Pfizer Italia ha avviato, lo scorso 27 gennaio, una procedura di licenziamento collettivo per 82 lavoratori dello stabilimento di Ascoli Piceno, dichiarati in esubero a seguito di un calo produttivo. La decisione è legata alla fine della produzione dei vaccini anti-Covid e del farmaco Paxlovid presso il sito ascolano, con conseguente necessità di riduzione dei costi, in linea con una riorganizzazione globale che sta interessando tutti gli stabilimenti Pfizer nel mondo.
A seguito dell’annuncio, si sono già svolti due incontri presso Confindustria, su richiesta delle organizzazioni sindacali, con l’obiettivo di avviare un confronto con l’azienda. Un nuovo incontro è previsto per mercoledì.
I sindacati hanno sollecitato una revisione del numero degli esuberi, ma, secondo quanto riferito da Antonio Scalia, segretario provinciale Cisal Fialc, Pfizer ha ribadito la necessità di rispettare il piano di riduzione dei costi imposto dalla compagnia per garantire la sostenibilità dello stabilimento. Tuttavia, l’azienda si è detta disponibile a esplorare soluzioni per agevolare le uscite su base volontaria e quelle dei lavoratori prossimi alla pensione.
Di fronte a questa situazione, il sindacato ha deciso di coinvolgere le istituzioni locali, tra cui Comune e Regione, affinché diventino parte attiva nella trattativa. L’obiettivo è individuare strategie condivise per ridurre al minimo l’impatto sociale della riorganizzazione ed evitare licenziamenti traumatici.
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