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Agostini: «Non mi ricandido»,
«Per la ricostruzione stanziati 10 miliardi»

INTERVISTA - Il deputato del Pd si "confessa" a Cronache Picene. «Dopo di me un altro piceno in Parlamento». Su Fondazione, Monticelli e stadio bordate al sindaco Castelli
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Luciano Agostini insieme ad Anna Casini, Paolo D’Erasmo e Francesco Ameli

di Renato Pierantozzi

«Non mi ricandido per scelta personale, non perché sia un atto dovuto. Ho sempre fatto due mandati dove sono stato (Comune, Regione e Parlamento). Se tutti facessero come me non servirebbe la rottamazione». Lo afferma l’onorevole Luciano Agostini (Pd) in vista del voto per il Parlamento previsto a marzo.

Per la sua successione che auspica?

«Spero che le candidature siano espressione del territorio per poter vincere le sfide nei collegi con nomi radicati e legati al Piceno».

Che territorio lascia dopo dieci anni in Parlamento?

Luciano Agostini

«La situazione locale è stata segnata dalla drammaticità del sisma, un fatto senza precedenti con oltre 75.000 scosse e tre grandi “botte” drammatiche ad agosto, ottobre e gennaio. L’area del cratere è vastissima come mai era successo prima. Il governo ha messo in piedi strumenti legislativi importanti come mai accaduto prima per disastri di queste dimensioni. Anche lo stanziamento dei fondi è stato corposo con 10 miliardi già disponibili ed altri previsti nella prossima legge di stabilità. Si interviene sulle prime e sulle seconda case, sulle buste paga, sulle attività produttive, credito d’imposta, no tax area e i danni indiretti».

Da più parti arriva l’accusa di ritardi sulle procedure e sulla ricostruzione, cosa risponde?

«Le polemiche sono sciocchezze. C’è la consapevolezza di ritardi dovuti alla farraginosità di alcune leggi come il codice degli appalti su cui si sta rapidamente mettendo mano snellendo le procedure. Sono state già previste alcune misure per dare più autonomia ai comuni sin dalla prossima legge di stabilità. La Regione sta facendo un lavoro enorme visto che il 64% del territorio colpito dal sisma ricade nelle Marche. L’obiettivo è chiudere entro l’anno la fase dell’emergenza».

Passata la fase emergenziale, come ripartirà invece lo sviluppo?

«Questo è un altro tema. Il clima di recessione generale degli ultimi 9 anni è stato ancora più grave nel nostro territorio perché le fabbriche hanno iniziato a chiudere prima dello scoppio della crisi mondiale. Ora la Regione ha inteso aprire una fase nuova ricercando fondi pubblici per la Salaria e per l’area di crisi complessa per cui sono già aperti i primi bandi. Queste opportunità debbono vedere il sistema delle imprese pronto a cogliere le occasioni che ci sono per aprire una nuova fase di sviluppo. C’è un discreto pacchetto di aiuti pronto per essere sfruttato. Tornando al terremoto penso che debba essere adottato il cosiddetto “modello Friuli” rendendoci tutti consapevoli di un grande progetto di ricostruzione cercando di risolvere i problemi senza atteggiamenti polemici tesi più ad alimentare diatribe politiche che soluzioni pratiche. A riguardo l’atteggiamento del sindaco Castelli è stato sempre quello di fare polemiche senza mai aiutare a trovare soluzioni.

A che cosa si riferisce?

«Basti pensare al caso dei fondi del governo e della regione sulle periferie. Si pensa più a fare ponti (il riferimento è a quello di Monticelli, ndr) per privilegiare questa o quella azienda invece di pensare a costruire sazi di aggregazione sociale o aree di sviluppo di cui Monticelli avrebbe urgente necessità. Ascoli ha nel centro storico la sua maggior forza ma in questi anni l’abbiamo vista abbattuta in un disegno che prevede il vantaggio di pochi a scapito della collettività. Penso alla cessione dei parcheggi per 40 anni, alla pubblica illuminazione ceduta per 20 anni o al sistema punitivo della raccolta dei rifiuti per cui ora bisogna recuperare un ritardo di anni creando disagi ai cittadini e mettendo il Piceno all’ultimo posto».

Sull’ex Carbon è arrivato il finanziamento pubblico per la bonifica della vasca di prima pioggia, è la soluzione per sbloccare la riconversione?

«Voglio capire come si rimodulerà il progetto. Io ho già espresso la mia contrarietà al progetto complessivo che rimane una grande colata di cemento».

Sulle attività della Fondazione Carisap è arrivata la presa di posizione del sindaco Castelli che ha chiesto iù fondi alla cultura, è d’accordo anche lei?

«Mi sarebbe piaciuto che Castelli fosse stato al mio fianco nell’accesa disputa che ho avuto in passato con il presidente Marini Marini sulle attività della Fondazione. Stranamente Castelli lo fa solo oggi magari per accreditarsi con i nuovi amministratori della Fondazione. Ritengo che le criticità debbano essere evidenzate, dalla parte politica, quando si determinino e non tatticamente in modo “postumo”».

L’Ascoli Picchio sta vivendo un momento delicato

«Spero vivamente che la squadra possa risollevarsi. Se penso alle vicende dello stadio e in particolare della realizzazione del nuovo settore da parte del Comune mi verrebbe da fare una battuta: Rozzi fece lo stadio in 100 giorni, Castelli da tre anni non riesce a completare una tribuna».

Caso migranti, dopo i casi di Ascoli e Spinetoli la situazione a livello locale non rischia di scappare di mano?

«Sull’immigrazione il governo e il ministro Minniti stanno cercando di governare un problema grandissimo e di difficile soluzione. Molti Comuni hanno fatto bene ad aderire allo Sprar che consente di governare i flussi con numeri sostenibili rifiutando invece la vecchia eredità della legge Bossi-Fini che prevede centri di prima accoglienza che sfuggono al controllo delle amministrazioni locali. E’ sorprendente che Castelli non aderisca allo Sprar consentendo così la presenza di un Cas (centro di accoglienza straordinaria, ndr) a Carpineto. Forse perché chi gestisce un Cas sfugge al controllo pubblico o perché è molto vicino alla sua amministrazione?».

Si candiderà a sindaco di Ascoli?

«Mi hanno chiesto la disponibilità, ma ho già svolto questa funzione a Offida e ritengo che Ascoli non abbia bisogno di un altro “papa straniero”. Ci sono tutte le energie e le risorse per far crescere una nuova classe dirigente che mi auguro possa trovare nel Pd e nel centro sinistra il suo punto di riferimento».


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