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«Alcol e nuovo codice della strada: le regole non cambiano per bar e ristoranti ma…» Confartigianato chiede soluzioni condivise

NOVITA' - A farsi portavoce del problema è Confartigianato Imprese Macerata-Ascoli Piceno-Fermo, che ha raccolto l’insofferenza degli associati
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Francesco Cacopardo

«Il nuovo Codice della Strada, con l’inasprimento delle pene legate alla guida in stato di ebrezza, sta finendo per penalizzare i ristoratori e i titolari delle attività di somministrazione, che si sentono lasciati soli nell’affrontare una questione, quella della sicurezza al volante, che li ha sempre visti attenti e in prima linea sulla prevenzione». A farsi portavoce del problema è Confartigianato Imprese Macerata-Ascoli Piceno-Fermo, che ha raccolto l’insofferenza degli associati: «Le regole, infatti, restano invariate per chi ha un’attività commerciale – mettere un etilometro nella disponibilità della clientela, posizionare tabelle informative sul tema… – ma, nonostante questo, gli imprenditori si sentono additati come causa di ogni episodio legato agli abusi». 

 

Come ammette Francesco Cacopardo, presidente del Direttivo Territoriale di Macerata, che ha osservato come questo clima di paura ha portato «a delle perdite nelle nostre attività anche del 20% sul consumo di bevande alcoliche. Si potrebbe pensare che questo dato sia un bene per la salute pubblica, ma non è così perché in questo modo non si prevengono gli abusi, ma si va ad intimorire chi ha sempre bevuto in maniera responsabile e più per un discorso di convivialità e benessere. Chi beve senza freno continuerà a farlo: gli incoscienti nella vita proseguiranno ad esserlo comunque. Il clima vessatorio, per gli imprenditori, non sortisce gli effetti sperati». 

 

Come infatti ribadisce Piero De Santis, presidente interprovinciale Confartigianato della Categoria della Ristorazione, «le regole esistevano già e un imprenditore è attento di suo, abituato a rispettare le leggi con cui è normato il nostro operato. Siamo quindi i primi ad intervenire in situazioni di eccessi, sia perché rispettiamo il nostro lavoro sia per una responsabilità nei confronti dei clienti. Siamo i primi presìdi di sicurezza. Ora, assistiamo ad operazioni mediatiche molto forti, in cui un calice di vino viene demonizzato quando, specialmente in Italia, c’è una cultura enogastronomica che è sinonimo di convivialità. E, ovviamente, dietro ad un calice c’è anche un’economia di filiera, che parte dal piccolo agricoltore per finire al produttore e al rivenditore».

 

«Gli imprenditori stanno notando controlli che si intensificano dentro i locali – le parole di Lucia Biagioli, responsabile categoria Ristorazione e Accoglienza – Le forze dell’ordine svolgono un ruolo prezioso ed essenziale, e le ringraziamo. In questo momento pensiamo comunque sia auspicabile puntare su controlli in strada, visto che nei locali gli imprenditori sono ben pronti a fare la propria parte in fatto di prevenzione. Come fanno già da sempre. Le attività commerciali si augurano un confronto con la prefettura per concordare assieme attività di controllo, in piena collaborazione. Troviamo soluzioni condivise»

 


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