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E’ morto Raniero Paci,
Quintana e giornalismo in lutto

ASCOLI - Uno dei padri fondatori della Quintana, poi capitano del Sestiere di Sant'Emidio, direttore dell'Azienda di Soggiorno e Turismo e poi dell'Apt, corrispondente della Rai, prezioso collaboratore della rievocazione storica per la quale ha sempre lavorato dietro le quinte
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di Andrea Ferretti

Se nell’ultimo mezzo secolo ad Ascoli Piceno chiedevi a uno per strada dimmi qualche nome di persona discreta e perbene, probabilmente ti sentivi rispondere due, massimo tre nomi. Tra questi c’era sicuramente quello di Raniero Paci. Uno dei miei “maestri”, uno che come me amava la Quintana e – quello che per un periodo della sua lunga vita è stato anche un lavoro – il giornalismo.

Raniero Paci (a destra) in una rara immagine in cui indossa il costume di “magistrato” (foto da quintanadiascoli.it)

Raniero se n’è andato a 88 anni. L’ha fatto senza clamori, alla stessa maniera di come aveva impostato la sua esistenza. Lo ricordo, io bambino e lui grande grosso. Faceva quasi paura quando indossava i panni di capitano di Sant’Emidio, con in mano spada e elmo, al fianco di personaggi che hanno fatto la storia non solo della Quintana (sarebbe riduttivo) ma della città di Ascoli. Un nome su tutti: Tonino Orlini (la foto simbolo della Quintana non è un fotomontaggio) prima sindaco e poi presidente e Magnifico Messere della Quintana, figlio di Serafino che quando lo nomini ti devi togliere il cappello pure se non lo porti. Raniero è stato non solo uno dei capitani di Sant’Emidio, ma qualcosa di più. Insieme al fratello Carlo (scomparso meno di un anno fa nell’agosto 2017) e pochi altri fu tra i padri fondatori della Quintana di Ascoli. Proprio quella “cosa” che oggi un manipolo di giovani senza memoria e coscienza stanno trasformando in una manifestazione folcloristica se non addirittura una sorta di Carnevale estivo (la definizione che numerosi detrattori, quelli con la puzza sotto al naso, dalle parti del Caffè Meletti davano a quella iniziativa che si stava materializzando). Era il il 1953 e avvennero proprio da quelle parti le prime riunioni tra coloro che due anni dopo avrebbero poi dato vita a quello che oggi è sotto gli occhi di tutti. Raniero Paci e suo fratello Carlo – storico capo de “Il Messaggero” di Ascoli (altro mio maestro: che fortuna che ho avuto!) – furono coloro che insieme a pochi altri trasformarono in fatti gli studi di don Carlo Cardarelli. Ovvero, la riesumazione di qualcosa che ad Ascoli c’era stato 500 anni prima. Fu un’idea folle per quel tempo, partorita in una città povera, a metà strada tra rovine ancora fumanti della Seconda Guerra e il boom del 1960. Raniero Paci figurava tra quei pochi temerari.

Ma lui ha poi fatto di più. E’ stato per decenni direttore dell’Azienda di Soggiorno e Turismo (si chiamava così quando ancora non c’erano i trenini e i “pacchetti” della Quintana distribuiti lungo la costa per far abboccare i turisti all’amo) e forse il primo a capire che la Quintana non doveva e non poteva essere solo un manifestazione fine a se stessa, ma un traino per veicolare l’immagine di una città non solo al di là del Tronto, ma ben oltre i confini regionali e nazionali. Così poi è stato. L’ultimo acuto di Raniero risale a poco prima della pensione quando nel 1994, da direttore dell’allora Apt, ebbe la malaugurata idea di affidare, insieme a Raniero Isopi, la responsabilità di una memorabile trasferta a Francoforte, in Germania – vi presero parte 80 quintanari – a un manco tanto giovane capo dei musici della Quintana. Per fortuna andò tutto bene. Raniero Paci fu per anni anche corrispondente della Rai quando ancora fare il corrispondente aveva un senso e non esisteva internet che fa sentire tutti più importanti e acculturati. Raniero è stato la voce di Ascoli della Rai anche se pochi ricorderanno i suoi servizi al radiogiornale quando ancora Rai3 e il suo Tg non esistevano. Raniero era il fratello minore di Carlo che ha ci ha lasciato un anno fa. Dopo la pensione aveva continuato a collaborare con l’Ente Quintana ed era lui che, dentro uno stanzino semibuio, lavorava al fianco di Giacinto Federici nella sede di via Castellana e poi quella nuova accanto all’ingresso principale di Palazzo Arengo.

Nato nel 1930, da giovane era stato anche carabiniere. Dopo gli storici consoli Pespani e Nardinocchi se ne va forse l’ultimo padre della Quintana. La quasi totalità di coloro che sfilano oggi non l’ha conosciuto, ma quando il 5 agosto indosseranno il “costume” pensassero per qualche secondo a chi (Raniero e altri) ha permesso alla Quintana di spegnere la 64esima candelina. Raniero si era speso, e non poco, anche per il Carnevale di Ascoli. Indelebili i ricordi dei concorsi mascherati a premi istituiti dalla “sua” Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo. Lui la dirigeva, Gisella e Fiorella erano i suoi bracci destri, un giovane professore di nome Raniero Isopi muoveva i suoi primi passi a livello organizzativo. Per un breve periodo (fine anni ’70) collaborò attivamente con l’Ascoli del presidentissimo Costantino Rozzi suo amico di vecchia data. Tante le espressioni di cordoglio giunte ai suoi familiari e tra queste quelle di tutta la Quintana: sindaco Guido Castelli e presidente Massimo Massetti in primis. In queste ore in tanti si stanno stringendo intorno al dolore di Guido, il suo unico figlio, i nipoti e tutti i familiari. E’ deceduto all’ospedale “Mazzoni” di Ascoli dove era stato ricoverato dopo una crisi. Il funerale non è stato ancora fissato, dovrebbe svolgersi venerdì o sabato. Raniero se n’è andato proprio a cavallo delle due Quintane, periodo dell’anno in cui in passato è stato a lungo protagonista. Ciao Maestro.


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