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La serie sugli 883, anni ’90 e nostalgia: c’è anche Ascoli col Festivalbar e…Jovanotti

TV - A due puntate dalla fine "Hanno ucciso l'uomo ragno - La leggendaria storia degli 883" ha già messo d'accordo tutti. La nascita del duo formato da Max Pezzali e Mauro Repetto diventa l'emblema di una generazione. Piazza del Popolo e la kermesse musicale tornano nella sigla d'apertura. Leonardo Cappelli interpreta Lorenzo agli albori della carriera
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di Luca Capponi

 

Ormai non c’è più dubbio sul fatto che “Hanno ucciso l’uomo ragno – La leggendaria storia degli 883” sia la serie del momento. Dopo le prime positive impressioni, infatti, a due puntate dalla fine (usciranno entrambe il 1° novembre) l’opera che omaggia la nascita del mitico duo formato da Max Pezzali e Mauro Repetto è già divenuta prodotto di culto generazionale. E non solo.

Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli, i due protagonisti della serie nei panni di Max e Mauro

 

Merito di una regia agile, ricostruzioni minuziose dei magici anni ’90, interpreti più che notevoli (Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli, protagonisti assoluti) e di una sceneggiatura che non sbaglia un colpo, raccontando l’ascesa di due ragazzi di provincia, persi tra la noiosa routine ed un sogno all’apparenza impossibile, in una maniera allo stesso tempo profonda e leggera.

 

E se per chi ha vissuto in pieno quei tempi l’identificazione con le vicende narrate (a volte romanzate come fiction impone, a volte aderenti in pieno ai fatti) è pressoché totale, per il pubblico ascolano c’è anche un (doppio) quid in più da tenere presente.

 

Tra i filmati d’epoca che accompagnano la sigla iniziale è impossibile non riconoscere Piazza del Popolo, luogo in cui gli 883 si sono esibiti più volte all’interno del Festivalbar, compreso l’anno del trionfo, quel 1993 che li vide imporsi con l’album “Nord sud ovest est”. L’esatta fotografia, quella della kermesse musicale itinerante che ha fatto tappa per molti anni tra le cento torri, di una nostalgia che non cenna a diminuire, nutrita da motorini da guidare senza casco (“sempre in due”, cit.), musicassette, cabine telefoniche, cartine geografiche per districarsi nella grande città, poster appesi al muro, walkman, sale giochi, la banconota da diecimila lire che “non ci basta neanche in pizzeria” ma almeno non ti lascia a piedi, messaggi sui fogli di carta, i Duran Duran, il “Karaoke” di Fiorello e Jovanotti agli albori.

883 in Piazza del Popolo nell’estate del 1993

 

Già, Jovanotti. Proprio il suo personaggio offre il gancio per menzionare nuovamente Ascoli. Ad interpretare Lorenzo Cherubini, all’epoca giovane in ascesa folgorato sulla via di motociclette, rap e improbabili look da simil paninaro (e di brani come “Gimme five” o “È qui la festa”), ben lontano da quello che conosciamo oggi, c’è Leonardo Cappelli, talento attoriale figlio d’arte del regista ascolano Massimo. Nella terza puntata Leonardo/Lorenzo ospita gli 883 prima ancora che diventino tali (si chiamano ancora “I Pop”) sul palco di “1,2,3 Jovanotti”, il programma tv da lui stesso condotto su Italia 1, duettando con loro sule note di “Live in the Music”, sotto l’attenta egida di Claudio Cecchetto.

 

«È stato un viaggio durato tantissimo, iniziato a maggio del 2022  – racconta Cappelli, 23 anni, iscritto al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma -. Partecipai ad un provino per interpretare un certo Massimo che veniva da Pavia, senza sapere che fosse Max Pezzali. Solo alla seconda convocazione mi dissero che il personaggio era effettivamente lui. Alla fine fu preso Elia Nuzzolo, una scelta azzeccatissima perché lo conosco e so che è un grandissimo attore, lo stimo molto, ha fatto un lavoro incredibile».

Leonardo Cappelli nei panni di Jovanotti

 

Cappelli racconta la sua esperienza al telefono, di ritorno proprio dalle Marche; si è appena recato al Fano Film Festival per la menzione speciale del cortometraggio fantascientifico “Il fulmine verde” diretto da Tommaso Diaceri ed interpretato anche da Camilla Ventura e Riccardo Martoni, suoi compagni di classe al Centro Sperimentale.

 

«Solo dopo mi contattarono per interpretare Jovanotti di cui, ammetto, conoscevo pochissimo, così come degli 883 – continua -. Da lì ho iniziato a documentarmi, ho visto tantissimi video tra cui la scena che poi abbiamo girato. Ho passato un’estate ad ascoltare in loop i suoi primi lavori, trascrivere i testi e studiarne i movimenti, cercando di catturare l’essenza del personaggio senza farne una parodia».

 

«L’esperienza sul set è stata bellissima nonostante abbia fatto due pose e sia stato lì quattro volte tra prove e riprese ma è stato tutto meraviglioso ed organizzatissimo, tutti volevano fare questa serie e ci credevano, c’era energia, non è una cosa così usuale – continua Cappelli -. Mi sono trovato bene con la regista Alice Filippi, c’era anche Sydney Sibilia (uno dei creatori e regista delle prime due puntate, ndr) che dava le sue indicazioni, idem con Elia e Matteo. Insomma, ci siamo divertiti molto anche se c’era un gran caldo tra fari e vestiti pesanti. Credo poi che in sala ci fossero un centinaio di comparse, faceva davvero impressione recitare con tutte quelle persone».

 

«Sono contentissimo che la serie sia stata ben recepita dal pubblico – conclude -. Spero venga realizzata una seconda stagione in cui in cui possa tornare anche Jovanotti, proprio perché ho fatto uno studio molto approfondito e non nascondo che mi dispiacerebbe “sprecarlo” per due sole pose. Se mi sono rivisto nell’episodio? Ancora no, ho visto i primi due e mi sono piaciuti molto, devo recuperare, sono curiosissimo».


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