Ancora un tavolo al Mimit sulla vertenza Beko, ieri 24 febbraio (leggi qui), con l’intento manifestato dall’azienda di cambiare rotta rispetto alla chiusura di alcuni stabilimenti, tra cui quello di Comunanza, ma con «un piano industriale e le posizioni di Beko ancora insufficienti. Poiché non trovano una soluzione per tutte le fabbriche e le divisioni impiegatizie, non garantiscono investimenti idonei a rilanciare le produzioni italiane e valorizzare al meglio gli enti di ricerca e sviluppo prodotto e qualità. Si prevedono soluzioni organizzative non condivise e implicano un numero molto alto di esuberi. Con l’obiettivo di scongiurare chiusure e licenziamenti proseguiremo il negoziato presso Ministero delle Imprese e del Made in Italy i giorni 27 febbraio, 14 e 18 marzo». Lo annunciano in una nota congiunta i sindacalisti di Fim, Fiom, Uilm, Uglm.
La rappresentanza Ugl del piceno al Mimit (Marucci, Capolongo e Armandi) il segretario nazionale Spera
In particolare, Francesco Armandi della Uglm, è intervenuto in assemblea sollevando dubbi in merito agli investimenti di 15 milioni. «Sono divisi – spiega il segretario provinciale – 4 per prodotto, 4 per processo, 4 per ricerca, 3 per pannelli solari. Da Comunanza si portano via la lavasciuga di bassa gamma e le slime, lasciando la produzione dell’alta gamma, che equivale a 430.000 pezzi l’anno e con 220 lavoratori circa, contro gli attuali 330.
Scendono quindi produzione, di un prodotto centrale per il sito piceno, e personale: quale garanzia c’è quindi per il futuro?».
Il sindaco Sacconi, con il collega Milani (Montefalcone) ed i sindacalisti piceni alla manifestazione a Roma del 30 gennaio
«Per quanto riguarda Comunanza – è il commento del sindaco Domenico Sacconi – si conferma il cambio di direzione e quindi lo stabilimento andrà avanti. I temi di negoziazione hanno riguardato la questione esuberi. Su questo la Beko propone di ridurre a circa 220/230 dipendenti con investimenti di 15 milioni. La mia speranza è che questi numeri a fine negoziazione possano migliorare, risultando meno esuberi e più investimenti, in modo tale che lo stabilimento possa avere più stabilità. Sono sicuro che l’azione del sindacato e la forza del governo riusciranno nelle prossime riunioni a migliorare tale piano industriale e mettere al sicuro lo stabilimento ed il futuro della Beko a Comunanza».
IL RESOCONTO DELL’INCONTRO DEL 24 FEBBRAIO – Sono i rappresentanti sindacali di Fim, Fiom, Uilm, Uglm a fare il resoconto dell’incontro di ieri, relativo a tutti gli stabilimenti: «Per arrivare ad una intesa occorre soluzione per tutte le fabbriche e gli enti impiegatizi.
Per quanto concerne Comunanza, la Direzione di Beko ha disegnato uno scenario di continuità produttiva, ma con la presenza di 80/100 esuberi su un totale di 320 occupati; verrebbero dismesse le lavatrici slim, nonché le lavasciuga e le lavatrici di bassa gamma; la concentrazione sulla alta gamma porterebbe la produzione da 630 mila a 430 mila pezzi annui; sono previsti 15 milioni di euro di investimenti.
Per quanto riguarda il sito di Cassinetta, la Direzione aziendale ha quantificato in 350 gli esuberi nella fabbrica di frigoriferi, specificando però che a parità di professionalità le varie fabbriche possono essere considerate come vasi comunicanti; tutte le linee di montaggio resteranno in loco, ma si prevede il passaggio dai turni avvicendati a un turno unico così detto a giornata; per quanto riguarda inoltre gli investimenti questi sono stati finalmente dettagliati: 31,5 milioni di euro nella fabbrica di frigoriferi, 75 milioni di euro nella fabbrica di forni, 21 milioni di euro nella fabbrica di microonde, 8,5 milioni di euro per l’istallazione di pannelli solari.
Per quanto concerne Melano, la Direzione di Beko ribadisce i 68 esuberi; sarebbero confermate tutte le attuali gamme di prodotto ed anzi è in studio la possibilità di aggiungere un nuovo modello; gli investimenti complessivi ammontano a 62 milioni di euro.
A Carinaro si conferma la missione di centro europeo di parti di ricambio; sono previsti 5 milioni di euro di investimenti anche per ospitare i nuovi pezzi di ricambio in arrivo dalla Turchia; gli esuberi restano quantificati in 40.
Per Siena resta ferma purtroppo la decisione aziendale di cessare la produzione a fine anno; le disponibilità espresse da Beko sono relative alla ricerca di un soggetto terzo investitore e alla richiesta di ammortizzatori sociali fino alla fine del 2027; inoltre il governo si è impegnato per aiutarci a risolvere la questione inerente la acquisizione del sito da parte di un soggetto pubblico, al fine di fornire una base concreta alla ricerca di una ipotesi di reindustrializzazione.
Per quanto riguarda gli enti impiegatizi, infine, gli esuberi complessivi sono stati rivisti di circa 50 unità, così da diventare 628 su un personale di 1529 impiegati; gli investimenti sono quantificati in 78 milioni di euro nelle attività trasversali e di infrastruttura».
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