Lavori sulla Circonvallazione nord: «Un’aggressione al sistema collinare»

ASCOLI - L'intervento critico di Italia Nostra: «Si tratta di uno sbancamento che, non solo danneggia il paesaggio in modo irreparabile, ma desta forti preoccupazioni per la sicurezza dell’area interessata»
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Il dibattito sulla sostenibilità ambientale e sulla tutela del paesaggio si riaccende con forza ad Ascoli. A lanciare l’allarme è Italia Nostra – sezione di Ascoli Piceno “William Scalabroni”, che denuncia con fermezza l’impatto devastante del massiccio sbancamento della collina contigua alla Circonvallazione Nord, nei pressi dello stadio “Del Duca”.

Lo sbancamento in corso visto dal piazzale del “Del Duca”

 

Già nel 2014 e nel 2022, l’associazione aveva segnalato il rischio di un intervento urbanistico così invasivo, sottolineando le possibili conseguenze per l’armonia e la sicurezza del sito. Tuttavia, a nulla sono valse le denunce e le richieste di attenzione: oggi, il fronte di sbancamento è stato ulteriormente ampliato e il paesaggio ne esce irrimediabilmente stravolto.

 

«Ci troviamo di fronte a un’alterazione profonda e irreversibile del territorio», afferma il presidente della sezione ascolana di Italia Nostra, il professor Gaetano Rinaldi. «Un intervento che non solo danneggia il paesaggio in modo irreparabile, ma che desta forti preoccupazioni per la sicurezza dell’area interessata».

Gaetano Rinaldi

 

Il timore maggiore riguarda l’eventuale installazione di un grande serbatoio fuori terra, destinato – si suppone – allo stoccaggio di gas liquido, forse Gpl. Una simile infrastruttura, qualora venisse confermata, sorgerebbe in un’area già soggetta a rischio di frane e a pochissima distanza da una zona densamente abitata. «Oltre al danno ambientale, si profilano rischi concreti per la sicurezza dei cittadini», sottolinea ancora Rinaldi.

 

«L’impianto, se realizzato, si troverebbe in prossimità di una strada molto trafficata, con il pericolo di incidenti che potrebbero coinvolgere una struttura pericolosa e per di più collocata ai piedi di una parete collinare fragile».

 

Italia Nostra sottolinea che la gravità della situazione è testimoniata da una foto scattata da grande distanza, che mostra in modo inequivocabile il profondo squarcio inferto al territorio. «Un’area che avrebbe meritato tutela e rispetto, invece di un’ulteriore cementificazione indiscriminata».

 

«A questo punto, chiediamo almeno garanzie sulla sicurezza dell’impianto che si intende realizzare», conclude il professor Rinaldi. «Non vogliamo che in futuro possano verificarsi tragedie che oggi potrebbero essere evitate. Quanto al danno paesaggistico, purtroppo, non si può più tornare indietro: dovremo convivere con un’altra ferita inferta al nostro patrimonio naturale. Rimane l’amara consapevolezza di non essere riusciti, ancora una volta, a proteggere un territorio unico in Italia, che forse non ci meritiamo».

 

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