di Pier Paolo Flammini
Depurato dalla propaganda il lungo Consiglio Comunale Aperto di questa mattina, sabato 22 febbraio (clicca qui), su due argomenti che forse era meglio dividere in due sessioni per amor di chiarezza e comprensione, restano delle considerazioni che lasciano un po’ l’amaro in bocca per la situazione in cui, malauguratamente, si è ritrovata San Benedetto.
Ex Ballarin, lavori in corso
Sull’ex Ballarin fin qui si può dir poco, perché siamo in ambito di abbozzi, anche se alcuni elementi certi non possono essere sottaciuti. La viabilità, che lo stesso Spazzafumo, sottoscrivendo il “progetto Marcozzi”, aveva indicato come sua volontà, doveva spostarsi a est. Lasciando che il “parco” scivolasse, esso sì, verso il mare. Mantenere la viabilità come in passato, quando era giustificata dalla presenza di uno stadio, è difficilmente comprensibile. Parlammo di immensa aiuola spartitraffico (clicca qui) e non vorremmo che ci si trovi davvero in questa situazione.
Lavori in corso in area ex Ballarin
Mentre la metafora decennale Ballarin uguale tappo, rischia di ritrovarsi in questo modo con una equivalente Ballarin uguale tappetto. Una viabilità complessa per raggiungere il lungomare di Grottammare che non prosegue verso il centro di San Benedetto e mantiene un blocco di cemento armato venendo da sud.
Sul tema che questo spazio, ampliato rispetto al progetto iniziale, debba ospitare il Museo della Samb, ci siamo già espressi e speriamo che il buon senso prevalga, anche perché quell’area potrà avere funzioni ben diverse rispetto a quelle di un mausoleo fuori posto (clicca qui).
Veniamo alla stradina della zona Brancadoro. Anche su questa ci eravamo espressi con tanto di esempi e carte catastali (“Area Brancadoro, i cancelli vanno lasciati aperti fino a prova contraria“). Luigi Rapullino afferma di non aver avuto informazioni in merito al fatto che la strada fosse pubblica.
Oggi il dirigente all’Urbanistica Santomassi e il sindaco Spazzafumo hanno dichiarato che in settimana, è stata trovata una delibera di giunta nella quale la strada veniva classificata come strada vicinale di uso pubblico. La pistola fumante, per Spazzafumo e Giantomassi, per annullare la Scia presentata lo scorso 17 giugno con la quale il Comune acconsentì alla recinzione dell’Area e alla chiusura della stradina.
Il cancello nell’Area Brancadoro e la mappa catastale della stessa area
Dispiace che si sia arrivati a questo punto. Entrambi alla guida dell’Amministrazione Comunale e responsabili tecnici e politici della vicenda (Spazzafumo è anche assessore all’Urbanistica) hanno agito all’incontrario rispetto alla logica. Se una strada ad uso pubblico conclamato lasciata aperta da tutti i precedenti proprietari viene chiusa, non occorre scervellarsi per trovare il documento che comprovi il fatto che vada tenuta aperta, semmai occorre avere un documento che dimostri che possa essere chiusa! Era la chiusura che cambiava lo stato di fatto e che dunque andava giustificata.
Una gaffe colossale che rischia di pesare nelle casse di Rapullino (da verificare se l’atto di acquisto, in mancanza di una esplicita previsione sulla stradina, sia nullo o annullabile, anche se di fatto parliamo di una porzione irrisoria del terreno acquistato oltretutto spostabile altrove all’occorrenza) e in quelle del Comune (Rapullino ha già schierato gli avvocati).
Un disservizio per il quale Spazzafumo avrebbe fatto meglio a chiedere scusa, come ha avuto l’accortezza di fare, nella maggioranza, il solo consigliere Fabrizio Capriotti. La sua onestà va sottolineata. Poi, bisognerebbe capire perché questo tipo di errori sono sorti e lavorare per rimuoverne le cause.
Un disservizio per il quale Giantomassi avrebbe fatto bene a restare nell’emiciclo ad ascoltare i consiglieri e i cittadini intervenuti, invece che leggere una relazione e poi dissolversi, poiché quando si sbaglia, almeno, occorre avere l’umiltà di ascoltare chi aveva fatto notare l’errore, non ascoltato. Un Giantomassi che continua a manifestare furiosi attivismi (clicca qui) e cervellotiche contraddizioni e che in questo caso ha pagato anche il fatto di non essere sambenedettese e di ignorare storicamente come la città abbia risolto in passato vicende simili a quella che riguarda Rapullino. Appunto per questo una dose maggiore di ascolto non farebbe male. Peccato che il sindaco, invece di ricordarlo e valutare lo staff da lui scelto, abbia scelto una strada non praticabile.
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