Villa Sgariglia
di Maria Nerina Galiè
Villa Sgariglia ed i suoi 80 ettari di uliveto sono di recente tornati alla ribalta della cronaca nella querelle sulla tutela dell’oliva ascolana.
Stavolta è Legambiente a denunciare lo stato di abbandono e degrado del suggestivo immobile e dell’azienda agricola annessa, di proprietà del Comune di Ascoli.
Ma ci sono dei progetti, più concreti per quanto riguarda la villa dei quali parla, in questo articolo, l’assessore comunale Gianni Silvestri; progetti ancora da vagliare per il terreno, al momento affidato ad un gestore privato.
«Legambiente ritorna sulle annose vicende del lascito Sgariglia, una volta vero e proprio motore economico del nostro territorio, un lascito di centinaia di ettari di terreni che sono rimasti incolti per troppo tempo, un’azienda agraria perennemente in perdita. E il danno non è soltanto economico.
Villa Sgariglia Campolungo chiesa dell’Assunta, capolavoro settecentesco di Lazzaro Giosafatti
La chiesa dell’Assunta, capolavoro dell’Architetto Giosafatti, restaurata nel 2000 in occasione del Giubileo, abbandonata da anni, è stata più volte depredata e ridotta ad un rudere. Il ladri hanno portato via le campane e perfino i fonti battesimali. Per non parlare dell’immenso complesso di Villa Sgariglia, restaurato e adibito anni fa a ristorante, oramai chiuso da anni.
Ci uniamo alle forti parole di condanna – prosegue la nota di Legambiente – di Franco Passarini (leggi qui), che insieme al padre ha gestito questa proprietà per oltre 30 anni, che da quasi 20 anni denuncia lo stato di abbandono dell’azienda agraria, che era il fiore all’occhiello del nostro territorio».
Gianni Silvestri
L’Amministrazione comunale di Ascoli Piceno conosce bene il problema e, per quanto riguarda la villa, ritenterà con il bando per darla in affitto.
L’assessore Gianni Silvestri, a tal proposito, dichiara: «Sono rientrato a Villa Sgariglia pochi giorni fa. E nonostante l’abbandono, i furti e gli atti vandalici subiti, posso dire che non ha perso il suo fascino. E’ nostra ferma intenzione metterla a reddito. Ma, soprattutto, vederla tornare a vivere».
La destinazione pensata dal Comune è di farne «una struttura ricettiva – spiega l’assessore – oppure una residenza sanitaria, gestita da privati con un contratto di affitto a canone calmierato, pari a 10.000 euro l’anno, per 9 anni rinnovabili per altrettanti. Quindi per 18 anni. L’affittuario dovrà pensare alle opere di ripristino e alla messa a norma in base all’utilizzo che vorrà farne. E’ di un paio di settimane fa la delibera di Giunta comunale per l’approvazione dell’Atto di indirizzo, ora si sta procedendo alla redazione del bando».
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