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La morte di Emanuela Massicci, uccisa dal marito, turba il Natale e lascia spazio a una domanda: perché?

CASTIGNANO - Lascia basiti la ferocia dell'aggressione tremendamente violenta di un uomo contro la madre dei suoi figli
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di Peppe Ercoli

 

L’ultima domenica prima del Natale lascia a tutti una sensazione di incredulità e somma tristezza per quanto avvenuto giovedì scorso a Ripaberarda.

 

La morte di Emanuela Massicci, una maestra uccisa senza pietà a colpi di pugni dal marito Massimo Malavolta, è qualcosa che ferisce tutti, che lascia interdetti e con una domanda ridondante: perché?

L’abitazione dove si è consumatala tragedia

 

Spontaneo chiedersi com’è possibile che a suo tempo un uomo ha delicatamente posto la fede nuziale all’anulare sinistro della sua amata, giurando amore eterno “nella salute e nella malattia”, e poi ha ceduto all’istinto brutale, di scaraventarsi con inaudita violenza contro la stessa persona che l’ha reso padre di due figli.

 

Ce lo chiediamo ogni volta che questi efferati femminicidi avvengono e ogni volta non troviamo risposta. La troveremo in questo caso? Difficile dirlo.

 

La ricostruzione di quanto accaduto è terrificante. La notte del 19 dicembre Emanuela Massicci, 48 anni, è stata brutalmente uccisa dal marito Massimo Malavolta all’interno della loro abitazione. L’omicidio è stato seguito da una drammatica telefonata ai genitori dell’uomo, avvenuta ore dopo l’aggressione, in cui Malavolta ha annunciato: «Emanuela non respira più».

 

Secondo la ricostruzione della Procura, l’omicidio è avvenuto sette ore prima della ricognizione cadaverica, presumibilmente tra l’una e le due di notte, mentre i due figli della coppia dormivano nelle loro stanze. La vittima è stata colpita amani nude con estrema violenza, riportando fratture multiple al naso, a sette costole e all’ulna sinistra. Segni evidenti sulle mani indicano un disperato tentativo di difendersi. Dopo l’aggressione, Malavolta avrebbe rivestito il corpo della moglie e si sarebbe autoinflitto un taglio all’avambraccio.

 

Alle 5:32 del mattino, l’uomo ha avvisato i suoi genitori dell’accaduto. Quando i carabinieri sono arrivati sul posto, lo hanno trovato accanto al corpo della moglie, in stato di semi-incoscienza, con un coltello ancora in mano. L’autopsia, condotta dai medici legali Sabina Canestrari e Francesco Brandimarti, ha stabilito che il decesso è avvenuto circa sette ore prima del ritrovamento del cadavere.

 

Nel disporre la custodia cautelare in carcere, la giudice Giusti ha sottolineato i gravi indizi di colpevolezza e l’estrema pericolosità di Malavolta, ritenendo indispensabile il suo trasferimento in carcere per garantire la sicurezza pubblica. Il magistrato ha convalidato l’arresto dell’uomo, fermato in flagranza di reato dai carabinieri, disponendo la custodia cautelare in carcere su richiesta della Procura. Al momento, Malavolta si trova ricoverato presso l’ospedale Mazzoni, sotto stretta sorveglianza, dopo un tentativo di suicidio avvenuto subito dopo il delitto. Il suo trasferimento al carcere di Marino del Tronto è previsto non appena le sue condizioni di salute lo permetteranno.

 

La difesa, rappresentata dall’avvocata Saveria Tarquini, ha tentato di ottenere per l’uomo il trasferimento in una struttura sanitaria, citando una perizia psichiatrica del 2015 relativa a precedenti disturbi mentali e richiedendo una nuova valutazione. Tuttavia, il giudice ha rigettato l’istanza, ritenendo il carcere la misura più idonea per prevenire ulteriori atti violenti.

 

Ma alla fine la cronaca lascia spazio a una domanda: perché due bambini innocenti dovranno crescere senza la madre e senza un padre che a lungo pagherà per quanto di male ha fatto?


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