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«Un facile accesso all’aborto non significa sostenere le donne», Pini (Pro-life Insieme) replica all’opposizione

ASCOLI - A distanza di qualche giorno dalla mozione presentata e poi bocciata dal Consiglio comunale, la rappresentante del comitato Pro-life risponde alle osservazioni dei consiglieri di opposizione
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di Federico Ameli

 

Continua a far discutere, anche a qualche giorno di distanza, la mozione presentata dalla consigliera Pd Manuela Marcucci e sottoscritta da tutti i colleghi dell’opposizione in merito al potenziamento dei consultori pubblici.

 

Mozione che, dopo una lunga discussione in Consiglio comunale, è stata respinta, suscitando l’indignazione dei consiglieri di opposizione.

Il Consiglio comunale

 

Una doppia sconfitta per la città, per i consiglieri civici e i più giovani rappresentanti in Sala della Ragione: così l’hanno definita Francesco Ameli, Gregorio Cappelli, Andrea Dominici, Marta Luzi, Marcucci Manuela, Emidio Nardini e Angelo Procaccini, che in una nota hanno manifestato il loro dissenso nei confronti della decisione presa a Palazzo dei Capitani, confermando l’intenzione di «continuare a lottare perché le donne non siano giudicate o strumentalizzate, ma rispettate e sostenute nel loro diritto di decidere del proprio corpo e della propria vita».

 

A distanza di qualche ora, a intervenire sul tema è la Maria Antonietta Pini, che in rappresentanza del comitato “Pro-life Insieme” prende una netta posizione sull’argomento.

 

«La conclusione dei consiglieri rappresenta un luogo comune ormai insostenibile anche per le scienze biologiche e psicologiche – sostiene Pini – Per la biologia il corpo del nascituro è un’appendice come le altre del corpo della donna o è un altro? Il suo Dna è un altro, il suo sviluppo procede in modo naturale e dopo la nascita potrà vivere con chiunque si occupi di lui o di lei che non sia la sua madre biologica.

Manuela Marcucci, prima firmataria della mozione

 

Per la psicologia, invece, le donne aiutate a diventare madri – sia che poi si curino del figlio o lo lascino in affido – possono trovare la pace, mentre quelle lasciate sole e indotte ad abortire come “soluzione migliore” portano con sé un peso enorme, come molti psicologi possono testimoniare.

 

Ma l’aiuto alle donne che hanno interrotto la vita del nascituro e la loro stessa maternità non si ferma: da parecchi anni, per esempio, l’opera internazionale Vigna di Rachele accoglie chi, sull’onda di una illusoria libertà, ha messo madri o padri contro i loro stessi innocenti figli. Per aiutare bisogna affiancare chi ha bisogno e non egoisticamente lavarsene le mani – conclude – Proporre semplicemente una facilità di accesso all’aborto non è un vero sostegno alla donna».

 

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