una bravissima Marianna Fontana che sicuramente non potrà non ottenere qualche premio.
Ecco insomma il film del vero voluto e cercato dai due registi. La storia se di storia si può parlare? La giovane operaia raggiunge finalmente il padre, che si trova in carcere, e può parlarci solo attraverso il telefonino. Molti primi piani. Macchina da presa che scava nelle facce che si vedono e nella voce (Tommaso Ragno) che si sente solamente. Le sonorità, come i rumori della fabbrica, hanno una parte importante nel creare l’atmosfera di indagine psicologica. Silvia Luzi e Luca Bellino sono stati così attenti al reale che sono andati anche in carcere per capire meglio i sentimenti e il linguaggio dei detenuti. Un film da vedere assolutamente.
f.d.m.
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