di Lino Manni
Profondo rosso. Solo che il film di Dario Argento è un autentico capolavoro, mentre l’Ascoli di mister Cudini è un autentico disastro.
In un martedì di Champions League a Campobasso si è compiuta l’ennesima tragedia bianconera: la quarta sconfitta consecutiva. Si è ripetuto quello che già era accaduto con il Pineto al “Del Duca”: espulsione, gol, sconfitta. Una partita in fotocopia. Gli stessi errori, le stesse situazioni…lo stesso finale. L’incapacità di reagire quando ci si viene a trovare in certe condizioni è ormai evidente. Come sempre un avvio promettente dei bianconeri anche se, spesso, i passaggi ai compagni sono del tutto…immaginari. Non c’è un filo logico nel gioco della squadra. Il Campobasso è un avversario modesto ma l’Ascoli attuale ha di grande solo il blasone. Ma con quello non si vince.
Tuttavia i bianconeri hanno una buona occasione con Varone di testa e Corazza protesta per un intervento dubbio, anzi molto dubbio, ai suoi danni. Un primo tempo vivace ma non certo spettacolare. Una partita molto diversa rispetto a Liverpool-Psg in onda sulle reti Sky. Quello è un altro calcio. Comunque è l’Ascoli che mi tiene incollato allo schermo.
Nella ripresa la ghiotta occasione di Silipo mi da qualche speranza. Cudini stringe sempre in mano il cronometro diventato ormai un amuleto. Stancamente la partita va avanti con alcuni errori dei bianconeri e altrettanti cartellini gialli. Poi un colpo di sonno di Adjapong che tenta il recupero ma commette fallo: prende il secondo giallo e la via degli spogliatoi. Anche la sorte si accanisce contro i bianconeri che prendono subito gol. Anzi una sorta di “gollonzo” su un tiro non certo irresistibile leggermente deviato da Odjer. Ora riprendere il risultato è come scalare una montagna.
La squadra è demoralizzata e rassegnata e dalla panchina non arriva nessun input positivo. Un’altra figuraccia bianconera e la classifica si fa sempre più pericolosa. Fortuna la penalizzazione in classifica di Lucchese (6 punti) e Spal (3), altrimenti sarebbero stati guai grossi. Ma non si può sperare sulle disgrazie degli altri per raggiungere i propri obiettivi. Una riflessione va fatta nella speranza che nelle sette partite rimaste si possano limitare i danni: “Pozza i bbe’”.
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