L’8 marzo è la festa della donna ma è anche un momento di riflessione su temi importanti come le malattie professionali, che colpiscono molte donne lavoratrici. Secondo i dati dell’Inail, le denunce di patologie professionali delle donne, nel 2024, sono state 23.122 (+20.76% sul 2023).
I settori dove si registrano più denunce di malattie professionali sono la sanità, l’assistenza sociale, la Pubblica Amministrazione, l’Istruzione e il settore manifatturiero (in particolare nella produzione di abbigliamento e calzature, nonché agroalimentare giacché esposte a rischi ergonomici e chimici). Ad esempio, nel settore della sanità e dell’assistenza sociale, il 70% delle denunce riguarda le donne.
La Toscana è la regione che presenta la quota più alta di denunce al femminile (16%), seguita dall’Emilia Romagna (13%); le Marche sono al terzo posto (2.130 notifiche, il 9% del totale nazionale – e al quattordicesimo posto come incremento: 13.66%).
Le difficoltà di conciliazione tra vita lavorativa e privata rappresentano una fonte di rischio significativa per la maggioranza delle lavoratrici con ripercussioni sulla salute mentale, causando stress e aumentando le probabilità di subire un infortunio
LE MALATTIE PROFESSIONALI DELLE DONNE NELLE MARCHE
Secondo i dati Inail, del 2024, nelle Marche, le patologie professionali sono cresciute del 13,66% (da 1.874 del 2023 a 2.130 del 2024). Le malattie più comuni riguardano il sistema osteomuscolare, le malattie dell’orecchio e i tumori. Circa i valori registrati nei settori: nell’Industria e servizi si passa dalle 1.699 denunce del 2023 alle 1.910 del 2024 (+12,4%); in Agricoltura dalle 148 del 2023 alle 177 del 2024 (+19,6%); quelle per Conto dello Stato passano da 27 a 43 (+59,3%).
I dati delle province marchigiane: Ancona, da 423 a 501 (+18,44%); Ascoli Piceno da 222 a 243 (+9,46%); Fermo da 277 a 290 (+4,69%); Macerata da 461 a 572 (+24,08%); Pesaro-Urbino da 491 a 524 (+6,72%).
Per Guido Bianchini di Cocopro Inail Ascoli, «L’incremento è attribuito a vari fattori, tra cui l’alto tasso di precarietà e i ritmi intensi di lavoro, inoltre c’è una maggiore consapevolezza dei lavoratori sul proprio stato di salute».
«Il report presentato illustra dati allarmanti poiché ancora oggi lavorando ci si ammala come cinquant’anni fa; evidente che le cause strutturali di questo fenomeno ancora non sono state rimosse, anzi sono peggiorate», aggiunge Bianchini.
Circa la nazionalità, l’incremento registrato riguarda anche le lavoratrici straniere che di sovente svolgono lavori poco qualificati e con salari medi più bassi rispetto ai colleghi italiani; spesso utilizzate in attività particolarmente pesanti, manuali e ripetitive, che le espongono a rischi maggiori per la salute e la sicurezza. Ad esempio, il 38,2% delle donne straniere lavora nei servizi domestici e di cura.
Nella provincia di Ascoli, nel 2024, i casi di malattie professionali sono aumentati del 9,46% rispetto all’anno precedente. Anche qui l’incremento è attribuito a vari fattori, tra cui l’alto tasso di precarietà e i ritmi intensi di lavoro. Le “malattie” più comuni includono patologie muscolo-scheletriche, disturbi psicologici legati allo stress lavorativo e malattie respiratorie.
L’analisi dei settori più colpiti nella provincia picena. Industria e servizi: le denunce presentate all’Istituto passano da 161 del 2023 alle 189 dello scorso anno (+17,39%); in calo quelle dell’Agricoltura del 12,28% (da 57 a 50); mentre per quelle del Conto dello Stato restano immutate con 4 denunce in ciascun anno. Le attività più colpite sono la sanità e l’assistenza sociale, l’istruzione e i servizi domestici e familiari.
«L’analisi presentata conferma che le patologie professionali restano un punto debole nel sistema delle tutele nella Regione Marche, con maggiore concentrazione nelle lavoratrici – continua Bianchini -. Le ragioni? Si può ipotizzare che la popolazione lavorativa femminile ha spesso assunzioni in età avanzata, rapporti di lavoro meno consolidati (es. part-time involontari) e mansioni poco professionali che influiscono fortemente».
«Se è positivo registrare l’emersione delle malattie professionali di contro, numeri così rilevanti sono preoccupanti poiché fanno ipotizzare forti carenze di tutele preventive e una persistente esposizione dei lavoratori (ancor più donne) a quei rischi che, come risulta, portano a contrarre le tecnopatie – conclude -. Quindi è importante implementare la consapevolezza su queste problematiche e promuovere misure di prevenzione nei luoghi di lavoro con un ruolo proattivo del medico competente. La salute e il benessere delle donne lavoratrici devono essere prioritari, con politiche adeguate, formazione continua e un ambiente di lavoro sicuro».
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