L’Area Brancadoro e nel riquadro l’Architetto Gazzoli
di Pier Paolo Flammini
Il Consiglio Comunale Aperto (clicca qui) di una settimana fa ha avuto il merito di originare numerose riflessioni sull’urbanista di San Benedetto, non solo durante la discussione in aula ma, come accade in questi nostri tempi, con post sui social che hanno ulteriormente alimentato il dibattito. Apriamo a nostra volta un approfondimento grazie ad alcuni esperti della materia, come gli architetti Alfredo Gazzoli e Fabio Viviani.
Gazzoli, in particolare, è intervenuto durante il Consiglio Comunale Aperto: lo ha fatto per primo anche se poi gli interventi dal pubblico hanno riguardato principalmente personale politico oltre che all’imprenditore Luigi Rapullino, patron di Sideralba e proprietario di parte dell’Area Brancadoro. Prossimamente pubblicheremo delle riflessioni sulla città di Viviani.
«Certo che ricomprerei la proprietà di Sideralba – ammette Gazzoli – Questo è il modo più rapido e certo che ha il Comune per dare attuazione al Piano Regolatore del 1984, che è fuori standard come già dichiarato in una sentenza del giudice del Tribunale di Ascoli, Carlo Calvaresi, con sentenza 92 del 1992». Gazzoli, architetto ma anche urbanista (ha fatto parte della Commissione Urbanistica provinciale, del Comitato urbanistico regionale) e redattore di diversi piani regolatori nei comuni del Fermano, spiega nel dettaglio la sua convinzione: «Durante la redazione del Piano Regolatore di San Benedetto lo spazio dell’Area Brancadoro venne indicato come quello in cui era necessario reperire gli standard invece assenti nel resto della città. Se quella zona venisse edificata o occupata in altro modo, semplicemente si andrebbe fuori legge».
Il decreto ministeriale del 1968 fissa a 18 metri quadrati per abitante la quantità di spazi pubblici o riservati alle attività collettive, a verde pubblico o a parcheggio, con esclusione degli spazi destinati alle sedi viarie: dunque, come spiega Gazzoli, per arrivare a quella dotazione è necessario destinare una parte dell’Area Brancadoro, come da Prg, a verde pubblico.
«L’intera superficie è di circa 350 mila metri quadrati, di cui quasi 200 acquistati da Rapullino – continua – In tutto ci sono circa 27 proprietari. Ebbene un terzo dell’area, quindi 115 mila metri quadrati, deve diventare verde pubblico attrezzato con una piantumazione completa e compatta. Se questo non viene fatto, ogni altra licenza edilizia rilasciata a San Benedetto è fuori legge, e questo non se lo può permettere nessuno».
Di fronte al progetto di Rapullino, Gazzoli dice: «Fino ad ora so di una conferenza stampa avvenuta nel gennaio 2024, e di alcune slide discusse in Commissione Urbanistica. Il Comune non può rispondere nulla, semplicemente perché non ha alcun progetto o proposta di progetto sulla quale discutere. Non vorrei che sia incorso in un incauto acquisto, perché doveva sapere quali vincoli urbanistici gravavano su quell’area, prima di acquistarla, e la sua richiesta di una variante non era accettabile: non è il primo né l’unico proprietario di quell’area».
Qual è la soluzione idonea per entrambe le parti, Rapullino e Comune? «L’unica soluzione è una iniziativa pubblica che formi un consorzio di proprietari per quel comparto edificatore, e poi si può procedere. Ripeto: occorre reperire 1150 mila metri quadrati di verde attrezzato compatto».
A questo punto Gazzoli si dice favorevole all’acquisto pubblico allo stesso prezzo pagato dalla Sideralba, poco più di due milioni di euro: «Sono favorevole così come lo sono per il riacquisto di Villa Laureati – spiega – Se non erro c’è un avanzo di bilancio notevole che consente agevolmente queste operazioni. Attraverso l’acquisizione il Comune, che ha già 102 mila metri quadrati di proprietà tra stadio e palazzetto dello sport, diventerebbe proprietario del 75% dell’area e sarebbe molto agevole mettere d’accordo tutti gli altri proprietari: l’Amministrazione Comunale farebbe da traino e non sarebbe difficile ricavare i 115 mila metri quadrati di verde e servizi necessari».
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