di Maria Nerina Galiè
Balduzzi o Ceriscioli che siano, non è così scontato l’esito della conferenza dei sindaci che giovedì 2 agosto saranno chiamati a ratificare la scelta dell’ area sulla quale dovrà sorgere il nuovo ospedale unico del piceno, un terreno compreso tra Colli e Spinetoli, eletto idoneo dall’ormai famoso, o famigerato, algoritmo combinato con altri fattori tra cui le caratteristiche urbanistiche e morfologiche, l’accessibilità, le infrastrutture e la sicurezza dal punto di vista idrogeologico. Lo scorso 27 giugno, l’incontro avente lo stesso ordine del giorno si è concluso con un nulla di fatto. Il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli aveva sciolto l’assemblea, concedendo ai primi cittadini dell’area vasta 5 ulteriore tempo per esprimere il loro parere. Nel frattempo ha accolto la richiesta di diversi amministratori, inviando loro un dossier contenente maggiori dettagli sul futuro progetto e sull’ipotesi di reimpiego del Mazzoni di Ascoli Piceno e Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tronto. Un documento giudicato esaustivo da alcuni, definito “quattro slide” da Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno che, alla vigilia dell’importante appuntamento, ha inviato ai colleghi una lettera aperta nella quale evidenzia numerosi dubbi rimasti irrisolti.
Sembra invece che i sindaci “a favore” abbiano preparato uno studio concertato per allargare il consenso nei confronti della decisione regionale e da presentare all’assemblea. Dovrebbe contenere l’esame di alcuni aspetti che evidenziano l’opportunità di procedere verso una scelta condivisa e che scongiuri ulteriori perdite di tempo a danno della collettività.
Guido Castelli fa seguire interrogativi di natura politica e tecnica alla premessa nella quale dà per assodato che: «Luca Ceriscioli ha già fatto la sua scelta nelle stanze chiuse della giunta regionale e ora cerca di dare una parvenza di democraticità alla decisione, cercando di renderne complici i sindaci del territorio, stremati dalla crisi economica e resi vulnerabili dal terremoto”, senza considerare l’impatto di una decisione così importante sul territorio.
Il primo cittadino del capoluogo si chiede se non sarebbe stato più utile ed economico puntare sulla riqualificazione dei nosocomi di Ascoli e San Benedetto, il primo a servizio dei paesi dell’entroterra ed il secondo in ragione del notevole incremento della popolazione nel periodo estivo.
«Non vi viene il sospetto che quelli ipotizzati da Ceriscioli siano fanta-ospedali adatti più alla campagna elettorale che alla soddisfazione dei bisogni di salute delle nostre comunità?», scrive ancora Castelli per poi passare a quesiti tecnici su costi, tempi e caratteristiche più specifiche basate su dati “estratti da un blog di settore particolarmente qualificato alimentato da alcuni esperti di sanità di comprovata esperienza». Invita gli altri amministratori ad interrogarsi sul numero di posti letto distinti per intensità assistenziale, su quante saranno le sale operatorie e le ore di attività chirurgica a disposizione delle diverse discipline e che spazio si darà alle urgenze ed alle emergenze tempo-dipendenti ma anche alle post-acuzie.
Pone domande sul personale necessario e sull’eventuale ampliamento dei servizi anche rispetto ai due presidi già esistenti, riguardo ai quali vuole vederci più chiaro: «Sono previsti interventi di adeguamento delle due strutture sia in termini di personale che di spazi, impianti e tecnologie in attesa del trasferimento? Quali forme di integrazione tra i due ospedali che confluiranno sono state attivate e quali altre verranno progressivamente attivate?».
«Vi sono criticità forti nell’ambito dei servizi territoriali dell’Area Vasta che potrebbero influire sul progetto? Che ruolo svolgono le strutture private nell’offerta ospedaliera dell’Area e che forme di integrazione ci sono o ci potrebbero essere tra ospedalità pubblica e privata?», dice ancora per poi concludere: «Siamo certi che rendendoci corresponsabili di una scelta così opaca – conclude il sindaco di Ascoli – non sostenuta da una strategia organica e lesiva sia del diritto alla salute che dell’economia delle nostre comunità, facciamo il bene del nostro territorio?».
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