facebook rss

Le storie di Walter: l’ostello della gioventù di Luigi Scattolini

ASCOLI - Ha dedicato la vita all’accoglienza nel Palazzetto Longobardo, il primo monumento ascolano a diventare famoso nel mondo grazie alle copertine della guida dell’associazione. Ha custodito gelosamente i guest book contenenti i messaggi di saluto degli ospiti, fino ai giorni nostri. I personaggi, tra cui Piero Angela, i ricordi, gli aneddoti di una storia lunga settant’anni
...

L’ostello dei Longobardi

 

 

di Walter Luzi

Nelle settimane che in Ascoli si respirava aria di Quintana, l’unica delle sue cento torri ad essere puntualmente imbandierata era quella degli Ercolani. La torre del Palazzetto longobardo. Unico palatium turris della città perfettamente conservato. Ad issare ogni volta fin lassù, a trentacinque metri da terra, i vessilli rossoazzurri del suo sestiere, quello di Porta Romana, era sempre Luigi “Gigino” Scattolini.

Luigi Scattolini davanti al portone dell’ostello dei Longobardi

 

L’uomo che dentro quel monumento ci ha passato una vita intera. Il segretario storico, il papà albergatore di un ostello della gioventù, che, anche grazie a lui, è stata la prima bellezza di Ascoli a farsi conoscere nel mondo. È finita presto infatti sulle copertine, italiane ed estere, della guida degli ostelli. Un volumetto con tutti gli indirizzi delle strutture, che veniva spedito ai soci in tutto il mondo. Ostello crocevia di giovani e meno giovani, migliaia in quasi settant’anni di attività, per lo più stranieri, che in quella struttura ricettiva a basso costo hanno lasciato, in tutte le lingue, i loro messaggi di saluto. A lui, per la squisita accoglienza, e alla città, della quale hanno respirato l’anima dormendo fra quelle possenti mura a pietre testimoni della sua lunga storia.

 

Li ha conservati tutti, dal 1949 fino ad oggi, Gigino Scattolini quella cinquantina di guest book pieni zeppi di messaggi e disegni. Come autentici tesori. Come una eredità per tutta la città. Non liste di fredde e frettolose recensioni, come si chiamerebbero oggi, che infestano i social media. Allora si chiamavano semplicemente saluti. Seimila pagine di testimonianze vive. Scritte di proprio pugno, con le emozioni ancora fresche al termine del breve soggiorno. Ostello crocevia di persone e di storie. In una città un po’ fuori dal mondo. Meta tutta da scoprire, cercando di trovare, fra le sue rue e le sue piazze, a volte anche sé stessi. Dove si ritorna anche, magari dopo tanti anni, accarezzando i ricordi, o inseguendo i fantasmi, del passato. Luigi Scattolini ci racconta, uno degli ultimi vivi a poterla ancora ricordare, quell’epoca tramontata per sempre.

 

Allievo di don Peppe Fabiani

 

Una vita in una via. Perché Luigi Scattolini in via dei Soderini, dove abita, ci è anche nato. Precisamente nella casa che ospiterà poi il forno d’ caciuott’. È il settimo di otto figli, di una madre, Maria, che diventerà troppo presto vedova. Quando il padre Nazzareno se ne va, nel 1946, lui ha solo tre anni. È nato infatti nel settembre del 1943. Un mese e un anno destinati ad entrare nei libri di storia per la firma del noto armistizio all’italiana che pone fine alla seconda guerra mondiale. Cresce, in tutti i sensi, nella classe di don Peppe Fabiani. Un privilegio per il quale serberà sempre gratitudine fino al punto di creare, anni dopo, insieme a don Emidio Fattori, l’omonima Fondazione nel centenario della nascita.

 

«Lui mi ha battezzato e comunicato – ricorda Luigi – ma al di là di questo don Peppe Fabiani è stato un grande storico ascolano, educatore e parroco di S. Giacomo apostolo, nonché fondatore della gloriosa società sportiva Virtus di ping pong, che ha nel suo stemma proprio l’immagine del Palazzetto longobardo». Non ha nemmeno tredici anni Gigino Scattolini quando il professor Vittorio Franchi, l’insegnante di inglese, gli affida la chiave dell’ostello di via dei Soderini.

 

Il professore è stato uno dei fondatori, e figura fra componenti più autorevoli del comitato di gestione dell’ostello della gioventù “De’ Longobardi”. Scattolini si diploma in ragioneria nel 1964, nel vicino istituto tecnico commerciale di via delle Torri del quale è preside Carlo Baiocchi. Si specializzerà poi come analista programmatore e sistemista delle prime schede perforate. Rudimentali memorie meccaniche antesignane della moderna intelligenza artificiale. L’anno dopo parte per il servizio militare di leva obbligatoria, che presta nell’Esercito fra Trapani Napoli e Viterbo. Sposerà Maria Pecorari nel 1969, e anche se il lavoro di direttore amministrativo presso la ditta Polidori lo porterà a stabilirsi a San Benedetto, il cordone ombelicale che lo lega all’ostello della gioventù di Ascoli non si reciderà mai.

Scudetto italiano dell’associazione AIG

 

Nasce il comitato regionale A.I.G.

 

L’Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù nasce nel 1945. E’ un ente morale, assistenziale e di promozione sociale senza fini di lucro, con rappresentanze dei Ministeri dell’Istruzione, dell’Università e Ricerca e del Ministero del Turismo.

 

Logo della Brigata Amici dell’arte

 

Il primo comitato regionale marchigiano dell’A.I.G. nasce ad Ascoli il 19 gennaio 1949. I fondatori sono quasi tutti studenti poco più che ventenni appartenenti al Circolo Universitario Piceno. Primo presidente regionale è designato Filippo Alleva. Il suo vice è Mariano Mazzocchi. Segretario Vittorio Franchi. Gli altri consiglieri sono: Francesco Aleandri, Maria Buonfigli, Giulio Franchi, Luciano Franchi, Piero Piergiovanni e Francesco Priori. Tonia Viccei e Solio Gasparotti sono, rispettivamente, i rappresentanti per il Turismo e per l’Istruzione. La ratifica dell’A.I.G. nazionale arriverà il 26 luglio 1949.

 

Alla prima ipotesi di denominazione “Ostello delle Cento Torri”, viene preferita infine quella di “Ostello dei Longobardi”, che può così aprire ufficialmente i battenti nell’omonimo palazzetto anche con il placet della “Brigata Amici dell’Arte”.

 

L’associazione presieduta dall’avvocato Teodori ha infatti in locazione l’intero immobile di proprietà del Comune. La Brigata divide già gli spazi, al primo piano del palazzetto, con la scuola di pittura del maestro Dino Ferrari. Agli appassionati d’arte aveva fatto spazio, a sua volta, un artigiano, il precedente inquilino, uno stagnino che aveva al pianterreno la sua officina. Solo vent’anni dopo il sindaco di Ascoli, Antonio Orlini, deciderà di assegnare tutto l’immobile esclusivamente all’A.I.G..

 

Il primo comitato zonale di gestione

A livello internazionale l’A.I.G. è rappresentante per l’Italia presso l’I.YH.F., l’International Youth Hostel Federation, la Federazione Internazionale degli Ostelli per la Gioventù, che arriverà a contare, nel 2015, novanta nazioni affiliate, con 6.000 ostelli sparsi nei cinque continenti, e sette milioni di associati.

 

 

Voluta dal tedesco Richard Schirrmann fin dal 1909, aveva trovato adesione in Italia nel 1945 grazie a Franco Pessina. Settanta anni dopo nel nostro Paese conterà 50.000 soci, e un centinaio di strutture che fanno registrare, complessivamente, sempre nel 2015, quasi un milione di presenze, per metà di provenienza estera. L’A.I.G. è organizzazione rigorosamente democratica. Nei suoi ostelli per la gioventù non viene fatta alcuna distinzione di razza, nazionalità, colore, religione, sesso, classe sociale o opinione politica. Il 3 aprile 1953 nasce ad Ascoli il primo comitato zonale per la gestione dell’ostello. Primo presidente viene eletto Pier Filippo Marcatili, come suo vice Mariano Mazzocchi. Il primo segretario designato è Gianlorenzo Cesari. Giulio Franchi rappresenta l’EPT, Alighiero Massimi il Provveditorato agli studi. Gli altri consiglieri sono Mario Bernardi, Michele Clementi, Vittorio Franchi, Siviardo Mariotti, Nazzareno Paoletti, Carlo Poli, Francesco Priori, Luigi Romanucci e Francesco Saladini.

 

Il fondatore della associazione internazionale

 

Dal 1959 al 1974 la presidenza passerà all’avvocato Luigi Romanucci. Si dimetterà, per correttezza, quando deciderà di spendersi anche nella politica locale. Un’etica rigorosa la sua, pressochè scomparsa al giorno d’oggi, calpestata e irrisa da deputati e senatori lobbisti, e ministri che legiferano a danno dei ministeri che guidano. Gli succederà, fino al 1995, Vittorio Franchi, uno dei grandi e benemeriti padri fondatori. Quindi, dopo un breve periodo di commissariamento, Franco Laganà, Francesco Fratini e, fino al 2016, Roberto Scattolini. Il segretario zonale storico succeduto a Tonino Ambrosi, dal 12 ottobre 1963 fino al 30 novembre 2016, è sempre stato, ininterrottamente, Luigi Scattolini.

Foto di gruppo dei fondatori

 

Già nel 1967 gratificato con un diploma di Benemerenza dal presidente nazionale dell’A.I.G. Pessina.

 

Cinquantatrè anni di ricordi che ha provato a raccontarci tutti. Non è stato facile riuscirci.

 

Il primo monumento ascolano a diventare famoso

Diploma di benemerenza per Scattolini nel 1967

 

Sembra impossibile oggi, ma un tempo si riusciva a sopravvivere, e a fare di tutto, anche senza mail, fax, navigatori satellitari, internet o i telefonini. A dirla tutta, spesso, senza nemmeno un telefono fisso. C’era solo il passaparola, oppure, a partire dai primi anni cinquanta, la guida degli ostelli, che si riceveva per posta sottoscrivendo la tessera di associazione alla I.Y.H.F.. Quello di Ascoli ha avuto anche l’onore di comparire più volte sulla copertina di quei vademecum spediti in tutto il mondo.

 

*Il testo continua dopo le foto 

 

La copertina della guida nazionale 1967

L’ostello in copertina sulla guida mondiale della associazione

 

Al loro interno l’elenco degli ostelli aperti e gli indirizzi per raggiungerli. In autostop per lo più. Il mezzo per viaggiare più economico e più diffuso all’epoca, soprattutto fra i più giovani. Oppure in bicicletta, o in moto.

I primi ospiti, un gruppetto di ciclisti olandesi, nel 1949

 

«All’inizio arrivavano per lo più viaggiatori solitari – continua Gigino Scattolini – che avevano così maggiori possibilità di trovare un passaggio da automobilisti e camionisti. Poi, con il passare del tempo, i sopravvenuti problemi di sicurezza, per gli uni e per gli altri, hanno decretato la fine di questo tipo di economico metodo di spostamento. All’arrivo degli ospiti si procedeva con la registrazione, l’assegnazione della camerata e la consegna di lenzuola, federe e coperte. Nella stanza al primo piano sistemavamo le donne. Al pianterreno gli uomini. Servizi igienici separati. Sedici i letti disponibili a castello. Locali riscaldati in inverno. Il tutto a prezzo veramente modico».

 

15 euro negli ultimi anni di attività, per dare un’idea, contro i 40 o 50 per una notte in uno dei pochi alberghi cittadini. Gli ospiti vengono ricevuti al loro arrivo in ostello dal Papà Albergatore, a cui non possono difettare mai disponibilità, familiarità e cordialità. Questa figura è stata incarnata da Tonino Ambrosi e Ivo Latini (dal 1953 al 1958) lo stesso Gigino Scattolini (dal 1958 al 1969 e poi dal 2000 al 2017), Franco Galanti (dal 1969 al 1976), e alla famiglia di Luigi Fratini (dal 1977 al 1999).

 

I primi animatori del comitato

 

Per un periodo l’ostello, in occasione di uno dei tanti lavori di manutenzione, viene temporaneamente ospitato in alcuni locali dell’albergo Picchio, attiguo alla chiesa di San Martino. Gigino e i suoi amici/collaboratori si prestano anche a fare da ciceroni agli ospiti. «Li accompagnavamo volentieri in giro per il centro – racconta – una delle tappe era il camminamento dentro il ponte romano di Solestà, o l’immancabile salita fino in cima alla torre degli Ercolani, da cui si gode di un panorama unico sulla città. Ho portato fin lassù anche vip come Piero Angela e Vittorio Sgarbi».

 

Sulla torre con ospiti dell’ostello

Il saluto lasciato da Piero Angela nel guest book dell’ostello

 

«Io e i miei collaboratori sapevamo mettere a proprio agio i nostri ospiti, e qualcuno di loro è ritornato all’ostello, dopo tanti anni, anche per questo – ricorda -. Anne, una signora belga, addirittura, dopo quarantacinque anni. Attraverso le bifore di quell’antichissimo palazzetto tutti gli ospiti vivevano una esperienza che non avrebbero mai più dimenticato. Forse anche per questo ci tenevano molto a lasciare i loro messaggi, o i loro disegni, sulle pagine dei guest book».   

“Rrete li mierghe” disegnato da ospiti dell’ostello nel 1989

Saluto da australiani sul guest book

Messaggio di saluto giapponese

Ospiti direttamente da Trier

 

I tentativi di aprire altri ostelli

 

Avendo la possibilità di accedere a finanziamenti della I.YH.F. per l’apertura di nuove strutture, in più occasioni il comitato zonale di Ascoli ha reperito e devoluto fondi ad enti pubblici per questo scopo, senza riuscire mai però a raccoglierne i frutti. «In estate a Pretare avevamo grande richiesta e grande disponibilità di posti – racconta sempre Scattolini -. Arrivavano molti gruppi e soggiornavano per settimane, soprattutto dall’Europa dell’est. Riuscimmo a reperire i fondi, una cinquantina di milioni di lire dell’epoca, attraverso la nostra associazione per allestire anche lì un ostello, ma dopo la fine dei lavori il Comune di Arquata lo destinò ad altri usi. Potevamo intentare una causa civile in Tribunale, ma la nostra associazione da Roma ci invitò a desistere. Anche da parte del Comune di Ascoli le scorrettezze nei nostri confronti non sono mancate. Nel 2014, da ultimo, volevano trasferirci a San Pietro in Castello, ma a spese della nostra associazione per la ristrutturazione. Declinammo. Non volevamo che finisse ancora come erano finiti in precedenza i progetti di un nostro trasferimento a palazzo Guiderocchi, o nelle ville degli Sgariglia, o nella sede poi destinata al museo della ceramica. Tutti immobili che avevamo contribuito a recuperare, ma che poi, alla fine, hanno avuto altre destinazioni d’uso». 

Scattolini con una ospite ritornata all’ostello dopo quarantacinque anni

 

E dire che il comitato di gestione è stato sempre propenso ad incrementare la capienza dell’ostello.

 

«Con due sole camerate a disposizione – ricorda sempre Scattolini – facevamo presto a fare il tutto esaurito. Quando le suore dell’Istituto Bambin Gesù ci affittarono delle camere all’interno del loro convento, potemmo aumentare la ricettività, e così cominciarono ad arrivare i pullman. Parcheggiavano a Porta Romana e noi aspettavamo lì gli ospiti per guidarli, a piedi, fino a destinazione».

 

 

L’associazione “Chigghie de San Giacheme”

Scattolini alla reception dell’ostello negli anni settanta

 

L’ha cofondata lui insieme a Giovanni Silvestri e a Gianni Palermi. Per ritrovarsi con i vecchi amici. Un bisogno che ha sentito forte soprattutto dopo il suo trasferimento per motivi di lavoro a San Benedetto. «Cominciammo a ritrovarci lì, dentro l’ostello, – ci dice sempre Luigi Scattolini – quasi sempre ogni sabato, suscitando anche qualche pettegolezzo quando, negli stessi giorni, era frequentato da qualche avvenente escursionista del nord Europa. Ricordavamo, in quelle occasioni, anche i tanti amici che, all’epoca, avevano lasciato Ascoli per lavoro o per studio. Li raggiungemmo tutti, in qualche modo, per raccoglierli nella nostra associazione».

 

Chigghie de San Giacheme. Intesa come la parrocchia omonima, o meglio, riferita al parroco che aveva saputo catalizzare intorno a sé tanti giovani che volevano, ora, rafforzare ulteriormente quelle forti radici con la propria città, e, soprattutto, non perdere il contatto, le relazioni con gli affetti più cari, spesso legati alla loro infanzia fra le rue del centro. «Il punto di riferimento era don Peppe Fabiani – spiega sempre Scattolini – che della chiesa di San Giacomo Apostolo, una delle più belle di Ascoli ritengo, era stato a lungo il parroco. Abbiamo rintracciato tutti gli ascolani sparpagliati nel mondo e li abbiamo informati di ogni nostra iniziativa. Dal 1977 fino al 2021. Ogni tre anni, per il ritrovo più importante, sono ritornati persino dall’America».

Gigino Scattolini con il suo amico finlandese Tage

 

Ma l’impegno di Luigi Scattolini si è riversato anche nella Quintana. «Sono orgoglioso di aver dato tanto alla mia città, e anche al mio sestiere, Porta Romana. Anche se non come figurante, sono stato commissario di percorso, e ho fatto la questua casa per casa con Carlo Baiocchi e Danilo Ciampini quando si trattò di raccogliere fondi per riportarne in vita, dal 1955, le prime edizioni dell’era moderna. Loro due insieme, fra gli altri, a Carlo Cardarelli, Giuseppe Fabiani, Alberto Costantini, di Giulio Franchi, Aldighiero Batini, Nazzareno Peci ed Alvaro Pespani ne sono stati fra i principali artefici»

 

Le amicizie nate

 

L’ostello del Palazzetto Longobardo di Ascoli Piceno ha visto nascere anche grandi amicizie.

Bruno Ferretti negli anni settanta

 

«Nel 1962 a bordo della sua moto arriva qui un ragazzo finlandese – racconta sempre Gigino Scattolini – l’ostello in quel periodo era chiuso per lavori di manutenzione. Decisi di ospitarlo a casa mia per qualche giorno, prima che si rimettesse in viaggio verso la Grecia. Facemmo subito amicizia. Una amicizia che dura ancora oggi. Si chiama Hauki Tage. Proprio l’altro giorno mi ha mandato gli auguri per il compleanno di mia moglie, a sessantadue anni di distanza da quel nostro primo incontro all’ostello. Solo lì dentro possono nascere amicizie così grandi. Siamo stati anche a trovarlo a casa sua, in Finlandia, nel 1984. A Savisuontie, affacciata sul lago Näsijärvi, venticinque chilometri a nord di Tampere, dove abbiamo conosciuto la moglie Sini».

 

Una volta presa confidenza, gli ospiti dell’ostello potevano trovare spesso delle gradite sorprese, come un buon bicchiere di vino cotto, con un po’ di cacciannanz’ o di ciambellone fatti in casa.

 

Nell’estate del 1980 arriva un ragazzo vietnamita appena, miracolosamente, scampato al sanguinoso attentato alla stazione di Bologna. «Era molto spaventato – ricorda sempre Gigino Scattolini – ancora sotto choc per la terribile esperienza vissuta. Noi stavamo festeggiando la partenza di alcuni giovani ospiti con cantucci e vino cotto. Ne offrimmo anche a lui, e quel bicchiere lo aiutò decisamente a superare il brutto momento. Rimase dieci giorni prima di ripartire. Lo portammo con noi anche nell’ostello che all’epoca avevamo aperto per la stagione estiva a Pretare. Ci raccontò del padre rinchiuso in un campo di prigionia dai khmer rossi, la mamma morta sotto i bombardamenti americani e una sorella che stava cercando in Europa, forse, secondo alcune informazioni che aveva avuto, riparata in Francia. Aveva gradito però il conforto del nostro vino cotto, e, ogni tanto, ce ne chiedeva un altro goccino».

Saluti giapponesi

 

Ma anche nell’ambito del comitato di gestione dell’ostello, Scattolini ci tiene a ricordare qualcuno. «Nella mia vita – continua – ho conosciuto due gran signori, ma nel senso vero del termine. Di quelli che chiunque incontrassero per la strada si toglievano sempre il cappello in segno di rispetto. Vittorio Franchi e Bruno Ferretti, che è stato a lungo anche, e chi meglio di lui, il nostro prezioso e impareggiabile addetto stampa».

 

Il viale del tramonto

Fin dagli anni novanta le presenze nell’ostello ascolano si sono attestate intorno a circa milleduecento all’anno. Agli ospiti provenienti, in prevalenza, dall’Europa intera, soprattutto dai Paesi nordici, dal nord America e dall’estremo oriente, negli ultimi anni si sono aggiunti, più numerosi, quelli che arrivano dall’Europa dell’est e dal sud America. Ma la domanda che non ha potuto trovare accoglienza, a causa della mancanza di posti letto disponibili, è stata almeno cinque volte superiore. Un peccato. A dispetto di un successo crescente, che non è stato sufficiente però a garantire un futuro all’ostello, né una seria prospettiva di sviluppo.

Saluti artistici

«Il Comune non ci ha mai sfrattati – conclude Scattolini – ma di certo ci ha sempre trascurati come realtà d’accoglienza. Anche per questo ci siamo, pian piano, disamorati tutti. Nessuno si è voluto mai assumere la responsabilità di portare avanti la struttura. Ho resistito da solo, fino alla definitiva chiusura, nel 2017».

 

L’anno dopo i locali dello storico ostello sono stati destinati a ricovero per i senza fissa dimora. Quindi, nel 2023, all’associazione degli ex bersaglieri e alle guardie nere della Quintana.

 

«Ho cercato di salvare il salvabile dai saccheggi – conclude Gigino Scattolini – compresi i cinquanta guest book che raccontano oltre mezzo secolo di vita dell’ostello. Ho già scansionato in digitale tutte le pagine. Il mio proponimento, ma forse sarebbe meglio chiamarlo sogno, è che tutti quei messaggi di affettuoso saluto alla nostra città possano essere presto raccolti in una pubblicazione. Quel palazzetto del XIII secolo se lo merita. Perché ha avuto, credo, almeno un grande, grandissimo, merito. All’insaputa di tutti è stato infatti l’antesignano nello sviluppo della vocazione turistica della città. L’ostello della gioventù del Palazzetto longobardo di via dei Soderini è stato il primo, grande, veicolo pubblicitario, a livello mondiale, per Ascoli Piceno».

 

Scattolini in una delle ultime foto alla reception dell’ostello



Articoli correlati


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page


Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




X