Macchia di sangue davanti all’ingresso della discoteca, omicidio Amir, 16 marzo 2025
di Pier Paolo Flammini
Il locale è stato posto sotto sequestro: una decisione scontata, considerando quanto accaduto all’alba di domenica 16 marzo. Il Kontiki è uno storico locale di San Benedetto, con un ampio spazio utilizzato come discoteca, sia d’estate che d’inverno. Si trova nella zona nord del lungomare, la più antica, e generazioni di sambenedettesi e non solo vi conservano bei ricordi legati a feste, serate, incontri.
Eppure quella del 16 marzo è una data che si farà fatica a dimenticare, col corpo senza vita di Amir Bhenkarbush, 24 anni, di Giulianova, assassinato con una coltellata dall’altra parte del lungomare, e una lunga scia di feriti, tra cui uno molto grave (clicca qui per gli ultimi aggiornamenti).
Massimiliano Falasca Zamponi
Tutto sarebbe iniziato proprio dentro al Kontiki, già a notte fonda. Il gruppo con Amir sarebbe arrivato a San Benedetto da Giulianova, e in questo momento le indagini stanno cercando di capire, tra le altre cose, quali siano stati i motivi scatenanti della rissa sfociata nel sangue. Inizialmente, considerando l’alto numero di persone coinvolte, si era pensato a un regolamento di conti premeditato ma non si esclude che le cause possano essere futili.
Ad ogni modo, lo scontro tra le due fazioni è iniziato proprio all’interno del Kontiki. Il gestore, Massimiliano Falasca Zamponi, molto conosciuto in città anche per la gestione di altri locali che richiamano tantissimi affezionati, spiega che «quelle persone sono state subito allontanate dal momento in cui il loro comportamento è stato tale da renderlo necessario, poi fuori si sono organizzate per la rissa ed è accaduto quel che è accaduto». Insomma, i coltelli sarebbero spuntati – o almeno usati – fuori dal locale, e in gran numero – sembra certo che in alcuni casi fossero nelle auto. Proprio sul marciapiede davanti all’ingresso una traccia di sangue è rimasta visibile per tutto il mattino di domenica.
«Il locale è sotto sequestro perché gli inquirenti, giustamente, vogliono accertarsi di cosa è accaduto e vedere i video registrati – continua – e da parte nostra c’è massima collaborazione».
Falasca aggiunge: «Non erano di San Benedetto e comunque non facevano parte della nostra clientela abituale, io non li ho mai visti. Non avevano prenotato un tavolo, all’entrata erano vestiti bene e avevano l’età corretta per entrare»
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