di Luca Capponi
Quando ci sono di mezzo soldi pubblici, cioè soldi che arrivano direttamente dalle tasche dei cittadini, non si può evitare di essere ripetitivi. O di far finta che certe “schifezze” non esistano. Esistono, invece, e meritano di essere documentate. Quello che è accaduto, e sta accadendo, intorno alla pista ciclabile che collega la zona di Porta Torricella e la Cartiera Papale transitando vicino al fiume Castellano può fungere da lampante esempio; inaugurata una decina di anni fa con una spesa di centinaia di migliaia di euro da parte della Provincia, nel corso del tempo ha subito diversi stop a causa di frane e smottamenti, prima che venissero spesi altri 200.000 euro per ripristinarla. La storia però non è finita perché dopo il nuovo intervento il tracciato ha ceduto di nuovo di fronte alle forti piogge del 2013.
Lo stato in cui oggi versa la pista, lunga poco meno di 1 chilometro, è a dir poco pietoso. La vegetazione è arrivata ormai a coprire quasi tutto il percorso, abbellito in alcuni tratti anche da gli immancabili rifiuti gettati lì da civilissimi cittadini, tanto che dopo i primi metri sembra di entrare nella foresta amazzonica. Qualche altro passo e avanzare diviene impossibile a meno che non si sia in possesso di attrezzatura sforbicia-arbusti e di abbigliamento da avventura. Poco male, perché il tragitto sarebbe comunque interrotto più avanti dalle già menzionate frane. Frana, non a caso, è un termine che si potrebbe adattare alla perfezione a coloro i quali, negli anni, hanno partorito una genialata dopo l’altra fino a ridurre la pista in queste degradanti condizioni.
Di proprietà della Provincia, qualche anno fa il Comune rilanciò (e promise di impegnarsi) affinché si facesse qualcosa. Giunti a questo punto, ormai, sarebbe più onesto togliere i cartelli che segnalano la partenza della ciclabile e sostituirlo con uno che indichi l’inizio di una vergogna tutta ascolana.
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