di Luca Capponi
Cartelli divelti, rifiuti, degrado, reperti senza protezioni ed una sensazione di abbandono ben poco dignitosa per luogo che trasuda storia da tutti i pori. Stiamo parlando della Necropoli longobarda di Castel Trosino, sito archeologico scoperto nel lontano 1893, quando un contadino scoperchiò casualmente le prime due tombe. Da quel momento, ne furono riportate alla luce oltre 200, e con esse oggetti di ogni tipo.
Ora, tralasciando il discorso relativo ai cosiddetti “ori dei longobardi“, che dopo essere stati recuperati finirono a Roma senza alcuna apparente possibilità di “ritorno in patria”, tranne per una piccolissima parte (che si trova al Forte Malatesta di Ascoli), ciò che ci preme documentare è la situazione in cui versa la zona.
Nel corso degli anni, infatti, la riqualificazione della necropoli è stata annunciata più volte, l’ultima delle quali quasi dodici mesi fa. Sperando che sia la volta buona, siamo andati a dare un’occhiata ed abbiamo trovato uno scenario degradato come testimoniano le immagini che pubblichiamo, scattate nella giornata di giovedì 20 febbraio.
La Storia che si mescola al vandalismo ed alla noncuranza. Imperdonabile ed irrispettoso. L’unica tomba di vetro con alcuni reperti in vista, rovinata e sporca. Il perimetro della cappella di Santo Stefano alla mercè di chiunque. Sacchi dell’immondizia a zonzo, rifiuti dispersi, segnali per terra, colpiti a tradimento dell’inciviltà, mentre tra le statue che raffigurano il momento della sepoltura è caduto un albero, forse anche lui in attesa di finire sotto terra.
Dei lavori di riqualificazione, auspicabili e si spera risolutivi, per ora non c’è ombra. Attendiamo con fiducia, comprendendo appieno che alla maleducazione non c’è rimedio, così come al lassismo e che la situazione è difficile, soprattutto in zona isolate, dove l’incivilità e il vandalismo possono proliferare con maggiore facilità. Nel frattempo, speriamo che nessun turista, anche solo casualmente, finisca per arrivare sin qui: scapperebbe a gambe levate, pensando di essere finito ai confini del mondo civilizzato.
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