Da sinistra, in senso orario, i sindaci Cesaroni (Comunanza), Corbelli (Montemonaco), Stangoni (Acquasanta Terme)e Fabiani (Montegallo)
di Luca Capponi
(ha collaborato Maria Nerina Galié)
La prima botta di agosto ha spazzato via vite, la seconda ha buttato giù quello che restava; speranza, dolore, afflizione. Case, chiese, monumenti, ricordi. Il centro Italia come un fronte di guerra, il Piceno uno degli scenari in cui si combatteva contro il mostro da 6,5 di magnitudo. E si combatte ancora oggi. Solo che la battaglia, a due anni di distanza, è divenuta più silente, quasi come se l’effetto fosse scemato; eppure si continua a lottare, giorno su giorno, per provare a ripartire. Gli avamposti sono i paesi di montagna, gli stessi che il 30 ottobre del 2016 opposero strenua resistenza.
Una immagine panoramica di Comunanza
«Quel giorno sono cambiati tutti gli scenari sia per la potenza della scossa che per l’allargamento del fronte dell’emergenza. Un’area cratere di dimensioni mai registrate prima, con problemi e criticità da affrontare con mezzi inadeguati» spiega Alvaro Cesaroni, sindaco di Comunanza, comune in cui lo scenario immediatamente successivo al terremoto di ottobre è ben rappresentativo: centro storico ko e alcune frazioni in panne, ad oggi ancora disabitate. «Stiamo scontando impostazioni strategiche sbagliate fin dall’inizio -tuona- prima tra tutte l’aver voluto accentrare ogni competenza nelle mani del commissario straordinario per la ricostruzione. Era impensabile allora, vista la vastità del fenomeno, ed inaccettabile adesso di fronte all’evidenza che non sono stati fatti passi avanti». Non si ferma qui Cesaroni, che esprime tutto il suo dissenso per le principali misure adottate in tempo di emergenza e, soprattutto, in fatto di ritorno alla normalità. «Sono stati buttati via milioni di euro -sentenzia- in ragione di leggi assistenziali inefficaci e che anzi hanno messo a nudo numerose problematiche. Ciò non sarebbe accaduto se fosse stato permesso a noi sindaci di gestire la situazione in maniera capillare ed in base ai reali e diversi bisogni di ogni singolo territorio. Invece ci siamo ritrovati a dover dare risposte ai cittadini sulla base delle numerosissime ordinanze che arrivavano, spesso in contraddizione tra loro, e per di più senza condividerne il contenuto».
Il Municipio di Montemonaco verrà restaurato
Poco distante, da Montemonaco, spettacolare balcone sui Sibillini, altro spaccato della situazione. «Si procede lentamente, a stento, ma si procede. -spiega il sindaco Onorato Corbelli– Per quanto riguarda l’edilizia privata qualche cantiere è partito ed altri ne stanno per partire. Purtroppo ci sono situazioni bloccate sia per la mole di lavoro che i tecnici devono smaltire, sia per la presenza di vecchi abusi in molti edifici che, senza un condono, non possono procedere. In zone di montagna come la nostra, poi, ogni frazione ha la sua particolarità dettata anche dalla morfologia». «Per quanto riguarda il pubblico, a breve inizieranno gli interventi su municipio e la scuola; per i lavori sopra i 40.000 euro occorre rivolgersi alla stazione appaltante quindi i tempi inevitabilmente si allungano. Certo che i cambi di commissario non giovano, siamo al terzo in due anni, il che rappresenta un rischio più che altro perché ognuno ha una sua visione delle cose» continua Corbelli, che come tutti i suoi colleghi spesso si trova a fare la conta di chi è rimasto in loco a combattere. «I residenti sono quasi tutti qui, siamo 450, ne mancano un centinaio rispetto al pre sisma». Infine il punto su un’arteria nodale, la strada che conduce a Foce, battutissima da migliaia di escursionisti l’anno ed oggi aperta solo grazie a un’ordinanza dello stesso sindaco. «Attendiamo i rilievi dell’Anas, per ora è aperta, per il futuro dobbiamo valutare, non posso continuare a rischiare in prima persona ancora per molto».
Le macerie di Colle (Montegallo)
«Il terremoto del 30 ottobre è stato devastante per i nostri territori ma non dimentichiamo quello che è accaduto tre mesi dopo con la nevicata da due metri e mezzo e le altre scosse. -rammenta giustamente Sergio Fabiani, sindaco di Montegallo– Da lì si è riniziato con i sopralluoghi nelle abitazioni, terminati nel luglio del 2017, perciò è giusto asserire che sono trascorsi 15 mesi dalla fine delle scosse». «Nel Montegallese sono stati presentati 56 progetti di danni lievi e riconsegnate 9 abitazioni, sono iniziati i lavori di danni gravi su una struttura ricettiva e a giorni prenderanno il via i lavori di un aggregato di 12 abitazioni nel capoluogo Balzo. Ci sono ancora 3 frazioni con zone rosse, gli abitanti nel comprensorio sono circa 250, più o meno la metà rispetto a prima. L’edilizia pubblica, invece, va fortemente in ritardo per colpa della burocrazia, l’ideale sarebbe di fare una legge speciale affinché si possa eliminare il problema degli abusi». E a proposito di burocrazia, esempio lampante è dato da quanto accaduto sulla importantissima provinciale 89, rimasta chiusa per ben 24 mesi, «i cui lavori sono quasi terminati» assicura Fabiani in conclusione.
Il centro storico di Acquasanta Terme
Su questo, cioè sulla burocrazia a volte opprimente, c’è uniformità di vedute. Lo conferma anche l’intervento di Sante Stangoni, primo cittadino di Acquasanta Terme, il comune del Piceno che conta il numero più alto di frazioni (ben 56) ed il secondo territorio più esteso dopo il capoluogo Ascoli. «E’ innegabile, occorrono passaggi più veloci. -spiega- Con il terzo cambio commissario mi auguro che i sindaci vengano ascoltati di più, cosa che finora non è accaduta. Ognuno di noi conosce il proprio territorio, ne comprende le esigenze e le problematiche per questo ritengo che un maggiore coinvolgimento sia fondamentale». Acquasanta, storica zona di passaggio posta lungo la Salaria, tiene duro alla grande. Dei 2.900 residenti ne mancano solo un centinaio, mentre le zone rosse nelle frazioni sono 16, «ma ridotte rispetto a due anni fa» prosegue Stangoni. «Il centro storico è aperto e funzionante, la scuola “Tucci” verrà demolita e ricostruita, a breve partirà la manifestazione di interesse. La strada per la frazione di Rocca di Montecalvo verrà ripristinata in primavera con lavori da 400.000 euro».
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