Michele Rea: «L’ergastolo lo stiamo scontando noi, non l’assassino di Melania»

IL PROSSIMO 18 aprile ricorre il 14° anniversario della morte della giovane mamma che viveva a Folignano. ll fratello: «Assurdo che non fu riconosciuta la crudeltà. Vittoria ha voluto sapere tutto di come è stata uccisa sua madre»
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di Peppe Ercoli

 

Il 18 aprile ricorre l’anniversario dell’omicidio di Melania Rea: il fratello Michele racconta la crescita di Vittoria e riflette sull’ingiustizia percepita

 

Il prossimo 18 aprile segna l’anniversario della tragica morte di Melania Rea, uccisa nel 2011 dal marito Salvatore Parolisi con 35 coltellate nel Bosco delle Casermette di Civitella del Tronto. Un crimine che segnò anche un’altra vittima: la figlia Vittoria, che all’epoca dei fatti aveva solo 18 mesi e dormiva in auto, ignara dell’orrore che si stava consumando.

 

Michele Rea

Oggi, Vittoria ha 16 anni ed è un’adolescente: «Vive con i nonni, ma di fatto con tutti noi. La stiamo crescendo insieme e ci rende orgogliosi di lei» racconta lo zio Michele. Con il tempo, la ragazza ha acquisito piena consapevolezza della tragedia che ha segnato la sua vita. «Vittoria ha voluto sapere tutto e abbiamo intrapreso un lungo percorso con l’aiuto degli psicologi», spiega ancora Michele Rea.

 

Anche quest’anno, come nel 2011, il 18 aprile cadrà durante la Settimana Santa, esattamente di Venerdì Santo. Secondo quanto emerso nel processo, Parolisi avrebbe agito spinto da una pressione psicologica crescente, costretto a scegliere tra la famiglia e la relazione extraconiugale con una giovane militare del 235° Reggimento Piceno.

 

La famiglia Rea, nonostante il dolore, è tornata più volte sul luogo del delitto. «Ci torniamo una volta all’anno, e da qualche tempo anche Vittoria ci accompagna, lo ha voluto espressamente lei» racconta Michele. I legami con Folignano e Ascoli restano forti: «Per Melania anche quella era casa sua e lo è ancora. Abbiamo conservato amicizie importanti, quei luoghi ci parlano ancora di lei».

 

In questi giorni, la famiglia Rea ha rivissuto intensamente il dolore alla luce di un nuovo femminicidio che ha scosso l’opinione pubblica, quello di Giulia Cecchettin. Per Michele, c’è un tragico filo conduttore con la vicenda di sua sorella: «Anche a noi, come alla famiglia di Giulia, non è stata riconosciuta la crudeltà. E questo lascia sgomenti. Come si fa a dire che 70 coltellate non sono crudeli, solo perché l’assassino era “inesperto”? È un’offesa alla memoria delle vittime e al dolore dei familiari».

 

Secondo la giurisprudenza, la crudeltà si configura solo in presenza di sevizie particolarmente efferate. «Nel caso di Melania, dissero che non c’era volontà di farla soffrire. Come se 35 coltellate non fossero sufficienti. Per la legge la crudeltà è cavare gli occhi, bruciare il corpo… Ma per chi perde una persona cara in quel modo, ogni coltellata è crudeltà», afferma Michele con amarezza.

 

Parolisi si trova ancora in carcere, ma la sua pena potrebbe finire presto. «Il termine è fissato al 2029, ma con gli sconti per buona condotta finirà per scontare 16 anni in tutto. Troppo poco. L’ergastolo lo stiamo scontando noi, ogni giorno, senza possibilità di uscita».


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