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750.000 euro da pagare al privato
per un fatto accaduto negli anni ’80
Il piccolo Comune regge l’urto del salasso

MALTIGNANO - L'Amministrazione guidata dal sindaco Falcioni riconosce un debito di sentenza per un esproprio effettuato in ritardo più di trenta anni fa: «Si tratta di un miracolo contabile ed amministrativo che vale molto più di tante opere pubbliche. Le nostre casse messo in salvo, ci avevano chiesto il triplo»
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Nell’ultima seduta del consiglio l’Amministrazione comunale ha approvato il riconoscimento di debito per sentenza esecutiva per un importo pari a circa 750.000 euro. La vicenda risale agli anni ’80 quando l’allora amministrazione occupò una area per edilizia economica e popolare, peraltro mai completata, convertendo in ritardo l’occupazione d’urgenza in decreto di esproprio; la conseguente condanna, su ricorso del privato, l’ha costretta a pagare i danni della procedura espropriativa ritenuta operata in modo non corretto.

L’attuale amministrazione ha dovuto gestire, suo malgrado, questa insieme ad altre 18 cause ereditate di cui 17 chiuse nel tempo. «Riteniamo che tale riconoscimento rappresenti una sorta di miracolo amministrativo che vale alla pari di tante opere pubbliche, in quanto un paese di 2.500 abitanti è riuscito nel tempo a raccogliere un avanzo di amministrazione così consistente per pagare una sentenza» spiega il sindaco Armando Falcioni.
«Pur non condividendo le scelte politiche del passato, le amministrazioni che si sono succedute hanno difeso con decisione le casse comunali opponendosi alle varie richieste dei ricorrenti ed attenendo il riconoscimento di un debito molto consistente ma certamente di gran lunga inferiore, almeno di un terzo rispetto alle richieste dei ricorrenti. -continua il primo cittadino- Inoltre il grande sforzo profuso è stato quello di superare, all’atto del riconoscimento del debito, lo scoglio del cosiddetto pareggio di bilancio il quale non ha permesso fino ad adesso l’utilizzo dell’avanzo accantonato, questo grazie anche all’inserimento di Maltignano nel cratere del terremoto, operazione determinante per questa vicenda».
«Rimane l’amarezza -va avanti Falcioni- per avere profuso tante energie fisiche e mentali per il riconoscimento di un debito nonché di aver dovuto accantonare ben 750.000 euro per pagare danni per una operazione di trenta anni fa, per una zona peraltro mai completata proprio per le note ed intricate vicende legali. Sottolineiamo con rammarico la scarsa collaborazione dell’istituto di credito coinvolto, dal quale ci si aspettava non solo un rispetto formale, peraltro legittimo, delle procedure ma una maggiore collaborazione nei confronti di un comune dell’ascolano in difficoltà, vista il conclamato carattere locale e territoriale dello stesso istituto».
«Nonostante tutto -conclude- questa amministrazione, nel tempo, è riuscita a mantenere le imposte al minimo, la tariffe per servizi a domanda individuale a cifre quasi simboliche e a realizzare opere pubbliche attraverso la partecipazione a bandi pubblici a fondo perduto. Invitiamo i cittadini alla consapevolezza di una operazione non visibile ai più ma di grande importanza per il futuro del paese, proprio perché ha evitato danni alle casse comunali e di conseguenza l’aumento delle tasse a carico e la diminuzione dei servizi, ed alla riflessione di quante opere potevano essere realizzate con queste cifre».


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