di Edoardo Ciriaci
Sfruttare a pieno il potere dei social, come una vetrina dove puoi dire ciò che vuoi arrivando ad una vasta platea, ma senza dare la possibilità di commentare. Una brutta tendenza – o meglio un controsenso – che purtroppo sta prendendo sempre più piede nel controverso mondo dei social network.
È questo lo strano caso che vede protagonista l’Ast di Ascoli Piceno che nella sua pagina Facebook ha scelto di “restringere” (ma in buona sostanza di bloccare) la possibilità di commentare.
Un modo di utilizzare il social a maggior diffusione che però non trova pari nelle altre aziende sanitarie della regione. Nessuna limitazione nelle pagine di Ast Ancona e Ast Fermo. Ma nemmeno tra i Comuni o i personaggi politici che affollano il web di post. Si può tranquillamente commentare nelle pagine pubbliche dei principali Comuni del Piceno, come Ascoli, San Benedetto, Grottammare, Cupra Marittima e Monteprandone.
Non si tirano indietro all’aperto – a volte anche troppo – confronto con l’utenza di Facebook i politici e gli amministratori del territorio, da Guido Castelli a Marco Fioravanti ma neanche Giorgia Latini, Lucia Albano e Augusto Curti. E parliamo di pagine che viaggiano a ritmo di 20- 30.000 follower, non poco più di 1.000 come l’Ast picena che, a quanto pare, non sembra interessata ad aumentare la platea.
Si può capire un privato, libero di limitare le sue interazioni, ma lascia perplessi se si tratta di un ente pubblico, che posta quasi quotidianamente, ma non permette un’esternazione.
È vero che dietro ad una tastiera si trova di tutto, dai tuttologi laureati all’accademia dei social a chi non ha altro modo di esternare rabbia o frustrazione. Ma nel caso ci si trovi di fronte ad utente particolarmente “fastidioso” se non irrispettoso, l’amministratore della pagina può bloccarlo, bannarlo o addirittura denunciarlo se ci sono i presupposti.
Mentre tutti gli altri dovrebbero poter commentare, fare una domanda e – perché no – anche esprimere un plauso per un traguardo conquistato da un’equipe medica o dalla stessa azienda che, giusto per ricordarlo, eroga salute.
Invece, nel caso dell’Ast picena, massima condivisione e minima interazione, che è un gran controsenso nell’universo sempre più odiato da chi non lo capisce – tuttavia se ne serve – e che, anzi, spesso si trova limitato nelle intenzioni.
Ora, in vista dell’ormai imminente cambio al vertice dell’Ast Ascoli (leggi qui), la scelta di come porsi nei confronti dei cittadini, almeno sul fronte social, potrebbe essere diversa.
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