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L’addio di don Francesco Simeone: «È nato un amore reciproco»

ASCOLI - È arrivato anche il sindaco Fioravanti per salutare e ringraziare l’ex parroco dell’ospedale “Mazzoni” in una chiesa gremita di fedeli. L’ennesima, ultima testimonianza di un grande affetto popolare che non è bastato ad evitarne l'allontanamento. Le sue preziose eredità, umane e materiali, da custodire e ricordare: «Ho ricevuto molto di più di quanto non sia riuscito a restituire in cambio»
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di Walter Luzi

 

Don Francesco, l’ultimo abbraccio. Nella chiesa di San Giovanni Evangelista a Monticelli l’ultima celebrazione domenicale di don Francesco Simeone grazie all’ospitalità di don Orlando Crocetti. In una chiesa gremitissima ha chiesto umilmente scusa, inchinandosi anche, per la sua sorpresa nel vedere, inattese, così tante manifestazioni di affetto che gli sono pervenute negli ultimi mesi dai suoi fedeli.

Durante la funzione

 

Una mobilitazione generale che ha tentato in ogni modo, invano, di evitare il suo allontanamento dalla parrocchia dell’ospedale. Una permanenza la sua nel nosocomio ascolano, che gli ha permesso di farsi apprezzare dai malati, dai loro parenti, dai dipendenti e dagli studenti della annessa facoltà di Infermieristica. Dopo il saluto il, 19 gennaio scorso, alle comunità di Mozzano e Ponte d’Arli, fra le tante, circa una trentina fra parrocchiali e religiose, in cui don Francesco ha operato in mezza diocesi, a metà febbraio, prima del suo rientro in Puglia, si congederà anche dalle suore Concezioniste e dalle ospedaliere dell’Istituto “San Giuseppe”. Un libro per lasciargli saluti e testimonianze di affetto è stato lasciato su un tavolo all’uscita della chiesa di San Giovanni dove ha voluto ringraziare subito il parroco, don Orlando, del quale è stato vicario, vice per dirla semplice, in questi ultimi otto anni, bellissimi, come li ha definiti.

 

Senza egoismi, gelosie, invidie, competizioni, o ostentazioni del grado superiore. Sempre all’insegna di un grandissimo valore come l’altruismo. Ne è nata un’amicizia vera, fraterna, che vale ben di più di ogni rapporto di collaborazione, di supporto per le attività evangeliche e sacramentali. «Uomo di preghiera – lo ha definito don Orlando – scrupoloso nel prepararsi a predicare la parola di Dio, ma, soprattutto, di grande generosità e disponibilità nei confronti di tutte le numerose comunità in cui si è inserito. Una di quelle persone che non sanno dire mai di no. Naturalmente predisposta al rapporto con il prossimo».

 

Sono venuti a salutarlo anche l’ex vicario generale don Emidio Rossi, definito da don Francesco «insostituito e insostituibile», e il sindaco Marco Fioravanti. Nella triplice veste di parrocchiano, di sindaco e di massima autorità sanitaria cittadina. In compagnia dell’assessore Gianni Silvestri gli ha portato in dono un riconoscimento in travertino dai chiari richiami con la nostra terra.

 

«Certe volte – ha detto il primo cittadino di Ascoli – è difficile capire se quello che accade sia per la volontà di Dio o di quella dell’uomo. Grazie per quello che hai creato. Per essere stato buon servo di Dio, ma anche al nostro servizio. Per aver fatto cioè, quello che serviva fare…».

 

E in questo il giovane prete di Martina Franca, oltre ad aver arricchito tutti sul piano umano, ha lasciato anche eredità materiali preziose da custodire. Come la cappella della Resurrezione attigua all’obitorio, che lui ha voluto completamente ristrutturare, abbellire e restituire alla fruizione gratuita, anche come camera ardente per chi lo desiderasse, della collettività. E le pregiate vetrate artistiche, che si sta pagando di tasca propria, oggetto di una ufficiale e cospicua donazione alla Ast, che abbelliscono la cappella intitolata a San Camillo De Lellis, al settimo piano dell’ospedale.

«Sono io che ringrazio tutti voi – ha detto don Francesco Simeone – perché io da questa esperienza ascolana ho ricevuto molto di più di quanto non sia riuscito a restituire in cambio. Ed è proprio dal dare e dal ricevere affetto che nasce l’amore reciproco».

 

Una generosità straordinaria la sua, in ogni ambito, che i suoi fedeli hanno tentato di ricambiare con tanti doni per lui. Francesco ha scherzato anche sul celebre “L’asculà tira la preta e nasconn’ la mà”.

Don Francesco a colloquio con il sindaco Fioravanti

 

«Un detto bruttissimo – ha commentato – che io, dopo aver vissuto otto anni da ascolano fra gli ascolani, voglio modificare. Non vi riconosco infatti la stragrande maggioranza degli abitanti di questa città. Preferisco cambiarlo, e voglio lasciarlo come saluto ed augurio a tutti gli ascolani: “Asculà, posa la preta, e strign’m’ la mà!” Grazie a tutte le vostre mani per aver stretto le mie. Vi voglio bene».

Un omaggio fotografico dei suoi fedeli

La targa in travertino omaggio del sindaco Fioravanti

Il libro dei messaggi di saluto nella chiesa di San Giovanni

Il messaggio ricordo lasciato da Don Francesco alla sua comunità


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