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Comunanza, la speranza
si chiama “Unica”
I lavoratori: «Siamo stanchi»

COMUNANZA - Gli opera non si rassegnano alla perdita del gioiellino Aqualtis anche se l'azienda ha promesso l'arrivo della nuova lavatrice da incasso. «Da dieci anni conviviamo con la cassa integrazione»
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di Maria Nerina Galiè

«Siamo nella condizione di definire stasera un accordo quadro», dicono in tempo reale i sindacalisti dalla sede romana del Ministero per lo sviluppo economico dove, da stamattina, si sta discutendo il piano industriale 2019-2021 che i più alti dirigenti della Whirlpool Italia hanno presentato al Ministro Luigi Di Maio ed ai rappresentanti dei lavoratori dei sei siti italiani. C’erano anche il sindaco di Comunanza Alvaro Cesaroni ed il vice Domenico Sacconi al tavolo della trattativa i quali hanno interpretato le novità come “rassicuranti premesse per andare nella giusta direzione”.  Gli amministratori locali sono rimasti positivamente colpiti anche dall’unità e compattezza dimostrata, finalmente, dal territorio ed espressa dalla presenza attiva in sala del presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli e dell’assessore Loretta Bravi, delle onorevoli Giorgia Latini (Lega) e Rachele Silvestri (M5s) e dal senatore Francesco Verducci (Pd) che si è unito in seguito. “Il Governo vigilerà affinché siano rispettati gli accordi”, ha sentenziato Di Maio nel confermare la proroga degli ammortizzatori sociali per i prossimi due anni.

L’interno della fabbrica

Quanto previsto nel nuovo piano intanto sta facendo il giro dello stabilimento di Comunanza.  In breve, nel plant piceno sarà concentrata tutta la produzione di lavatrici e lavasciuga da incasso, con il ritento dei pezzi dalla Polonia e l’aggiunta di una nuova lavatrice: “Unica”, un modello tecnologicamente avanzato destinato a far salire i volumi e scongiurare gli esuberi. Per questa l’ad per lItalia della Whirlpool Davide Castiglioni ammette che deve ancora avere l’okay definitivo della casa madre americana. Se tutto andrà bene, ci saranno ben 100 in meno dei 135 paventati dal vecchio prospetto. L’Aqualtis andrà a Napoli come previsto in precedenza. 

Le prime reazioni dei dipendenti sono misurate, poiché prima vogliono avere piena contezza, e nero su bianco, di cosa prevedrà l’accordo in tutti i suoi particolari. Quali i tempi ed il reale risvolto in fatto di rilancio della produzione (si parla di 845 mila pezzi l’anno) e quindi della capacità occupazionale. «Speriamo che Unica sia il volano che faccia ripartire il nostro stabilimento e lo caratterizzi e in termini di innovazione e numeri, come lo sono state in passato le lavatrici Margherita e Aqualtis», dice qualcuno. Ed è il commento più ottimista al momento. «Siamo stanchi – spiegano altri – ed anche un po’ sfiduciati. Avremmo voluto non dover più sentire la parola cassa integrazione, con cui conviviamo da 10 anni. Invece dovremo ancora stringere i denti e affrontare altri periodi di fermo produttivo e buste paga decurtate in  modo consistente». Nel sito piceno lavorano molte coppie. «Quando lo stipendio si riduce allo stesso modo e per lungo tempo sia alla moglie che al marito – fa notare un altro lavoratore –  la famiglia ne risente parecchio. Anni addietro la fabbrica dava lavoro ad intere famiglie favorendo anche un ricambio generazionale. Adesso l’età media è alta, da tempo non si aprono le porte ai giovani». L’auspicio di tutti è che stavolta, diversamente da come è accaduto con il piano aziendale 2015-2018, è di centrare gi obiettivi strategici. «Le previsioni di mercato sono come quelle del tempo – sostengono un po’ tutti – si fanno sulla base di dati ma possono sbagliare. L’auspicio è che non sia questo il caso».  Mentre riemergono considerazioni fatte più volte e cresce l’aspettativa per un  accordo ormai in procinto di concretizzarsi, le maestranze continuano il loro turno e compongono, ciascuno nella parte che gli compete, l’Aqualtis. Concretizzano però quanto sarà difficile mandar giù l’amaro boccone di vedersela portar via, dopo 15 anni, averla vista nascere e prendere posto sul mercato. «Non possiamo fare a meno di ripeterci che questi saranno i nostri ultimi pezzi», confessano con amarezza. 


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