Fu la dimora estiva dell’arcivescovo Nicola Averardi, uditore della Sacra Rota e nunzio apostolico in Francia nel 1875 nonché inviato pontificio in Messico alla fine del secolo. Lo stesso Averardi che, nella vicina Civitella de Tronto (Te), fece costruire una villa-residenza campestre che, di fatti, sanciva l’ingresso fisico al Regno delle Due Sicilie per chi giungeva da nord est.
Ma il nodo della questione, portata all’attenzione della Soprintendenza delle Marche, della segreteria regionale del Ministero dei Beni Culturali e del Fai attraverso una lettera scritta dai coniugi Marisa Piersimoni e Gianfranco Zulli, qui in veste di segnalatori, è un’altra: l’edificio sito in corso Vittorio Emanuele, in pieno centro di Cupra, rischia di essere abbattuto. E secondo molti sarebbe un vero peccato, poiché trattasi di un edificio di pregio storico e architettonico.
«Il nuovo progetto di ricostruzione è peggiorativo, stravolge completamente la tipologia dell’edificio di cui vengono conservate solo alcune parti avulse dal resto. -si legge nella lettera- Crediamo che per tanti motivi la struttura meriti miglior sorte, così come accaduto alla villa di Civitella, ad esempio, che è stata censita dal Fai come bene di interesse. Chiediamo che venga fatto quanto possibile per preservare un elemento consolidato della storia e del visibile pubblico della città».
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